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Il presidente Kazako contro il diritto all’autodeterminazione

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di MATTEO CORSINI

In occasione del forum economico di San Pietroburgo, il presidente del Kazakistan, Kassym-Jomart Tokayev, ha detto che il suo Paese, pur essendo tutt’altro che ostile alla Russia, non riconoscerà l’indipendenza delle repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk, con questa motivazione:

  • “Si calcola che se il diritto all’autodeterminazione fosse attuato in tutto il mondo, invece che 193 Stati ce ne sarebbero 500 o 600. E sarebbe il caos. Per questo non riconosciamo Taiwan, il Kosovo, l’Ossezia del sud o l’Abkhazia. Questo principio si applica anche a Luhansk e Donetsk, che per noi sono entità quasi statali.”

Seguendo la logica del presidente kazako, si potrebbe affermare che anche 193 Stati sono troppi. A dire il vero, qualcuno potrebbe arrivare a sostenere che perfino due sarebbero troppi.

Lo stesso Kazakistan ha fatto parte dell’Unione sovietica fino all’implosione di quest’ultima, e non è che le repubbliche fossero particolarmente indipendenti da Mosca. Anzi.

Il punto è che o il diritto all’autodeterminazione esiste, oppure non esiste. Se esiste, deve essere un diritto di ogni individuo. Che per motivi pratici, come osservò Mises, sia poi esercitato da gruppi numerosi di individui, non cambia la natura del diritto che fa capo al singolo.

D’altra parte, negare l’esistenza di quel diritto in capo all’individuo equivale a sostenere che qualcuno debba essere schiavo. Un principio che, ancorché implicitamente e forse neppure del tutto consapevolmente, sono in molti a condividere. Ahimè.

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3 COMMENTS

  1. Non credo che possa essere un diritto individuale ma si potrebbe applicare se una percentuale maggioritaria di una certa zona storicamente abitata esprimesse ka volonta’ di autogestirsi, senza comunque pretendere di estromettersi da un contesto fisico in cui ha convissuto, col quale deve continuare a rapportarsi tenendo conto delle esigenze irrinunciabili, tipo diritto di navigazione o passaggi irrinunciabili… “mors tua vita mea” non e’ un concetto che si possa accettare se si vuol vivere in pace!

  2. Non ha le sue ragioni ma solo le sue personali convenienze. Se la gente, sobillata o no, vuole andarsene ha diritto di andarsene. Provi il presidente ad abolire le imposte sul reddito e vediamo quanti saranno intenzionati ad andarsene. Il problema dei disordini possibili è il classico cappello a cilindro che tirano fuori i centralisti. E’ più facile creare disordini reprimendo le istanze autonomiste piuttosto che accettarle. Se si ha paura dei referendum non si capisce perché si sia contro eventuali berretti verdi in veste di pacificatori dal momento che gli stessi non stanno rispettando le consultazioni referendarie del Donbass.

  3. Penso abbia le sue ragioni. Nel tentativo di omogeneizzare le varie popolazioni, l’Urss di gente ne spostò forzatamente tanta. Il Kazakistan confina con la Russia a nord e ad ovest. Se i territori sono appetibili, la gente con ascendente russo che sicuramente c’è, potrebbe essere sobillata ad andarsene, ci potrebbero essere disordi ed uomini verdi arrivati chissà da dove per aiutare la pacificazione ed indirre bei referenda.
    A parte questo, penso sia conveniente per le popolazioni organizzarsi in entità grandi, ma da parte da parte dei sommi capi non deve esserci sopraffazione e sfruttamento di coloro che sono più lontani dal potere centrale, e ciò capisco che è una utopia.

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