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Per i nazi-ambientalisti è sempre colpa della “gente che non capisce”

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di MATTEO CORSINI

La quantità di articoli dedicati al cambiamento climatico su Bloomberg Opinion è pari ad almeno 2 al giorno, perssoché uguali a se stessi. Il tutto con uno schema collaudato: il mondo sta per andare in ebollizione, gran parte per colpa dell’attività degli esseri umani, quindi occorre smettere da subito di usare combustibili fossili, allevare bestiame, mangiare carne, ecc… Peccato che un numero ancora troppo elevato di persone non se ne preoccupi o sia dichiaratamente di idea contraria, in gran parte per colpa di politici di destra, a cominciare dai Repubblicani statunitensi.
Mentre in alcuni casi si iNvoca il mero uso di obblighi, divieti e tassazione per “convertire” tutti quanti alla giusta causa, in altri si opta per un meno violento utilizzo del cambiamento culturale (probabilmente con un’idea di conquista dell’egemonia di tipo gramsciano). Scrive, per esempio, Lara Williams:
  • Dato che la transizione richiede più denaro e decisioni politiche difficili, ci sono rischi che più elezioni diventino voti sulle politiche climatiche e smorzino la volontà politica.” Occorre, quindi, “prendere a bordo il pubblico. Avremo bisogno di essere intelligenti nelle modalità in cui tradurremo i dati in modo tale che parlino alla gente. Serve una strategia complessiva per informare coloro che non parlano di ambiente. Ciò significa esplorare i modi in cui le azioni miglioreranno le nostre vite, per esempio rassicurando in merito alle preoccupazioni circa il costo della vita (le rinnovabili sono molto più economiche di petrolio e gas) e opportunità lavorative (l’Agenzia Internazionale per l’Energia ha appena diffuso un report su un forte incremento dei posti di lavoro green nel mondo).
Greta Thunberg

Il problema di ogni “narrazione” è che poi deve fare i conti con la realtà. Se gli stessi fautori della transizione accelerata ammettono che servono “più denaro e decisioni politiche difficili“, significa che non si tratta di un pasto gratis. Quindi le preoccupazioni della gente (ignorante, anche se non detto esplicitamente) non sono campate per aria.

E quello che non si può eludere è che l’eventuale risparmio in termini di costi annuali deve prima passare per investimenti costosi che per molti sono inaccessibili economicamente a livello individuale, oltre ad avere un valore attuale netto comunque negativo perché non rimangono abbastanza anni di vita affinché il valore attuale dei minori costi “running” superi il costo dell’investimento iniziale.
Lo stesso dicasi per le opportunità di lavoro: non può esserci una riconversione massiva e indolore come se fossimo nell’ideale leninista per cui chiunque può fare tutto (è ancora necessario, dopo oltre un secolo, sottolineare che non è così?). Ogni transizione comporta perdite di posti di lavoro e creazione di altre opportunità, ma non sempre per le stesse persone. Peraltro c’è una enorme differenza tra una transizione guidata dalle azioni volontarie delle persone e una imposta politicamente.
Quindi i dati possono essere presentati nel modo più intelligente possibile, ma non si può cambiare la realtà. La transizione non ha solo vantaggi. Se ne facciano una ragione i fautori della transizione accelerata, che molto spesso sono gli stessi che non si capacitano del fatto che la cosiddetta Bidenomics lasci insoddisfatta la maggioranza degli americani nonostante dati macro apparentemente buoni.

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