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Biden, il deficit americano e la strada imboccata verso il socialismo

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di MATTEO CORSINI

Il presidente americano Joe Biden ha lanciato una proposta di budget che prevede un aumento delle spese per la difesa e per la cosiddetta assistenza sociale, da finanziare in parte con maggior deficit, e in parte aumentando le tasse ai ricchi. Il deficit nel prossimo decennio sarebbe sempre superiore ai mille miliardi di dollari, con conseguente aumento del debito federale.
La proposta ha un evidente sapore pre-elettorale, dato che difficilmente potrà passare in questi termini essendo la Camera a maggioranza repubblicana. A parte questo, sarebbe del tutto illusorio credere (o far credere) che sia sufficiente spostare in avanti una parte dell’onere e scaricare la restante parte su una fascia ristretta della popolazione per diffondere benessere per tutti.
Vogliamo aiutare coloro che tengono insieme il Paese e sono stati praticamente invisibili per troppo tempo”, ha affermato il claudicante e spesso incespicante Biden. Aggiungendo che si tratta di “un progetto da colletti blu per ricostruire l’America in un modo, responsabile per il bilancio, che non lasci indietro nessuno“. Evidentemente continuare a registrare oltre mille miliardi di deficit per il prossimo decennio è “responsabile per il bilancio“, secondo Biden. Non oso immaginare cosa sarebbe irresponsabile.
Oltre alle grandi società, a pagare il conto (parzialmente) sarebbe chi ha un reddito superiore a 400mila dollari annui, ossia lo 0,01% dei cittadini americani più abbienti.
Interessante notare come un decennio fa il mondo sinistrorso volesse far pagare l’1% più ricco. Adesso si sono spinti ancora più in là nella coda della distribuzione dei redditi, ma questo non rende meno illusoria la proposta.
A parte le considerazioni libertarie sulla natura stessa dell’imposizione fiscale, se bastasse ragionare come fanno i (troppi) Biden di questo mondo, si potrebbe pensare di esprorpiare completamente una manciata di individui, e a quel punto a pagare il conto potrebbe essere anche una percentuale molto inferiore allo 0,01% degli americani.
Il punto teorico di arrivo sarebbe il socialismo completo, in cui tutto è di proprietà dello Stato, che pensa poi al benessere di ognuno. Come sono andati gli esperimenti novecenteschi di questo genere dovrebbe essere noto, a maggior ragione negli Stati Uniti, che all’epoca erano ancora un Paese relativamente liberale.
Purtroppo le cosiddette spese sociali a carico altrui alimentano l’illusione di poter vivere alle spalle degli altri. Ma, come cantava oltre trent’anni fa Umberto Tozzi, “prima o poi gli altri siamo noi”. Peccato che ancora in tanti non lo capiscano.

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