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Libertà per il Paese dei Balocchi. Il Baluchistan dichiara l’indipendenza dal Pakistan

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di PAOLO L. BERNARDINI

Il 15 maggio 2025 i media indiani, e alcuni altri media internazionali, hanno narrato della dichiarazione (simbolica, ma mica tanto…) del Baluchistan dal Pakistan. Quasi in contemporanea, intervistato da Leo Facco, dichiaravo che l’indipendentismo nel mondo non è affatto morto, ma vive la sua propria vita “clandestina”, per riaffiorare ogni tanto. Stava accadendo.

Non sono un esperto di storia del Pakistan, paese poverissimo. Certamente, il Baluchistan, annesso a forza al Pakistan nel complicato e balordo, perché orrendamente affrettato, processo di decolonizzazione post Seconda guerra mondiale. Era il principato di Kalat, con una storia peculiare, nobile, interessante. Invece fu aggregato al Pakistan, di cui rappresenta il 44% del territorio. Non solo, ma è la parte più ricca, in pratica la Lombardia-Veneto-Emilia-Romagna di un paese veramente povero, e assai basso anche come libertà economica. E quella più popolosa.

Allora, la stampa igienica non solo italiana, ma mondiale, parla del conflitto India-Pakistan per le montagne del Kashmir. Con tutto rispetto per la splendida lana cachemire, il motivo del contendere è un altro (o comunque, di ben diverso peso). Ma questo almeno dal 1948, con una lunga guerra civile che ha avuto di recente un episodio eclatante, con l’assalto ad un treno da parte dei ribelli beluci. Qualcuno ne ha parlato? Forse sono morte 59 persone, in un’impresa che un giorno diventerà un film, di certo. Di Bollywood? Forse sì visto che l’India ovviamente appoggia l’indipendenza del Baluchistan. La parte più ricca del Paese, le cui risorse naturali sono state abbondantemente sfruttate dal governo di Islamabad.

Ed ecco che il leader dei separatisti Yar Baloch grida ai quattro venti: “Il Baluchistan non è il Pakistan!”. “Il Veneto non è Italia!”, mi viene in mente, per l’ovvio parallelo con la situazione di casa nostra, per fortuna assai più pacifica, in punta di fioretto e non di mitragliatrice. In ogni caso, i media indiani molto coraggiosamente sanno raccontare tutta la vicenda.

Si ascolti la brillante giornalista indiana Palki Sharma. Grande lezione per le galline, ops.., le penne! nostrane. Dice le cose molto chiaramente: 44% della popolazione, maggior produzione non solo di gas naturale, ma anche di frutta e verdura. I beluci sono l’etnia più grande del Paese. Sono la maggiore tra le quattro province del Pakistan. “Se il Baluchistan se ne va, se ne va tutto”. Brava Palki. La stessa cosa in Italia se se ne andasse il Veneto, a maggior ragione se se ne andasse la Lombardia. As simple as that. Il porto di Gwadar è centrale nel corridoio tra Cina e Occidente. E’ del Baluchistan. Ma si guardi anche questo video:

Che cosa succederà ora? Prima osservazione: l’indipendentismo, davvero, nel mondo, non è morto. Se lo fosse, sarebbe morto l’anelito umano verso la libertà. Che, come la libertà stessa, non morirà mai. A seconda del gioco di alleanze che si creerà ora, soprattutto per quel che riguarda la Cina (apparentemente legata al Pakistan, ma non si mai…), la Russia, gli Stati Uniti, le cose cambieranno. L’Europa – posto che qualcuno sappia dove sia, con esclusione della Gran Bretagna che di certo lo ricorda – non ha nessun peso.

Il leader Yar Baloch ha dichiarato, senza mezzi termini, che il suo Paese la dichiarazione di indipendenza non l’ha presentata il 15 maggio 2025, ma l’11 agosto 1947, quando se ne sono andati gli inglesi, non solo da Kalat, ma da tutto il subcontinente indiano. Come dargli torto?

Certamente, sono una nazione, hanno una lingua loro, le loro tradizioni, la loro letteratura. Insieme ai curdi, ma sono anche di più, molti di più, sono la maggior nazione senza stato al mondo e loro ad avere uno stato, per cui hanno già una bandiera e sono convinto anche un inno, ci tengono. Davvero. Non da ora, per l’appunto, ma dall’11 agosto 1947.

Cosa succederà? Forse rimarrà lo status quo, ma forse potrebbe esplodere qualcosa da far impallidire i tentativi di Scozia e Catalogna e relegarli al margine della Storia (per ora). L’etimo della parola “balocco” è incerto. Che derivi da quella nazione, dal loro nome, dalla loro terra? Il gioco è luogo assoluto di libertà. E può darsi che sia così. Se il Pakistan si dividesse nelle quattro provincie che lo compongono, intuitivamente, credo – perché non sono esperto di quei territori e delle loro storie – gioverebbe a tutti, innanzi tutto ai pakistani. Purtroppo, non sarà indipendenza indolore. Tanto sangue è già stato versato. Sarebbe meglio non fosse così. Ma forse non c’è altra strada. L’indipendentismo è ben vivo. Un premio anche per chi – in situazioni non così tragiche, come quelle europee – ad esso continua a credere.

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