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Dal credito d’imposta all’aumento del deficit è un attimo

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di MATTEO CORSINI

Non è una novità che uno dei cavalli di battaglia del M5S sia la trasformazione di fatto dei crediti di imposta in moneta fiscale. Il ragionamento è più o meno questo: considerando i vari provvedimenti che generano crediti di imposta per chi effettua determinate spese o investimenti, si potrebbe consentire la libera e totale trasferibilità di tali crediti, in modo tale da consentire a chi ha imponibili fiscali bassi di monetizzare il credito cedendolo a chi può utilizzarlo più velocemente per intero.

Ho già avuto modo di osservare in diverse occasioni che questo sistema, a prescindere da cosa si pensi in generale della generazione di crediti di imposta anziché di una riduzione diretta delle tasse, crea in sostanza un aumento del deficit, e quindi del debito, dato che riduce le entrate fiscali senza ridurre la spesa pubblica.

Questa, per lo meno è la realtà. La rappresentazione contabile dei fenomeni non sempre rispecchia la realtà, ma pare che la Ragioneria dello Stato abbia sollevato delle obiezioni alla estensione della cedibilità dei crediti di imposta, perché questa monetizzazione di fatto avrebbe, appunto, un impatto sulla finanza pubblica.

Secondo la Ragioneria, la “cessione al sistema bancario e finanziario comporterebbe poi la registrazione sul debito di Maastricht per l’intero importo ceduto”.

Ovviamente è arrivata la reazione dei politici, a partire proprio dal M5S, che per bocca di Ettore Licheri ha detto che verrà aperto “perché l’emendamento rientri nel decreto Sostegni 2”, dato che “la cedibilità dei crediti è l’unico strumento che consente di aver soldi oggi, non promesse di avere soldi domani”.

Che ci sia bisogno di una riduzione delle tasse è vero e non da oggi. Che il modo per farlo consista nel fare emettere moneta fiscale allo Stato pensando che questo non equivalga a generare nuovo debito pubblico è illusorio e porterebbe presto o tardi a un salasso per i pagatori di tasse stessi, ancorché con gli inevitabili effetti redistributivi.

Le varianti (parola molto utilizzata in questo tempo di pandemia) sono diverse, ma il ceppo principale resta sempre lo stesso: la vana pretesa di creare ricchezza dal nulla o, se si preferisce, di poter fare spesa pubblica senza limiti. Come ho già sostenuto più volte, temo che contro questo virus non ci sarà mai un vaccino efficace abbastanza.

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1 COMMENT

  1. Secondo la Ragioneria, la “cessione al sistema bancario e finanziario comporterebbe poi la registrazione sul debito di Maastricht per l’intero importo ceduto”: ah sì? E come mai allora nelle regole contabili per i privati che ottengono questi sconti si specifica invece che i crediti sono sempre “non-payble” (=non danno diritto in alcun caso a ricevere euri dalle casse dello Stato)? È quindi evidente che la Ragioneria stia sostenendo un palese falso:

    https://www.ipsoa.it/documents/bilancio-e-contabilita/bilancio/quotidiano/2021/05/11/bonus-fiscali-acquistati-banche-assicurazioni-rappresentarli-bilancio

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