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In difesa della deflazione: Bagus e Milei cambiano la narrazione keynesiana

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di LEONARDO FACCO

“Ai critici dell’eliminazione della Banca Centrale (o a quelli della dollarizzazione) consiglio di evitare questo libro, perché mostrerebbe le sciocchezze che hanno profferito durante i mesi scorsi”. Suona più o meno così l’endorsment di Javier Milei al libro di Philipp Bagus, intitolato “Defendiendo la deflación”, ovvero in difesa della deflazione.

L’economista tedesco è professore ordinario del Master in Economia Austriaca dell’Università Rey Juan Carlos, il cui referente è il professor Huerta de Soto. Le sue principali aree di ricerca sono la teoria monetaria, la teoria bancaria, la teoria del capitale e la teoria del ciclo economico. È autore di “La tragedia dell’euro”, pubblicato in 12 lingue, e tradotto in Italia da Usemlab, la casa editrice di Francesco Carbone.

Nel libro consigliato da Milei, Bagus – che non risparmia complimenti al presidente argentino e che più volte lo contatta per congratularsi con lui per la sua gestione – sostiene la deflazione, un fenomeno economico caratterizzato dalla diminuzione generalizzata dei prezzi. L’opposto dell’inflazione insomma.

Spiega Bagus: “Per il futuro della libertà e del capitalismo, sarà essenziale sfatare i miti sulla deflazione. Altrimenti, non sarà possibile apportare profondi cambiamenti alla nostra struttura monetaria. In effetti, la paura della deflazione fornisce potenti argomenti ai sostenitori dell’inflazione. E l’inflazione a sua volta sostiene i governi. I governi non avrebbero mai raggiunto le dimensioni che hanno oggi senza il finanziamento di un sistema monetario inflazionistico. E quando il governo cresce, la libertà muore. Per il futuro della libertà è quindi essenziale sfatare i miti sulla deflazione. Questo libro cerca di contribuire a questo compito”.

Il suo approccio è considerato, ovviamente, dirompente, anzi provocatorio dagli economisti mainstream, poiché va contro la narrazione secondo cui la deflazione è dannosa per l’economia perché sarebbe la conseguenza di un calo dell’attività economica e un sintomo di una situazione di crisi. Per l’autore del libro, invece, la deflazione nasce come conseguenza di una maggiore efficienza nella produzione, dei progressi tecnologici, di una maggiore produttività e, soprattutto, della crescita del potere d’acquista della moneta. Insomma, la deflazione sarebbe benefica e starebbe nella natura della vera teoria monetaria.

Se in Argentina i “dotti keynesiani” cercano di demolire le tesi di Bagus, Nicolas Cachanosky, direttore del Center for Free Enterprise dell’Università del Texas a El Paso, ha spiegato la tesi di Bagus: “Ciò a cui siamo più abituati è una deflazione cattiva o maligna, che è quella che è associata a una recessione o a qualche crisi economica. Ma si può avere una buona deflazione, ovvero quando l’economia aumenta la produttività, vengono prodotti più beni e ciò porta ad un calo naturale dei prezzi. Un esempio contemporaneo è forse l’industria dell’elettronica, della telefonia, dei computer, ecc., che negli ultimi 20, 30 anni è aumentata in quantità, qualità, ed i prezzi in termini reali sono scesi o sono rimasti stabili. Quindi il punto è che non tutta la deflazione è negativa”, ha affermato.

Da dove viene l’idea che la deflazione sia un problema? Dal fatto che la centralizzazione economica, figlia delle fallaci idee di John Maynard Keynes, ha portato al protagonismo delle banche centrali, ovvero dello strumento principe inflazionistico, ovvero la stampa di moneta dal nulla. Perchè Bagus, e Milei tra i tanti, parlano di difendere la deflazione? Ha a che fare con il modo in cui viene visto storicamente. Se si guarda alla deflazione prima che emergessero le banche centrali, nel XVIII e XIX secolo, la deflazione è correlata alla crescita economica.

In altre parole, i prezzi scendono, ma la produzione aumenta. Ha scritto Matteo Corsini: “Ogni variazione dei prezzi genera effetti redistributivi, e se le variazioni dei prezzi fossero effetto di dinamiche di libero mercato non vi sarebbe nulla da dire. Il fatto è che si tratta per lo più di conseguenze di politiche monetarie, ossia di fattori esogeni alle dinamiche di libero mercato. Da questo punto di vista, la redistribuzione che si verifica per effetto delle variazioni dei prezzi non è troppo diversa da quella provocata da interventi fiscali. Così come ci sono pagatori e consumatori di tasse, vi sono pagatori e consumatori di inflazione”.

Da quando esistono le banche centrali la deflazione è correlata alla recessione. Quando i prezzi scendono è perché c’è una recessione, sostengono gli economisti. E da lì si genera l’associazione che la deflazione è un male. Ma non è così. Il male è stampare moneta (l’inflazione è sempre un fenomeno monetario, e Bitcoin ce lo sta dimostrando). E Milei, da anni lo dice chiaro: “Bisogna mettere fine a questo fenomeno e per farlo è necessario abolire la Banca Centrale Argentina e liberalizzare il mercato delle valute”. Cosa che ha iniziato a fare.

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1 COMMENT

  1. Sarebbe bello far acquisire i diritti editoriali e far tradurre il libro in Italiano da trame d’oro o da usemlab. Putroppo i cattivi insegnamenti di keynes sulla deflaziine e su quelli “ belli” del fare debito e inflazione al 2% (una chimera) é terreno fertile per il 100% dei politici che hanno una moralitá un gradino sotto quella di un pedofilo (cit.Leonardo Facco). Al dila del fatto che in Italia si legge poco e niente la presenza di un siffatto libro sarebbe un buon antidoto alla ignoranza in tema economico.

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