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Dipendenti pubblici, quell’insopportabile casta di intoccabili

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di MATTEO CORSINI In occasione della trentesima edizione del Forum sulla pubblica amministrazione, il suo presidente, Carlo Mochi Sismondi, consegna al Sole 24Ore alcune riflessioni su cosa andrebbe fatto. Se può essere condivisibile l’dea che i problemi della PA non si risolvano con stratificazioni successive di provvedimenti legislativi che aggiungono complicazioni e non migliorano la situazione, non stupisce che Mochi Sismondi non storca il naso riportando un passaggio di un recente provvedimento del governo.  Dopo aver notato che l’età media dei dipendenti pubblici, al netto del personale appartenente alle forze armate e dell’ordine, è superiore a 54 anni, il presidente del Forum PA segnala che nei prossimi tre anni potrebbero uscire per pensionamento oltre 600mila persone. Ma attenzione: “A fronte di queste uscite il governo parla di opportunità di immissione di 450mila nuovi assunti nei prossimi tre anni. Il decreto Concretezza, ora alla seconda lettura a
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3 COMMENTS

  1. Giova sempre ricordare in queste occasioni che in Svizzera, la vicina Svizzera con le tasse basse e i conti pubblici in ordine, il rapporto tra dipendenti pubblici e abitanti è di 1 a 60, in Italia è di uno a 17. Teniamo conto che l’Italia è più statalizzata e centralizzata, che la Sanità e la Previdenza Sociale sono pubbliche, da 1 a 60 saliamo a 1 a 30 come rapporto ipotetico, il doppio che in Svizzera. Ebbene si vede chiaramente che si potrebbero tranquillamente licenziare il 50% dei dipendenti pubblici senza che ci sia alcun contraccolpo sulla quantità e qualità di servizi pubblici erogati. Guarda caso la percentuale di furbetti del cartellino sempre riscontrata in qualsiasi ente pubblico è proprio quella: 50%. Pensate a quante tasse si potrebbero tagliare, quante aziende private potrebbero aprire grazie a quel taglio di tasse, quanti stranieri investirebbero per l tasse più basse, dando così possibilità ai dipendenti pubblici licenziati di lavorare padanamente, con dignità e secondo le loro reali capacità e non grazie lauree con voti regalati e concorsi pubblici truccati.

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