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Non esiste alcun diritto di essere dei parassiti

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di MATTEO CORSINI

Intervistato dal Sole 24Ore, Andrea Guerrini, consigliere dell’Arera (Autorità regolazione energia, rifiuti e acqua) esordisce fornendo quelle che secondo lui sono buone notizie, ossia un aumento della spesa per “investimenti” in infrastrutture idriche avvenuta negli ultimi anni.

E’ molto diffusa l’identificazione della quantità di spesa con l’efficienza e/o l’efficacia della stessa, ancorché non vi sia alcun automatismo in tal senso, a maggior ragione nel settore pubblico. Spendere 100 euro invece di 80 non significa necessariamente avere migliorato alcunché se non si forniscono dati sui miglioramenti ottenuti con la maggiore spesa.

L’unica certezza è che altri 20 euro sono prelevati oggi o lo saranno in futuro dalle tasche dei pagatori di tasse. Cosa di cui non ci sarebbe da vantarsi, ma da vergognarsi. Ciò premesso, a fronte delle (anche in questo campo) maggiori problematiche nelle regioni meridionali, Guerrini lancia questa proposta:

  • “Il legislatore dovrebbe supportare il lavoro di regolazione dell’Autorità e contribuire a creare nel Sud gestioni meno frammentate e più efficienti, in linea con la riforma del 1994. Un’azienda di Stato potrebbe partire dalla realizzazione delle necessarie opere infrastrutturali, con una dotazione di adeguate risorse finanziarie pubbliche, indispensabili in territori dove la leva tariffaria è “spuntata” da elevati tassi di morosità, non di rado al livello del 50 per cento”.

Personalmente trovo sempre preoccupante leggere affermazioni relative alle “adeguate risorse finanziarie pubbliche” da mettere a disposizione di aziende di Stato, perché il concetto di adeguatezza tende, nella prospettiva dei proponenti, ad avvicinarsi a quello di illimitatezza. Certamente ciò che per costoro è adeguato risulta per lo più essere eccessivo per chi deve pagare il conto.

Per di più il ragionamento di Guerrini suona più o meno così: siccome anche facendo sconti sulle tariffe c’è un elevato tasso di morosità (ossia di gente che non paga), allora la soluzione è attingere dalla cosiddetta fiscalità generale, ossia dalle tasche dei pagatori di tasse che non ricevono il servizio e che, a casa loro, già pagano quello stesso servizio.

Una cosa totalmente assurda, che incentiva tra l’altro un azzardo morale spudorato. Uno dei motivi per cui anche questo servizio, al pari di tutti gli altri, dovrebbe essere reso in concorrenza sul mercato. Quanto meno, essendo la realtà di partenza molto distante da quella ideale, si dovrebbe iniziare col chiudere i rubinetti a chi non paga. Non (dovrebbe) esiste(re) alcun diritto a essere parassiti.

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