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La campagna vaccinale è un enorme fallimento dello stato

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di MATTEO CORSINI Come è noto, l’interventismo statale è spesso giustificato dalla maggioranza degli economisti facendo ricorso a spiegazioni (ritenute dagli stessi scientifiche) che individuano dei fallimenti del mercato. In realtà, considerando che quello di utilità è un concetto soggettivo, il fallimento del mercato finisce per essere scientificamente indimostrabile e la sua definizione è possibile solo oggettivizzando l’utilità stessa. Il che, poi, sovente coincide con la sostituzione di ciò che chi decreta il fallimento del mercato considera soggettivamente essere la cosa migliore per tutti quanti. Eppure la realtà di tutti i giorni fornisce esempi lampanti dei fallimenti del soggetto la cui azione è invocata per porre rimedio ai supposti fallimenti del mercato, ossia lo Stato. Quello delle vaccinazioni contro il Covid-19 è solo l’ultimo esempio in ordine di tempo. Qui si sta assistendo a un fallimento dei soggetti pubblici che parte dalle regioni, passa
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6 COMMENTS

  1. A me sembra che stiamo fallendo NOI come singoli individui, visto che ci introdurranno a forza chi sa quali sostanze nel nostro corpo. A loro il Programma Vaccinale sta riuscendo alla perfezione: chi è terrorizzato si vaccina spostaneamente, chi proverà a resistere verrà spezzato come in Israele. Dove lo vedete il loro fallimento? Io vedo il nostro………….

    • Da intendere, come fallimento, l’obiettivo statistico che volevano raggiungere per venderlo quale esempio di efficienza. Un po’ come Caporetto. L’entrata in guerra fu un fallimento per la popolazione ma non per gli stipendi dei generali. Nel 1917 uno di loro indubbiamente fallì in una battaglia per incapacità personale. Se nel 1918 risultammo vincitori fu solo perché tre anni prima avevamo spudoratamente cambiato alleanza tradendo l’Austria che pure era disponibile a concessione territoriali di aree prevalentemente germanofone. Un’operazione compiuta da persone che se avessero dovuto esercitare un mestiere autentico sarebbero, appunto, fallite. Come le pseudopersone di oggi.

      • Sì ho capito quello che intendi dire. Il “fallimento” è un termine che, a seconda di come lo analizzi, può invece essere visto come “essere vittime” della furbizia degli altri. Quindi non abbiamo fallito, ma siamo “vittime”. Va beh, l’uso migliore degli aggettivi almeno ci consola un po’.

      • Avevo già risposto a questo tuo ultimo commento però non lo vedo pubblicato, devo aver sbagliato qualcosa.
        La parola “fallimento” può essere analizzata da più punti di vista, può essere anche intesa, se ho capito bene il tuo commento, che in realtà i falliti non lo sono per negligenza personale, ma al contrario sono “vittime” delle furbizie degli altri. Va beh, possiamo consolarci così………..

        • Se non vedi pubblicati subito i commenti è perché sono in moderazione, i tempi possono variare. E’ necessario per evitare “trollismi” vari che tempo addietro hanno infestato l’altro sito, quello del movimento libertario che non segue un sistema di moderazione.

  2. “Non essere antistatalisti radicali per rendersi conto del fallimento di questo approccio socialista”. In teoria no, se si parlasse solo di fallimento. Il problema (a parte quelli come Speranza che dicono che tutto va bene) è che molti sostengono che quest’approccio non sia di marca socialista. Altrimenti, pur senza esserlo prima, antistatalisti radicali lo si diventerebbe in automatico. Un automatismo che però non si attiva negli analfabeti. E neanche in quelli con il solito problema dei neuroni, che esercitino o meno la professione di fisico.

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