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Le 5 conseguenze catastrofiche dell’abolizione del contante

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di ALDO PIZZUTO Eliminare e/o limitare il contante, in estrema sintesi, significa quanto segue: 1) Il governo può imporre patrimoniali con maggiore introito (la massa di denaro aggredibile sarebbe maggiore);   2) Il fisco può decidere chi aggredire con maggiori probabilità di incasso accusandolo di evasione e questo è un vero abominio essendo anche vigente l'inversione dell'onere della prova, che consente al fisco di accusare chiunque senza prove spettando, poi, al malcapitato provare di essere innocente (immaginate il dirigente dell'agenzia delle Entrate, che prende i suoi premi in base all'incasso, che facilmente può decidere chi accusare sulla base della consistenza del conto corrente):   3) Le banche accentrano tutta la ricchezza liquida (un palese controsenso dato che i paladini per l'eliminazione del contante sono sempre anche quelli della ridistribuzione della ricchezza) e, grazie al sistema della riserva frazionaria, moltiplicano i loro affari aumentando la qua
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3 COMMENTS

  1. La soluzione è avere anche un conto all’estero, tutto legale si denuncia nel quadro RW e si paga l’Ivafe. Il conto all’estero permette di usare bancomat e carte credito in Italia, di fare bonifici, ecc. ma non è aggredibile da operazioni di ladrocinio notturno come fece Amato. Basterebbe questo, se fosse diffuso (nel senso che tanti padani avessero un conto all’estero) per scoraggiare qualsiasi ipotesi di ladrocinio, tasse sui conti correnti, patrimoniali e limitazione contanti.

  2. La patrimoniale sui contanti in banca non è una patrimoniale sui capitali dei correntisti ma sui crediti dei correntisti.
    Il deposito bancario art. 1834 del codice civile dice che con il deposito la banca diventa proprietaria del denaro “depositato” con l’obbligo di restituirlo, quindi il “depositante è un mero creditore che potrebbe anche non rientrare più nel possesso dei capitali “depositati” in caso di insolvenza del debitore.

    Con questa legge si tassa cio’ che è legalmente di proprietà di altri.

    Un cappio al collo per chi si definisce dottore in legge e avvocato degli Italiani.
    In alternativa riparta dai titoli di studio equivalenti alla terza elementare.

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