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Cittadini fessi: hanno appoggiato sempre la crescita dello Stato e della politica

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di PIETRO AGRIESTI

La politica inerte lascia fare a Twitter tutto quello che vuole… Succube del capitale e dei grandi privati.. Non va bene.. Bisogna riaffermare il primato della politica… votiamo più forte, eleggiamo le persone giuste! queste sopra, sono solo fantasie fascio comuniste da statalesi. Realtà: la politica scrive a Twitter di tirare giù l’account di tizio e di caio e quelli eseguono..

È dalla politica che sono venute richieste precise di censurare lo scandalo Hunter Biden, di sostenere che era disinformazione russa, di distruggere la Great Barrington declaration,  di lanciare attacchi personali ai suoi sostenitori e di censurare i loro account, di zittire vari tipi di dissenso sul covid e sui vaccini, così come sulle questioni ambientali e sulla guerra in Ucraina.

È dagli apparati statali, dai militari, dall’intelligence, dai politici e dai burocrati, che viene un approccio sempre più dirigista, con un controllo sempre più stretto dell’informazione e della rete, esercitato attraverso la collaborazione e l’integrazione con i grandi social, le grandi aziende tech, le principali aziende di pagamenti elettronici, le principali media corporations. Il livello della propaganda e della censura sale di pari passo. È questo che mette in pericolo la democrazia, e apre a inquietanti scenari sempre più totalitari, polizieschi e repressivi.

Cittadini fessi che hanno appoggiato di volta in volta la crescita dello stato e della politica per via di questa o quella convenienza o a sostegno di questa o quella buona causa, hanno scoperto col covid o stanno per scoprire con quel che accadrà nei prossimi anni che c’era un motivo se secoli di pensatori e uomini politici si sono posti come primo problema la limitazione dei poteri dello stato e della politica.

Si è creduto di poter annullare la questione della limitazione, sostituendola con quella della democratizzazione. Si usa la democrazia come cavallo di Troia per proporre un’idea di politica fondamentalmente totalitaria, dove l’unico problema è se una decisione è stata presa in modo democratico e ogni limite all’intervento statale, essendo un limite alla decisione democratica, viene confuso con qualcosa di fascista e autoritario (infatti lo stato che taglia, privatizza, deregolamenta, viene dipinto come fascista: peccato che il fascismo fosse all’opposto uno stato totalitario cioè onnipresente).

La democrazia viene invocata da tutti i movimenti populisti come questione centrale, contro la creazione di istituzioni politiche internazionali e contro l’integrazione politica sovranazionale, colpevoli di svuotare di senso la democrazia nelle singole nazioni, così come contro la crescente tendenza a spostare potere politico verso organi presunti tecnici, il cui parere andrebbe applicato senza discutere e senza obiettare in quanto tecnico e scientifico e non politico.

Ma la vera questione non è se lo stato sia democratico, se la democrazia sia indebolita dal fatto che una serie di decisioni e di poteri le sono stati sottratti per delegarli all’Europa o a qualche pseudo organismo tecnico. La vera questione è ridurre il potere dello stato e della politica, che siano democratici o no, che siano esercitati a livello nazionale o internazionale, che siano più o meno tecnocratici. Ridurre la possibilità di votare, legiferare e invadere le vite degli altri, punto e basta.

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