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La lega non riuscirà a seppellire la voglia di indipendenza

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lega tricoloredi FABRIZIO DAL COL

Ormai vicini  alle elezioni regionali, i ‘finti partiti italiani’, ovvero quelle liste civiche che appaiono sempre in vista delle elezioni, meglio conosciute come liste civetta, sono ormai diventate uno strumento necessario a ‘gabbare’ gli elettori. Grazie a tale artifizio la politica non ha più la necessità di dimostrare alcunché agli elettori, e quindi, con l’aiuto della legge elettorale modificata ad hoc, può tranquillamente continuare a turlupinare gli elettori. La Lega Nord di Salvini, oggi è impegnata a calamitare un consenso piuttosto variegato, per tentare di rivendicare la leadership del centro destra alle prossime elezioni politiche e anche a fidelizzare il conseguente consenso derivato. Tuttavia, attraverso l’agenzia Agi, il segretario federale si è affrettato a far sapere, che la lega Nord non ha abbandonato i temi del federalismo e dell’indipendenza della Padania. “Stiamo lavorando ad una grossa iniziativa con Gilberto Oneto per la prossima primavera sull’indipendenza della Padania e l’autonomia dei territori”, ha affermato Salvini a Radio Padania “Il problema è come arrivare al riconoscimento dell’autonomia ed a quello che Miglio riteneva la valorizzazione delle diversità: devo avere i numeri”, ha proseguito, “Renzi sta facendo l’esatto contrario ma noi ci stiamo preparando ad andare al governo ed a rivoltare tutto”.

Alla luce di quanto sopra, mi fanno un po’sorridere le sconclusionate e tardive affermazioni di Salvini, che appaiono più dettate dall’opportunismo di mantenere il consenso degli indipendentisti oggi, che essere invece adatte a un nuovo progetto politico domani. Ma come dicevamo sopra, a proposito delle liste civiche, anche l’ex indipendentista Salvini, ‘italianizzato’ per ragion di Stato, si è fatto contagiare dalla necessità di creare una lista civica, e ha presentato la sua, “Noi con Salvini”, per carpire i voti degli elettori più disparati. Con l’affermazione di cui sopra, laddove il segretario leghista dice che “il problema è come arrivare al riconoscimento dell’autonomia  ed a quello che Miglio riteneva la valorizzazione delle diversità: devo avere i numeri” e “Renzi sta facendo l’esatto contrario ma noi ci stiamo preparando ad andare al governo ed a rivoltare tutto”, il segretario federale fa chiaramente capire che vuole andare al governo per rivoltare tutto. In sostanza, il leader della Lega conferma di non avere ancora quel percorso politico capace di conseguire l’obbiettivo dichiarato, senza dover per forza andare al governo e rivoltare tutto.

Il Matteo leghista dimentica, ben sapendo di dimenticare, che anche se andasse al governo e riuscisse ad avere i numeri, quegli stessi numeri sarebbero poi condizionati da una coalizione poco propensa al riconoscimento dell’autonomia. Ma non sarebbe di certo il solo problema, anche la necessità di alienare per sempre la voglia d’indipendenza diverrebbe inevitabile e, come sappiamo, il significato è ben diverso dalla voglia d’autonomia già utilizzata nelle affermazioni di cui sopra. La Lega Nord ormai non è più una forza politica autonomista e indipendentista, e alla luce del dibattito svoltosi con gli Stati generali del Nord nel settembre del 2012, non può più difendere ciò che ancora resta del suo patrimonio politico autonomista e indipendentista, accumulato nel corso della sua storia politica. Questo perché, rimanendo invece fedele al solo progetto federalista, oggi ben visto anche dalla maggioranza delle forze politiche presenti in Parlamento, la Lega, unica “portatrice sana” del federalismo, può ora portarlo come “dote politica” e aprire alla possibilità di una alleanza con altri partiti in vista delle elezioni politiche. Per compiere però definitivamente questa scelta, deve gioco forza liberarsi del suo passato politico autonomista e indipendentista,  e mettere a disposizione dei suoi futuri alleati tutte le conoscenze e la dote federaliste, per assicurarsi gli elementi necessari a concorrere alle elezioni ed evitare il rischio di finire per sempre fuori dal Parlamento. La Lega deve prendere atto di essere diventata un vero partito italiano. Non riuscirà mai a seppellire la voglia di indipendenza e, andando a governare, non riuscirebbe nemmeno a cambiare l’Italia, perché commetterebbe lo stesso identico errore del passato.

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2 COMMENTS

  1. Capisco la sua amarezza, signor Aldo, ma la resa condizionata è già una sconfitta certa. L’Italia è quel paese che non ha mai fatto i conti col suo passato, ragion per cui, oggi è costretta a farlo per far parte dell’Europa unita. Se gli indipendentisti capissero di questo vantaggio, l’Italia sarebbe costretta a fare quello che ha fatto il primo ministro Cameron nel Regno Unito. Cordiali saluti, Fabrizio

  2. Le ultime tre righe di questo articolo spiegano bene perchè non ce la faremo mai !
    Prendere atto che sei diventato un partito Italiano vuol dire che dai al resto del paese il potere di veto su qualsivoglia tentativo di indipendenza – autonomia.
    L’altra opzione di ritirarsi in casa con tutti gli altri indipendentisti dovrebbe presupporre la leadership fortissima di un condottiero e la consapevolezza di dover prendere da subito in mano le armi.
    Non vedo e non sento , nemmeno quì in Veneto , la volontà di prendere sul serio una tale ipotesi !
    Ragion per cui siamo e resteremo ita-G-liani con la sola responsabilità di continuare a produrre ricchezza per il mantenimento di milioni di fancazzisti italici .
    Cordiali saluti da Aldo

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