di EUGENIO CAPOZZI
Quasi trent'anni fa, a guerra fredda da poco conclusa, Samuel Huntington nel suo "Lo scontro delle civiltà" (1996) spiegava molto bene, tra l'altro, quali potevano essere i rapporti tra Occidente e Russia in un mondo ormai inevitabilmente plurale, e in tale contesto quale posizione poteva assumere l'Ucraina. "C'è la necessità", scriveva il politologo statunitense, "di ridefinire gli equilibri tra Russia e Occidente e di trovare un accordo sul reciproco status paritario e sulle rispettive zone di influenza" per scongiurare una saldatura euroasiatica tra Russia e Cina.
Questo accordo avrebbe dovuto includere "l'accettazione da parte russa dell'espansione dell'Unione europea e della Nato e dell'ingresso nelle sue fila degli stati cristiani occidentali e dell'Europa centrale ed orientale, e l'impegno da parte dell'Occidente a non ampliare ulteriormente la Nato, se non nel caso in cui l'Ucraina dovesse spaccarsi in due distinti paesi"; "un trattato di associazion