di GIOVANNI ROVERSI*
Da una parte, il populismo becero, dall'altra, il pressapochismo dello Stato italiano; le vittime di questa “guerra dei bottoni” sono i rifugiati, i lombardi ed i loro amministratori.
Tutta l'Europa è interessata, come sappiamo, da un esodo di uomini, donne e bambini dal continente Africano. La politica lombarda è concentrata a mostrare al proprio elettorato (di qualsiasi tendenza) il fenomeno in un'ottica puramente italiana: nemmeno i più intransigenti (a parole) detrattori dell'attuale Governo italiano osano offrire una visione più ampia del fenomeno in questione. Cercheremo quindi di adempiere a questa mancanza offrendo un'ottica sia innovativa sia ispirata a quella di altri Stati europei, magari simili per dimensione demografica ed economica alla nostra Lombardia.
Secondo i dati del Viminale in Lombardia vi sono 6.599 migranti richiedenti asilo (più altri 200 od oltre nell'ultimo mese non coperto dai dati ufficiali), per approssimazione ne conside
Il problema da porre è quello di bloccare le entrate, perché poi una volta che arrivano qui migliaia di persone hai un bel dire “situazione temporanea”. Chi ha avuto a che fare con il problema rimpatri sa quanto sia complesso (e costoso) portarli a termine. Alla fine finisce che si chiude un occhio e la gente scappa e se ne va in giro clandestinamente in attesa della prossima sanatoria o regolarizzazione. Che puntualmente arriverà.
La soluzione è mano ferma e dura nella difesa dei confini e contemporaneamente promuovere centri in loco che selezionino le figure a cui assegnare una “green card”, stimolando così un ingresso qualificato e in generale una preparazione della popolazione, che male non fa.
Mi risulta che l’esodo interessa principalmente uomini in cerca di lavoro e non donne e bambini. Ma se l’Austria accetta così tanti profughi è solo perché i poteri forti non le hanno mai perdonato il passato hitleriano e non perché gli austriaci apprezzano il rimpiazzo demografico imposto loro.