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Suicidi e crisi: la tragedia continua?

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schio_suicididi REDAZIONE

L’Abi, l’Istat, il governo e una buona fetta di “esperti” di politica ed economia nostrani, sostengono che l’Italia ha imboccato la via sicura e confortante di una crisi ormai alle spalle, con chiari segnali di ripresa, tra fatturato e Pil in crescita. Ma basta aprire un qualsiasi giornale nazionale o locale, per leggere di fatti sconcertanti e drammatici accomunati solo da un fatto oggettivo: quello della disperazione legata alle evidenti difficoltà economiche. Tra questi a suscitare sempre meno sorpresa, purtroppo, sono quelli relativi ai suicidi di gente comune o imprenditori, strangolati dai troppi debiti, che non riescono a trovare più il modo di ottenere prestiti per cercare di tirare avanti, spesso perché ormai protestati (per dettagli vai su Espertoprestiti.com), e senza sostegno di alcun tipo scelgono di arrendersi

Secondo l’Osservatorio sui suicidi, infatti nel primo semestre del 2015, partendo dai soli dati rilevati dalla cronaca nera (il che fa presupporre che il dato reale molto probabilmente sarà addirittura maggiore), il numero di suicidi dovuti alle difficoltà economiche, è stato pari a 121 decessi, ovvero più del doppio del dato più negativo che risale al 2010, allora ancora reso noto dall’Istat, prima che decidesse di non contarli semplicemente più, con una decisione tanto difficile da comprendere quanto da condividere.

L’Istat, con una sua nota, nel 2012 rese infatti noto che non avrebbe più contato i suicidi, comunicando l’ultima elaborazione fatta, che tra l’altro risaliva al 2010, quando il computo fu di 187 casi nell’arco dell’intero anno, considerato quello più nero in assoluto. Questo ha costretto altre organizzazione, a fare le analisi con l’uso di dati più empirici, non potendo usare i dati ufficiali, a solo appannaggio dell’Istat stessa, ma se si vanno a leggere quelli ad esempio elaborati da Link Lab, la situazione sembra tutt’altro che rosea, avendo conteggiato 439 decessi nell’ultimo triennio per suicidio, con una percentuale quasi uguale tra imprenditori (il 45%) e i disoccupati (42%).

In sintesi, al di là delle autocelebrazioni e delle chiacchiere, quello che rimane è che tutte queste persone, e molte altre, sono state lasciate sole in un momento di grave difficoltà, ed ora sono state private almeno della considerazione di non essere lasciate nel silenzio e nell’indifferenza.

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2 COMMENTS

  1. In Italia, una parte della popolazione è costretta a sacrificarsi per permettere all’altra metà di vivere bene. E’ sempre stato un paese con molte discriminazioni sociali e poca solodarietà fra i propri cittadini. Ora si chiede di essere solidali con gli stranieri, perchè sono motivo di guadagno per alcuni soggetti sociali. Lo stato è formato da un ceto di impiegati intoccabile dove fra i quali ci sono stati pochi suicidi. I suicidi provengono dai settori del lavoro privato che sono continuamente vessati per mantenere i privilegi degli statali.

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