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Elusione, evasione e (il)legittimità della tassazione

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FORZA EVASORI SIMBOLOdi MATTEO CORSINI

“Chi spaccia sistemi di elusione fiscale priva il Paese di introiti fiscali vitali e questo Governo intende punirli. La maggioranza di questi sistemi non funziona e chi li usa finisce in tribunale e deve pagare le tasse arretrate e affrontare altri costi. Queste nuove dure sanzioni faranno in modo che i facilitatori ci penseranno due volte e quindi il numero di questi sistemi in circolazione si ridurrà”. Questo ha dichiarato Jane Ellison, sottosegretario alle Finanze del Tesoro nel nuovo governo inglese, annunciando la proposta al Parlamento di introdurre sanzioni per i consulenti che facilitino l’elusione fiscale.

Si tratta della conferma che, salvo sempre più rare eccezioni, tutto il mondo è paese in materia fiscale. Queste parole avrebbe potuto pronunciarle un sottosegretario italiano e nessuno avrebbe avuto di che stupirsi. Non riesco a concludere, tuttavia, che mal comune sia mezzo gaudio.

Può essere vero, come sostiene ad esempio Charls Adams in “For Good and Evil”, che l’elusione sia il modo di pagare meno tasse a disposizione di chi si può permettere costose consulenze di esperti di legislazioni fiscali sempre più complesse, mentre agli altri non rimane che l’evasione fiscale. Resta il fatto che ormai la distinzione tra evasione ed elusione tende a essere sempre più sottile, dato che gli Stati sono sempre più affamati di soldi altrui e dispongono di strumenti sempre più potenti per controllare individui e imprese.

La stessa introduzione di reati come quello di “abuso del diritto” rende sempre più simili elusione ed evasione. Fondamentalmente si tende a criminalizzare chi cerca di minimizzare il carico fiscale pur rispettando la forma della legislazione fiscale vigente, pretendendo che, tra diverse opzioni, chi deve pagare le tasse scelga quella più onerosa. Una sorta di tafazzismo coatto, per “incentivare” il quale si minacciano ora di sanzioni anche i consulenti, i quali, a questo punto, dovrebbero essere pagati dai clienti per consigliare loro in quale modo massimizzare il carico fiscale. Una cosa assurda.

Mi sembra evidente che non ci sia limite al peggio quando si parla di tasse. In ultima analisi, credo che più che le distinzioni legali tra evasione ed elusione fiscale, sia determinante la risposta che si dà alla domanda se la tassazione sia legittima o meno, a prescindere da ciò che prevede la legislazione. La risposta a tale domanda dipende dalla risposta a un’altra domanda, ossia se sia legittimo o meno imporre a qualcuno di pagare una somma di denaro minacciando di usare violenza nel caso non lo faccia, senza che costui abbia prima violato la proprietà altrui, ancorché a fronte di servizi che peraltro non ha richiesto e dei quali non è detto che usufruisca.

Se si ritiene che tale imposizione equivalga all’estorsione (ciò che a me pare evidente), allora si deve concludere che la tassazione è illegittima, con buona pace dei sostenitori di inesistenti (men che meno mai volontariamente stipulati) contratti sociali.

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