di CARLO MELINA
Tre problemi. Uno: il Conte in me, in te e in noi, che, dal Monviso a Favignana, assistiamo all’offesa di un popolo senza denunciare, cioè senza ribellarci. Complici alla bisogna, nella misura in cui chi ci campa necessità della nostra complicità. Bene: ci meritiamo il calcio che abbiamo, finto come i capelli di Conte, la legislazione sulla tessera del tifoso, le telecronache dei giornalisti (che prendono la stecca da sponsor e procuratori in cambio di pagelle più accurate per questo o quel giocatore). Soprattutto ci meritiamo questo Stato, che, peraltro, manteniamo con versamenti puntuali (pochi mojiti, mi raccomando: il 15 agosto ricorre l'Assunzione di Maria e scade il termine per versamento dell’Iva del secondo trimestre).
Due, il Palazzi. Quello in sé, ovviamente, e quello tutt’attorno, che, imbracciando la scure giacobina della giustizia ad ogni costo, impone una verità più imperfetta di quella che propugnano bari, zingari e complici silenziosi. V