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Catalogna: ribaltato il tavolo indipendentista

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catalognadi ENZO TRENTIN

Brutte notizie per chi guarda all’indipendenza della Catalogna. Nel giro di poche settimane è stato completamente ribaltato il tavolo su cui si giocavano le carte per l’indipendenza dell’area dalla Spagna. Su quel tavolo, per ora, ci sono le tessere d’un puzzle non ancora ben definito, ma i cui contorni non rimandano un’immagine tranquillizzante per i catalani e per quanti guardano ad essi come esempio da seguire. Da parte nostra ne avevamo anticipato i timori in un’intervista del 22 gennaio 2013. (LEGGI QUI)

Proviamo ora a “guardare” le tessere di questo puzzle senza un preciso ordine d’importanza:

1 – Con una sentenza di ottocentottantuno pagine, il 28 giugno 2007 il Tribunale costituzionale (scadendo nel discredito popolare) si è pronunciato sul ricorso d’incostituzionalità promosso dai deputati del Partido Popular (PP) contro la legge organica 19 luglio 2006, n. 6, contenente lo Statuto di autonomia della Catalogna, il quale era andato integralmente a sostituire il precedente Statuto approvato con la legge organica 18 dicembre 1979, n. 4. La decisione del Tribunale costituzionale è arrivata al termine di un lunghissimo e tormentato iter processuale nel quale non sono mancati forti momenti di tensione, come testimoniano le polemiche suscitate dalla ricusazione del giudice Pérez Tremps (del 2 febbraio 2007). Chi è interessato alle argomentazioni (alcune praticabili anche dalla Corte costituzionale italiana) può leggere qui.

2 – In questi giorni molti organi di stampa spagnoli ed internazionali hanno diramato questa notizia: uno degli uomini politici più influenti di Spagna, l’ex presidente della Catalogna Jordi Pujol, ha riconosciuto che la sua famiglia ha nascosto denaro all’estero per oltre 30 anni, affermando di voler regolarizzare la sua posizione. Pujol, 83 anni, presidente della Catalogna dal 1980 al 2003, ha precisato in una nota di aver trasferito fuori del Paese l’eredità di suo padre, deceduto nel 1980, senza definirne l’ammontare, a beneficio della moglie e dei suoi sette figli. Riferendo che membri della sua famiglia hanno già regolarizzato l’eredità, si è detto comunque “unico responsabile” dell’illecito commesso, e pronto a presentarsi davanti al fisco e alla giustizia “qualora fosse necessario”. Nel 2012 un quotidiano spagnolo di centrodestra aveva pubblicato un rapporto di polizia in cui figurava il trasferimento in Svizzera di somme da parte di Pujol e anche dell’attuale presidente della Catalogna Artur Mas. Ora si comincia a parlare di un rinvio del referendum previsto per il 9 novembre 2014. Si dice che la priorità è quella di votare il 9 novembre; ma lo stesso presidente Mas ha detto che è aperto a concertare una datazione diversa sempre che si rispetti la premessa di base, che è quella di votare il predetto referendum.

mas-rajoy3 – Dopo le ripetute richieste d’incontro fatte a Mariano Rajoy (Premier spagnolo) da parte di  Artur Mas, attuale presidente della Generalitat de Catalunya, l’incontro si farà. Tuttavia il Presidente del comitato di governo, Josep A. Duran y Lleida,  ha detto: «Sinceramente non vedo Mas e Rajoy raggiungere facilmente uno o più accordi. Sarebbe molto importante non bloccare le porte e continuare a parlare in futuro. Entrambi sentono il peso di questa responsabilità.» Insomma, tradotto dal linguaggio diplomatico: Mariano Rajoy ha aspettato ad incontrare Artur Mas solo quando è stato sicuro di poter vincere la partita.

4 – Anche sul piano economico il tavolo si è rovesciato. Sino a qualche giorno fa la Catalogna rivendicava un residuo fiscale nei confronti di Madrid. Ora, secondo il saldo di bilancio da parte del Governo e fatti salvi  eventuali errori, c’è una questione che rimane chiara: la Catalogna, dopo Madrid, è la comunità con un maggiore deficit fiscale. Tra i calcoli effettuati dal governo catalano e quelli che pubblica Madrid, vi è differenza di 2,632 milioni di Euro che Barcellona riceve in più. Ramon Espadaler, segretario generale del partito CiU (Convergència i Unió) afferma: «…un giorno sarebbe bello che una prestigiosa istituzione accademica verificasse i saldi di bilancio. Per citare una la: “London School of Economics.”, considerata imparziale e rigorosa. Ciò darebbe credibilità ai saldi di bilancio presentati dal governo spagnolo. Si deve adottare una metodologia ad hoc orientata a rimuovere determinati risultati. Calcolata con i metodi ortodossi. Detto questo, se i saldi di bilancio fatti da un collaboratore della FAES sono a riconoscere un deficit fiscale di Catalogna 8.500 milioni, significa che c’è un problema strutturale che deve essere affrontato non perdonandosi a vicenda interessi che fanno un regalo alla Catalogna, ma guardando a ciò che è più corretto; cioè, fare una riforma strutturale del modello di finanziamento.»

E ancora: la Catalogna è sulla strada della ripresa economica? Il comportamento di alcuni indicatori macroeconomici è una condizione necessaria, ma la condizione è la creazione di posti di lavoro sufficienti, e in questa ultima settimana abbiamo avuto buone notizie. La Catalogna ha creato la metà dei posti di lavoro generati in Spagna l’anno scorso. Tuttavia il complesso della produzione catalana è prevalentemente orientato al mercato interno spagnolo, com’è stato rilevato dal prof. Roger Fernadez Urbano dell’università di Barcellona al convegno organizzato da Indipendenza Veneta il 14 Giugno 2014, a Castelbrando (TV) (GUARDA QUI). Mentre il complesso delle esportazioni catalane, secondo alcuni analisti, è paragonabile a quanto esporta nel mondo la sola provincia di Vicenza. Di conseguenza, secondo questi analisti, l’indipendenza della Catalogna non reggerebbe molto sul piano economico.

5 – In questi ultimi tempi al CiU stanno arrivando molti nodi al pettine e di conseguenza molte pressioni su problemi sinora irrisolti, ivi compresi innumerevoli casi di corruzione rimasti sinora sotto traccia. Da ricordare, per esempio, il caso del palazzo della musica di Barcellona, collettore di decine di milioni di Euro di tangenti (qualcosa di somigliante il MOSE di Venezia), tanto che il CiU su richiesta del giudice Jose Maria Pijoan Canadell ha dovuto dare in garanzia l’edificio sede del suo partito. eu puzzleUn’altra questione è relativa ai finanziamenti dell’UE destinati alla riqualificazione professionale, ed invece confluiti ad una componente di CiU, e cioè Union democratica, l’equivalente della DC italiana. E l’elenco potrebbe continuare. Intanto il nuovo Segretario Generale del CiU Ramon Espadaler, subentra a Giuseppe Ü di Union democratica che si è dimesso. Per quanto riguarda poi il referendum per l’indipendenza, Union sottolinea che i limiti sono la legge sulla consultazione, concepibile solo se coperti da un dettato chiaro e inequivocabile, e non da una dichiarazione unilaterale di indipendenza del Parlamento della Catalogna. Conseguentemente i più attenti osservatori politici prevedono un calo di consensi elettorali per il CiU (Convergència i Unió), a favore di chi come l’ERC (Esquerra Republicana de Catalunya) ha sempre lavorato per ottenere l’indipendenza della Catalogna.

6 – Anche il presidente del Consiglio d’amministrazione de “La Vanguardia” (quotidiano filo-governativo, che circa un paio d’anni fa aveva “sterzato” verso l’indipendentismo catalano) spiega la nuova tabella di marcia che dovrà ora guidare la redazione. In conclusione la consultazione referendaria è ancora il pezzo principale, ma questa volta in appoggio all’unità dello Stato spagnolo.

7 – Altrove il mondo indipendentista è stato molto impressionato dalla marcia, tenutasi l’11 settembre 2012, a Barcellona, dove hanno manifestato circa 1,5-2 milioni di catalani in favore dell’indipendenza. Anche la prontezza dei catalani a scendere in piazza per rivendicare la fine della monarchia, a seguito dei problemi d’immagine di re Jaun Carlos, che infatti subito dopo ha abdicato in favore del figlio Filippo VI di Spagna, ha suscitato l’apprezzamento degli indipendentisti in generale. Insomma i catalani hanno una capacità di mobilitare la piazza che altri popoli che aspirano all’indipendenza non hanno.

Emblematico, a parer nostro, lo spirito partecipativo dei cittadini che non è scemato con lo scioglimento delle acampadas ed è un peccato che i media stranieri non raccontino cosa stanno combinando gli spagnoli indignados, cambiando tutte le prospettive. Da giorni, in ogni angolo della geografia spagnola, decine di persone riescono, con la loro sola presenza, a bloccare gli sfratti di chi non è più in grado di pagare il mutuo. Succede a Madrid e nella sua immensa periferia, come a Barcellona o a Valencia. Attraverso le reti sociali, Twitter in primis, la Plataforma de Afectados por la Hipoteca, annuncia lo sfratto di cui è venuta a conoscenza e invita chi può a correre in soccorso della famiglia malcapitata. L’ultima volta, a Madrid, erano in 200: una donna disoccupata di 55 anni, con a carico una figlia disoccupata e un figlio con handicap al 77%, aspettava l’autorità giudiziaria che doveva eseguire lo sfratto; vista la folla, pacifica e con le mani in alto, come sempre, dal Tribunal Superior de Justicia de Madrid hanno preferito non mandare nessuno e rimandare sine die lo sfratto “per motivi di ordine pubblico”. Da giorni, ogni volta che gli indignados si presentano, lo sfratto non viene eseguito, così decine di famiglie possono ancora alloggiare nella casa che non possono più pagare; la cosa bella è la solidarietà. A questi episodi incruenti, tuttavia, va affiancato un eccesso verificatosi a Barcellona dove la forza pubblica s’è presentata con un bulldozer per abbattere una palazzina fatiscente illegalmente occupata da senza tetto. La popolazione in quattro giorni di guerriglia urbana ha distrutto il bulldozer e allontanato le forze dell’ordine. Poi ha fatto una colletta per racimolare i soldi necessari a rendere abitabile lo stabile ad uso civile.

Queste le crude notizie. L’instabilità non si cura con le rivolte di piazza. Ci vogliono, da subito, progetti istituzionali riformatori e condivisi dal cittadino comune. Guglielmo Giannini lo chiamava “L’Uomo Qualunque”. Ai lettori trarre le opportune valutazioni.

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2 COMMENTS

  1. faccio fatica a capire quali siano le prospettive negative: le gabole di Pujol sull’eredità e forse di Mas sono note da mesi, anzi sono uscite guarda caso in campagna elettorale, sicuramente l’autorità spagnola sta passando al vaglio ogni singolo esponente di CiU per sputtanarli, allo stesso modo fatico a credere che la catalogna prenda più di quanto dà, l’anno scorso era a credito di 16 miliardi oggi è a debito di 2,5. In economia è normale truccare i conti, anche Roma cerca di truccare i conti, se ad esempio aggiunge ai trasferimenti i soldi che vengono dati ai padani sotto forma di interessi sui titoli di stato o sotto forma di pensioni, non è più così enorme la rapina che subiamo, ma è un trucco contabile!!!!! basta leggere il sacco del nord per capirlo.

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