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L’inferno dantesco e il piano di rilancio di alitalia

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di MATTEO CORSINI

In un crescendo di statalismo che spazia dalle concessioni autostradali ad Alitalia, Danilo Toninelli continua a ripetere che lo Stato deve riprendere un ruolo a cui ha abdicato negli ultimi decenni. Per esempio, ecco cosa ha sostenuto durante una audizione alla commissione Trasporti della Camera: “La gestione di Alitalia degli ultimi 20 anni è la rappresentazione plastica dell’incuria che una intera classe politica ha dimostrato nei confronti dei gioielli di famiglia; la nostra ex compagnia di bandiera non deve essere svenduta, ma rilanciata: penso che lo faremo nelle prossime settimane”.

Sarà pure stata un gioiello, ma probabilmente di quelli che si trovano nelle uova di Pasqua, altrimenti non avrebbe accumulato miliardi su miliardi di perdite. E sostenendo che adesso non debba “essere svenduta, ma rilanciata”, Toninelli ricorre a una formula non dissimile da quella di tanti dei suoi predecessori. Peccato che, di evitata svendita in evitata svendita e di rilancio in rilancio, il conto a carico dei pagatori di tasse sia stato parecchio oneroso. Il che rende legittimo supporre che lo sarà anche in futuro, ancorché Toninelli sostenga (ovviamente) il contrario.

Basta con continue iniezioni di denaro pubblico: oltre al prestito di 900 milioni, gli ammortizzatori sociali sono stati usati come bancomat per pagare la ristrutturazione aziendale realizzata al solo fine di svendere la società, senza il fardello dei lavoratori, evidentemente ritenuti un inutile orpello dal precedente Governo e dai commissari. Il nostro Governo restituirà speranza e dignità al Paese”.

Come pensi Toninelli di non iniettare più denaro pubblico (ossia estorto ai pagatori di tasse) al tempo stesso mantenendo il controllo (par di capire) statale sulla maggioranza della società e partendo dal presupposto che il personale non si tocca, per me è incomprensibile. Probabilmente ci sarà un intreccio con le Ferrovie dello Stato in quello che Toninelli definisce “un piano nazionale dei trasporti” (“piano” è una parola che alle mie orecchie suona terribilmente sinistra in bocca a un ministro).

Il tutto per restituire “speranza e dignità al Paese”. Chissà perché la mia mente corre a quella scritta all’entrata dell’Inferno dantesco…

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1 COMMENT

  1. Basterebbe dire in tutti i modi possibili che per salvare Alitalia i 5stelle mettono a rischio il risparmio di molti italiani, quello postale, perché intendono coinvolgere Cassa Depositi e Prestiti nell’ operazione. Così, furbescamente, dal punto di vista formale e contabile non andrebbe ad aumentare il debito pubblico. Del resto non era la stessa cosa che ha strombazzato Berlusconi in campagna elettorale e che poi ha fatto buttando nel cesso altri soldi pubblici? Con la complicità ovviamente della Lega per l’indipendenza della Padania (allora). L’unico che voleva veramente liberarsi del bubbone era Prodi, che voleva venderla ai francesi di Air France, e anche per questo ha perso le elezioni. L’unica forza che nei decenni ha dimostrato responsabilità nei confronti di questo sgangherato e disgraziato paese è sempre stata la sinistra riformista e moderata, invano ovviamente, perché tra liberisti alle vongole, neofascisti più o meno mascherati, pseudoindipendestisti da strapazzo, l’eterna destra italiana l’ha sempre avuta vinta

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