di MATTEO CORSINI
Quando la madrina dello “Stato innovatore”, Mariana Mazzucato, torna nella sua terra d’origine, c’è sempre qualche collega domestico che fa da cassa di risonanza alle sue posizioni, basate sull’idea di fondo che senza lo Stato non ci sarebbe innovazione, quanto meno non allo stesso modo a cui abbiamo assistito nel corso del tempo.
Prendete il caso di Fabrizio Onida della Bocconi, che scrive: “Una Cdp che operi come un nuovo Iri virtuoso e “technology oriented”, capace di confrontarsi in modo assertivo con gli investitori esteri (ce ne sono tanti, anche cinesi…) in nome di veri interessi nazionali, che a certe condizioni possono essere valorizzati anche da azionisti lungimiranti di altri Paesi (come avvenuto con General Electric, Siemens, Bosch, Abb e altri). Capitalisti non italiani che combinandosi con le nostre (spesso invidiate) competenze manifatturiere riescono ad allargare la frontiera dei nostri vantaggi competitivi attuali e potenzial
C’é sempre qualcuno meno informato che vede il miele dove regna la merda.