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Il passo indietro di grillo conferma che nulla e’ riformabile in italia

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di FABRIZIO DAL COL Il governo è già morto e una nuova maggioranza sarebbe roba vecchia. E’ sufficiente vedere come stanno correndo in fretta per approvare la nuova legge elettorale, che da più di un ventennio i partiti “modellano” a loro favore, in barba ai bisogni degli italiani. Gli daranno il nome Italicum, ma non sarà che l’ ennesima fesseria legislativa prodotta dalla politica, e forse sarebbe già il caso di ribattezzarla con una parola più appropriata:  il “diktatum”. Avete letto bene, “diktatum”, e per quanto hanno già fin ora stabilito con tale obbrobrio giuridico, ovvero per come hanno saputo manipolare gli ultimi criteri democratici rimasti e previsti dalla costituzione, oggi tale definizione appare certamente quella più appropriata. Insomma, la casa brucia e l’unica soluzione che viene messa in campo prima che l’incendio divampi è quella di tornare a votare con una nuova legge elettorale. Dopo tre anni di governi “provvisori” dai qu
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2 COMMENTS

  1. Grillo ha commesso un errore e lo dico affinché gli indioendentisti ci riflettano su.
    Ha fatto gli stessi sbagli della Lega. Partito con un forte consenso e molte aspettative le ha deluse. Le ha deluse perché vista la situazione drammatica e una crisi economica ormai ventennale la gente vuole risultati adesso, non tra un mese, fra sei oppure un anno. Adesso. Per avere risultati adesso non si può fare il gioco dei romani e di chi non vuole nessun cambiamento. Fare il gioco di questa gente che ci ha portato alla rovina vuol dire fare come ha fatto il M5S e la Lega vent’anni fa: andare a Roma in parlamento, sperare di cambiare qualcosa cpon le loro regole mentre rapidamente si finisce impantanati nella palude italiana.
    L’unica soluzione è costringere gli italiania giocarecon le nostre regole: manifestazioni sul territorio, blocco di circolazione e attività produttive a macchia, quando loroliberano una zona se ne blocca un altra e appena poartono si rioccupa quella precedente, proteste sotto il parlamento, occupazione del parlamento, di televisioni, radio, sciopero fiscale.

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