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L’Unione Europea sarà uno stato centralizzato gestito da efficienti tecnocrati

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di PHILIP BAGUS*

Direttamente opposta alla visione liberale classica è la visione socialista o imperiale dell’Europa, difesa da politici come Jacques Delors o Francois Mitterrand.

Attorno ad essa si è formata una coalizione di interessi statalisti, di stirpe nazional-socialista e conservatrice, che fa tutto quanto in proprio potere per realizzare, sul modello di una fortezza, una Unione Europea di stampo imperiale, protezionista verso l’esterno e interventista all’interno. Questi statisti sognano uno stato centralizzato gestito da efficienti tecnocrati, tali si considerano infatti gli uomini al potere.

Secondo questo ideale il centro dell’impero governerebbe sulla periferia tramite una legislazione comune e centralizzata.

I difensori della visione socialista dell’Europa vogliono erigere un grande stato che riproduca, a livello europeo i singoli stati nazionali, cioè uno Stato sociale europeo che provveda alla redistribuzione di ricchezza, nonché alla regolamentazione e alla armonizzazione legislativa di tutto il territorio della comunità.

L’agenda della visione socialista punta alla concessione di un potere sempre maggiore allo Stato centrale di Bruxelles. Si tratta di una visione idealmente condivisa dalla classe politica, dai burocrati, dai forti gruppi di interesse privilegiati e da tutti i settori sovvenzionati.

Il loro obiettivo è quello di creare un potente stato centrale funzionale al proprio arricchimento. I sostenitori di questa decisione presentano lo Stato europeo come una necessità la cui realizzazione è ormai solo una questione di tempo. Seguendo il percorso socialista, lo Stato centrale europeo diverrebbe un giorno così potente da asservire totalmente gli stati sovrani.

In contrasto con la visione liberale classica di ispirazione cristiana, la visione socialista non fornisce chiari limiti geografici allo Stato europeo; la concorrenza politica è vista come un ostacolo al dominio di un’amministrazione sempre più svincolata dal controllo degli elettori; da questo punto di vista, lo Stato centrale della visione socialista diventerebbe sempre meno democratico man mano che il potere viene trasferito a burocrati e tecnocrati (un esempio è fornito dalla Commissione Europea, l’organo esecutivo dell’Unione Europea, i cui commissari non vengono eletti ma sono nominati direttamente dai governi degli Stati membri).

La visione liberale classica e quella socialista dell’Europa sono tra loro inconciliabili. L’incremento del potere di uno Stato centrale, proposto dalla visione socialista, implica infatti una riduzione delle quattro libertà basilari e sicuramente una minore libertà individuale.

*TRATTO DA “LA TRAGEDIA DELL’EURO” (Usemlab edizioni)

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