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Conferma dai “Twitter Files”: i giornalisti sono leccapiedi del potere!

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di PIETRO AGRIESTI

Dall’ultimo rilascio dei Twitter Files (siamo al diciannovesimo) vien fuori esattamente cosa sia la lotta alla disinformazione. Tutto ciò che poteva causare sfiducia verso le istituzioni e verso Fauci veniva classificato come disinformazione. Tutto ciò che poteva provocare esitazione a vaccinarsi veniva equiparato a un discorso novax. E vi è persino l’esplicita ammissione che non solo opinioni scettiche sulle politiche proposte, o preoccupate dei diritti dei cittadini, ma anche fatti dichiaratamente veri, se potevano causare esitazione a vaccinarsi e a seguire le politiche indicate dalle istituzioni venivano indicati come da censurare. Se non erano Disinformation erano Misinformation.

Una quantità enorme di discorsi protetti dal primo emendamento della costituzione americana sono stati censurati tramite un meccanismo fatto apposta per aggirare formalmente il primo emendamento, ma che configura comunque una sua violazione di fatto, visto che se non prevede una censura politica diretta, prevede però una censura politica per procura. Le cause in corso in USA ci diranno la legalità o meno di quanto accaduto. Ma al di là delle questioni legali, la sostanza è chiarissima. La lotta alla disinformazione non combatte dunque la disinformazione, ma si occupa di come convincere i cittadini all’obbedienza. È insomma un apparato di propaganda.

La lotta alla disinformazione nei fatti non è altro che una forma di controllo politico dell’informazione e della discussione pubblica, incompatibile con la libertà, la democrazia e qualsiasi possibilità di rendere politica e istituzioni politiche responsabili di quello che fanno, specialmente quando si arrogano poteri emergenziali. Ma la cosa più grave che i Twitter Files hanno rivelato, tutti, non solo l’ultimo thread appena uscito, almeno per noi italiani, è che i nostri media hanno fatto una scelta di campo a favore di tutto questo.

Hanno scelto la censura e il controllo politico dell’informazione, contro la democrazia, la libertà della discussione pubblica, i diritti civili e politici dei cittadini. Non c’è altro modo di descrivere la scelta pazzesca di non coprire i Twitter Files o di dipingerli come aria fritta. Paradossalmente se la lotta alla disinformazione avesse davvero a che fare con la lotta alla disinformazione si occuperebbe in primis della censura e del controllo politico dell’informazione, il cui scopo non può che essere quello di disinformare. E avrebbe banchettato coi Twitter Files.

I Twitter Files sono un evento di importanza mondiale, ci riguardano tutti, riguardano tutte le nostre democrazie, le nostre libertà, i nostri sistemi politici, i nostri diritti fondamentali. Gli europei poi, italiani compresi, dovrebbero riflettere sul perché i Twitter Files sono possibili in USA e non in Europa. E i nostri media al posto di occuparsene a reti unificate li ignorano. È una cosa così fuori di testa e allucinante che uno non ci crede, eppure è vera. E non solo i media: in Italia abbiamo un movimento antifascista per ogni cosa, e rivendichiamo ogni sorta di diritti, ma quando ci si trova di fronte a qualcosa che davvero giustificherebbe un movimento di resistenza e difesa della democrazia e dei diritti civili, stanno tutti dall’altra parte.

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