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In Ospedale non ci sono più dottori, si vedono solo tirocinanti e specializzandi.

Da leggere

di VALENTINA CAVINATO

Come sapete, sono stata ricoverata quaranta giorni in quattro reparti diversi (terapia intensiva, unità coronarica, cardiologia e cardiologia riabilitativa) e vedere un dottore oltre i 27/28 anni di età, era rarissimo. Il personale gira su tre turni:
dalle 7:00 alle 14:00
dalle 14:00 alle 22:00
dalle 22:00 alle 7:00

CAPITOLO INFERMIERE
Sono seriamente preoccupata. Un’amica farmacista a cui ho raccontato la mia esperienza, mi ha detto che lei ha insegnato in quelle aule e che oggi con la laurea si sono montate la testa. In effetti in ospedale alcune di loro continuavano a ripetere che ora loro sono laureate e che con le vecchie infermiere non hanno nulla a che fare.

Vero, quelle di una volta erano in gamba e soprattutto meno arroganti. A 25/28 anni devi ancora imparare tutto, l’università ti ha solo fatto memorizzare le nozioni. Anni fa, su dieci infermiere poteva capitarne una incapace. Oggi le incapaci sono nove su dieci. Sono laureate, ma non sanno trovare una vena e sbagliano anche a darti i farmaci.
Mi sono “salvata” negli ultimi giorni, in quanto mi sono imposta: ora fate quello che dico io, mi bucate dove dico io e basta. Da quel momento i prelievi si sono sempre svolti in un minuto, praticando un solo buco e senza massacrarmi. Eccheccazzo!

La cosa preoccupante è che le ho viste lavorare con superficialità e svogliatamente. Ad alcune ho posto una domanda: “Trovo che tu sia una brava professionista, come mai non vai a lavorare nel privato? Sono certa che le cose di cui ti lamenti, nel privato non dovresti sopportarle.” Ho provato a fare questa domanda anche a infermiere mediocri, proprio per far cadere l’asino.

La risposta che mi hanno dato tutte era sempre la stessa: “Si, guadagnerei di più, le strutture sono meglio organizzate, ma nel privato se sbagli ti cazziano e magari rischi anche il posto, mentre nel pubblico non ti fanno niente.” Avete capito? Queste hanno nelle loro mani la nostra vita, ma se sbagliano, vogliono passarla liscia.

A una delle mie compagne di camera hanno fatto un prelievo arterioso e lo ha eseguito un ragazzo di 22 ANNI, al terzo anno di medicina.
Durante la settimana trascorsa in terapia intensiva non ho visto dottori, appariva ogni tanto solo una dottoressa anestesista/rianimatore, quella che mi ha risvegliato, lasciandomi intubata. Non ho mai visto un cardiologo!

La mattina le infermiere ci “lavavano” con delle salviettine umide (tipo quelle che si trovano al supermercato) che erano gelate. Solo un’infermiera in unità coronarica prima le passava qualche secondo nel microonde e con questo piccolo accorgimento ci sembrava di essere in paradiso.

Durante la settimana trascorsa in unità coronarica ho visto solo un medico, avrà circa 35 anni. Gli altri erano giovanissimi, tirocinanti o specializzandi. Alle persone veniva chiesto di portarsi alcuni farmaci da casa. È successo anche a me. A una compagna di camera hanno rimandato l’intervento senza dirle un tubo, tenuta a digiuno, tutto pronto e non si è visto arrivare nessuno. Le hanno poi comunicato che c’era stato un problema, ma non ha mai saputo quale. L’hanno operata dopo una settimana! E dopo l’intervento le hanno detto che non sono riusciti a fare quello che dovevano fare. Una sera le hanno anche somministrato per errore 16 unità di insulina e la glicemia era scesa a 53. La poveretta alla fine di questo calvario se n’è tornata a casa con gli stessi problemi e gli stessi dolori.

A un’altra compagna di camera avevano programmato la sostituzione della valvola aortica. La operano e poi le dicono che non hanno potuto, che hanno solo ripulito un pochino, perché era molto calcificata.

Un pomeriggio, in terapia intensiva, il medico di turno che io non ho mai visto, mi aveva prescritto mezza fiala di morfina alle 16:00 (stavo impazzendo dal dolore alle vertebre) e aveva dato disposizioni: lasciare l’altra mezza fiala nello spazio dietro al letto riservato al mio “materiale” e provvedere alla somministrazione in serata, per trascorrere meglio la nottata.

La sera vedo che nessuno mi somministra la mia mezza fiala di morfina, allora chiedo e dico che il dolore era tornato ad essere insopportabile, ho supplicato che me la iniettassero. L’infermiera mi dice che non può, perché il dottore della notte se ne frega della prescrizione del dottore del pomeriggio. Ma sei seria?, le chiedo. Poi tenta di bacchettarmi, facendomi la lezioncina sugli oppiacei. A me che per i dolori non prendo mai nulla? Ho fatto un bel casino a voce alta, dicendo che volevo vedere il medico e, come per magia, l’infermiera si è decisa a farmi quella cazzo di metà fiala.

“Quando si fa pulizia denti, bisogna prendere due giorni prima l’antibiotico, perché lo sporco va in giro e poi ti viene la miocardite.” (affermazione dell’Infermiera)

Parlo dei 49.000 morti all’anno per infezioni ospedaliere e la tipa mi dice: “Avevo un paziente che giocava con la sua cacca, è andato in sepsi ed è morto. Spesso quelle morti sono causate dai pazienti stessi.” (Ancora parole dell’nfermiera)

Dormire in ospedale era impossibile, tutti i pazienti si lamentavano. Attenzione, non si tratta di reparti normali, ma di reparti di cardiologia, con pazienti operati a cuore aperto o comunque con gravi patologie cardiache, quindi il riposo è importantissimo.

Il personale parlava sempre a voce altissima a qualsiasi ora, al cambio turno delle 22:00 sembrava di essere sui Navigli il sabato sera, si raccontavano le loro cazzate e ridevano sguaiatamente. Rispetto per i pazienti zero!

Ero la sola a chiudere la porta della camera per attutire questo casino. Hanno provato solo una volta a rompermi i coglioni, poi nessuno ha più osato e spesso la porta della camera me la chiudevano addirittura loro. Come se non bastasse, avevamo addosso h24 la telemetria, ma trattandosi di apparecchi vecchiotti, durante la notte c’era sempre un problema e ogni ora dovevano venire a spegnere l’allarme o a cambiare la pila. Intorno alle 4:00 di notte riuscivo finalmente ad appisolarmi, ma dopo un’ora e mezza arrivava l’infermiera a farmi il prelievo (a fine turno erano rinco e continuavano a dire che i prelievi avrebbero dovuto farli fare a quelle che cominciano il turno alle 7:00, perché loro erano stanche).

Dopo una settimana alla sottoscritta ne hanno dato uno nuovo di pacca, perché avevo dato i numeri e un po’ la situazione era migliorata.

In terapia intensiva c’era un’infermiera che si metteva a cantare a squarciagola. Se sei pecora devi belare, non puoi ruggire. Ma io non sono pecora e vi spacco il culo! Amici, cercate di non ammalarvi, perché altrimenti sono cazzi amari. Se prima con la nostra sanità avevamo la merda fino al collo, ora ci è arrivata sopra la testa.

P.S.: L’ospedale di cui vi ho raccontato è considerato un’eccellenza in cardiologia. Ok, non lo metto in dubbio, ma forse dopo il vairus è andato tutto in vacca. Il dramma è che mi hanno detto che la situazione è la stessa nella maggior parte degli ospedali.

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