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Ecco il 189° segnale della ripresa: 6 milioni di persone non possono curarsi

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salutedi LUIGI CORTINOVIS

Sapete che c’è di bello dello statalismo? Che vi fa pagare sempre più tasse, per avere sempre meno servizi, spesso anche sempre più scadenti.

I primi dati del 2014, ad esempio, confermano questa tendenza. E la spesa a carico dei cittadini, “out of pocket” (di tasca propria insomma, oltre alle tasse che pagano per il servizio sanitario), per l’Italia rappresenta, secondo i dati Ocse, il 22% della spesa sanitaria totale, ben superiore ai livelli di Francia (7%), Germania (14%) e Inghilterra (10%), 33 miliardi in valore assoluto nel 2014.

Nonostante ciò, i cittadini che rinunciano alle cure per difficoltà economiche, oramai, rappresentano circa il 10% della popolazione del nostro paese (dati Istat 2015), sei milioncini di individui. Questa solo apparente contraddizione, è legata alla contrazione del perimetro delle tutele e alla difficoltà crescente di accesso alle cure erogate dal SSN. Chi ha possibilità economiche o una assicurazione sanitaria cerca una soluzione ai propri problemi nel privato, chi vive in condizioni di disagio economico rinuncia alle cure (i 6 milioni di cittadini di cui sopra). Tutto ciò rappresenta la tragica conseguenza dei tagli inflitti al quasi fallimentare Sistema Sanitario Nazionale, tagli che sono la dimostrazione di quanto scritto in testa a questo articolo. Nel solo periodo 2012-2014, secondo la Commissione di indagine parlamentare sulla sostenibilità del SSN, i tagli equivalgono ad oltre 23 miliardi. Con tali presupposti, il taglio di 2,3 miliardi di € previsto per l’anno in corso dal decreto legge “Enti Locali” è stato approvato e accettato anche dalle Regioni, giusto per dimostrare quel che si diceva sopra.

Diceva Bastiat: “Lo Stato è quella finzione attraverso la quale tutti cercano di vivere alle spalle di tutti”. E la Sanità pubblica non fa che confermarne la tesi, visto che quelli che ci mangiano in quel carrozzone pubblico sono sempre affamatissimi, a spese degli altri, ovvio, che continuano a pagare gabelle inutilmente.

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