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Dal ghana padano ai saltimbocca alla rumena, vieni avanti cinese

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di PONGO

Se i corsi di lingua  cinese, russa  e araba hanno un aumento notevolissimo di iscritti, ci sarà pure un motivo. Sto leggendo che, per lo meno a Milano ma credo che accada sempre più ovunque, in tre anni nel capoluogo lombardo sono spariti circa 500 negozi. Proprio quei negozi in cui è tanto bello entrare, dove non sei solo un numero  che compra ma dove è possibile  anche un sorriso  non formale e scambiarsi magari una parola.  I negozianti superstiti fanno una fatica disperata e le motivazioni dei sopravvissuti sono un grande amore per il proprio mestiere,  una tradizione di famiglia e continue idee e strategie assolutamente necessarie per stimolare l’interesse dei clienti. Ma la principale condanna è per chi non è proprietario dei muri del negozio.  Per il resto l’apertura di nuovi esercizi è in minima parte di italiani e ben tre volte superiore quella  di  cinesi ed immigrati.

Come mai? Acquistano? Chiunque sta in una città se ne rende conto personalmente.  Anche vicino a casa mia c’era una bella salumeria, quelle di una volta, e l’han chiusa due anni fa, ora c’è una take away cinese.  Più avant sull’altro lato c’era un simpatico ortolano ma l’anno scorso ha chiuso  e hanno aperto  ristorante-pizzeria cinese. Han chiuso anche un bar tabacchi e ci han fatto  un piccolo centro di massaggi cinesi (massaggi?). Per fortuna sulla destra è rimasta la trattoria toscana ma sei costretto a mangiare le pappardelle alla lepre con le bacchette cinesi. Alla stazione Lima della linea 1 della metropolitana hanno  aperto un take away cinese. Ma come, alla stazione Lima? Ma non era più giusto aprire un ristorante peruviano?

Ormai la nostra ristorazione è sempre più in mano agli stranieri.  Mi han detto degli amici di Parma che in periferia della loro città c’è una grande comunità  di extracomunitari provenienti dal Ghana che s fanno chiamare “quelli del Ghana Padano”.  La cucina italiana è la migliore del mondo ma ce la stanno scippando!  Anche questa non è una novità, ormai da tempo ci siamo rivelati esterofili  in gastronomia.  Chi di noi non ha mangiato il prosciutto di Praga, il salame ungherese, il culatello di Sòfia seppure quello di Sofìa è più appetitoso. E poi l’insalata russa,  il fico d’India, il pan di Spagna , il Lussemburgher, gli spaghetti alle Mongole, la Panama montata,  la Faraona al Faraone anche se  il Faraone preferisce la puttanesca,  i saltimbocca alla Rumena, gli sgombri alla Tienammen,  i cavolini di Bruxelles come ci costringe l’ Unione Europea e, dopo la zuppa inglese, l’Indonesia bisurata aromatic.

Pensiero balordo: e se accadesse la stessa cosa politicamente, se votassimo un governo di stranieri per governare l’Italia? Invece di una classe politica italiana andata a male come yogurt scaduti, stranieri che ci governano forse meglio dei nostri. Due giorni fa con amici siamo andati a mangiarci una pizza e, vi assicuro non c’era altra scelta perché non ce n’erano altre, era una pizzeria di cinesi.  Accidentaccio, la pizza era pure buona!!!

 

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3 COMMENTS

  1. I New Yorkesi Wasp dicevano la stessa cosa quando sono arrivati i wop o dego dall’Italia che perdippiù avevano una relazione intima con l’aglio. Immagino che anche i nostri avi devono essersi sentiti invasi da tutti quei alimenti foresti come il mais, il pomodoro, la patata senza contare l’anguria e lo zucchero che i Sarracini ci hanno imposto nel Medioevo. VIVA L’AUTARCHIA!

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