Da oltre 50 anni il Club di Roma è profeta di sventura in materia di clima. Era quindi inevitabile che, dopo la recente alluvione in alcune zone dell’Emilia Romagna, un suo esponente ci dicesse quanto siamo stati stupidi in tutti questi anni. Lo ha fatto in un articolo pubbLicato sul Sole 24 Ore la co-presidente Sandrine Dixson-Declève, che non risparmia critiche al governo italiano quando avanza preoccupazioni per le conseguenze di un cambiamento a tappe forzate imposto per via legislativa.
L’autrice ricorda che l’anno scorso hanno pubblicato“il libro Earth for All: A Survival Guide for Humanity”, redatto da un team di esperti di clima ed economia”, che “presenta una serie di politiche che, se attuate dall’Italia e da altri Paesi in Europa e nel mondo, migliorerebbero il nostro sistema economico e porterebbero le società sulla via del benessere condiviso, rispettando i limiti planetari.”
Come no: ogni pianificatore presenta le sue proposte come salvifiche. Il libro suggerisce “cinque percorsi o inversioni”, ossia “riduzione delle disuguaglianze, lotta alla povertà, empowerment femminile, investimenti nell’istruzione universale, trasformazione dei sistemi energetici per dimezzare le emissioni ogni dieci anni, trasformazione dei sistemi naturali per renderli nature-positive entro il 2030.” Vaste programme, avrebbe detto De Gaulle. Da dove partire?
“Per ottenere queste inversioni è necessario abbandonare il Pil come indice di progresso. Alcuni Paesi lo stanno già facendo, attraverso l’implementazione di un’economia basata sul benessere che considera gli effetti delle politiche economiche sulla disuguaglianza, la povertà, la biodiversità e il clima.”
Benissimo, ma poi qualcuno i soldi li deve mettere, dato che, come i pasti, anche le “inversioni” non sono gratis. Ma niente paura, ci sono “due scenari. Nel primo, quello del “troppo poco, troppo tardi”, le società continuano ad agire come sempre e ad affannarsi tra sostenibilità, cambiamento climatico e lotta alla povertà. Il secondo è quello del “salto gigantesco”, realizzabile attraverso le cinque straordinarie inversioni che crediamo siano necessarie per riavviare l’economia e la società.
Va da sé che la maggior parte dei Paesi è riconducibile al primo scenario. Interessante notare che, di solito, chi propone il “salto gigantesco” non solo ragiona come se tutto andasse come ipotizzato (cosa assai improbabile), ma non avrebbe alcuna ripercussione negativa se ci fossero conseguenze inintenzionali.
La Cina fece un “grande balzo” circa 60 anni fa, e fu un disastro non solo economico. Già solo per questo sarebbe meglio evitare di riutilizzare certe formule.
La Repubblica di Venezia aveva un atteggiamento strano verso i cambiamenti. Per ogni problema che si presentasse, tutti avevano la possibilità di accampare soluzioni, poi ne veniva scelta una, la Serenissima la finanziava come da richiesta e tutti dovevano adeguarsi. Poi se la soluzione scelta avesse dato i risultati promessi, per i promotori c’erano onore e “schei”, ma se la soluzione avesse delapidato i finanziamenti pubblici senza un beneficio, per i promotori c’era la forca e la confisca dei beni. Se questo in Italia non si può fare, allora i soloni nel pulpito non rompano i ciribei.
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La Repubblica di Venezia aveva un atteggiamento strano verso i cambiamenti. Per ogni problema che si presentasse, tutti avevano la possibilità di accampare soluzioni, poi ne veniva scelta una, la Serenissima la finanziava come da richiesta e tutti dovevano adeguarsi. Poi se la soluzione scelta avesse dato i risultati promessi, per i promotori c’erano onore e “schei”, ma se la soluzione avesse delapidato i finanziamenti pubblici senza un beneficio, per i promotori c’era la forca e la confisca dei beni. Se questo in Italia non si può fare, allora i soloni nel pulpito non rompano i ciribei.
interessantissimo