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Tasi peggio dell’imu, solo in italia succedono certe cose

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imudi PAOLO CARDENÀ

Solo un governo di incompetenti patentati come quello di LETTA avrebbe potuto ideare un’ulteriore tassa come la TASI, come in realtà è stato. I cui effetti, badate bene, non si esauriscono solo nei livelli impositivi previsti dal tributo, ma vanno ben oltre.

Essendo una nuova tassa che si aggiunge a tutte quelle già presenti nel nostro ordinamento (e ne sono assai), oltre a presupporre un esborso in termini fiscali, presuppone anche un costo amministrativo a carico del contribuente che deve pagarla.

Per gli studi di assistenza fiscale che  prestano la loro opera allo svolgimento dell’adempimento, poi, è anche un grande rompicapo. Perché, essendo una tassa comunale, di fatto, a tutti i Comuni viene lasciata un’ampia autonomia nella strutturazione dell’imposta, in base ai criteri ritenuti più opportuni. Ecco quindi che, magari, qualche comune avrà previsto delle aliquote differenziate a seconda che l’immobile ricada in alcune vie piuttosto che in altre, con delle casistiche addirittura bizzarre; mentre altri avranno previsto delle detrazioni in base ad altri parametri. Senza dimenticare il fatto che ciascun Comune, per legiferare in materia di Tasi, ha prodotto copiose delibere che, da parte degli addetti ai lavori, devono essere lette, studiate e approfondite, onde evitare che eventuali errori di calcolo e di interpretazione di norme ricadano sui contribuenti o sui consulenti che prestano l’assistenza. Tutto questo, per forza di cose, si traduce in un aggravio di costi per il contribuente e rende la macchina fiscale ancor più complessa rispetto a quanto effettivamente è.

Vista l’impossibilità di poter reperire risorse derivanti da un taglio alla spesa, ci sarebbe da chiedersi (anzi, senza chiederselo) se non sarebbe stato almeno più opportuno recuperare lo stesso gettito inasprendo le tasse già esistenti, come l’IMU ad esempio. In questo modo i contribuenti avrebbero almeno risparmiato i costi amministrativi dell’adempimento, che talvolta possono superare addirittura l’entità del tributo da corrispondere.

La responsabilità di un pasticcio del genere, è trasversale e tocca tutti i livelli della nomenclatura politica ed istituzionale del Paese. E’ responsabile Letta che era a capo del Governo. A maggior ragione è responsabile Saccomanni, in quanto Ministro dell’Economia. Sono responsabili tutti i parlamentari che hanno votato questo provvedimento. E’ responsabile Napolitano che lo ha firmato, avallando l’operato di un branco di incompetenti. Sono responsabili i partiti che lo hanno sostenuto. E anche Forza Italia che, per questioni puramente “ideologiche”, si è ostinata a voler tenere indenne la “prima casa” dalla tassazione dell’Imu, che tuttavia è stata rimpiazzata dalla TASI. Se vogliamo dircela tutta, è responsabile anche il Governo Renzi che, in una condizione del genere, pur avendo del tempo a disposizione, non è corso ai ripari cercando di migliorare e snellire l’ennesimo adempimento a carico dei contribuenti. Alla faccia della semplificazione, insomma.

Se vi attendete che questo branco di fenomeni -che, in buona sostanza, sono gli stessi che sono al governo- possano salvarvi dalla bancarotta, siete solo dei poveri illusi, senza alcuna speranza. Questo è un paese che si condanna da solo ogni volta che sorge il sole.

TRATTO DA VINCITORI E VINTI

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3 COMMENTS

  1. Ho letto recentemente un libro, in una sua parte si trattava della guerra fredda, che come sapete fu una guerra combattuta ma non sui cambi di battaglia. Ebbene la sconfitta del comunismo avvenne per due motivi: le spese militari, che nell’Urss assorbivano il 30% del Pil contro il 10% degli Usa, ed il calo del prezzo del petrolio, che da 40 dollari al barile scese a 8 dollari al barile. La produttività nei paesi comunisti era del 50% rispetto a quelli liberisti. Tutti gli Stati satelliti della Russia erano in fallimento ed andavano avanti solo con gli aiuti dell’Urss, quando il calo del prezzo del petrolio rese impossibili tali aiuti, il comunismo cadde come un castello di carte, anche perché nell’Europa orientale era imposto e non gradito dalla maggioranza della popolazione.
    Esiste un ultimo Stato comunista, in cui la proprietà privata è un furto, i redditi confiscati a favore del settore pubblico e della nomenclatura: l’italia. L’italia campa con la confisca della ricchezza della Padania e non mollerà mai l’osso a costo di negare l’esistenza del popolo e delle lingue padane (come infatti sta facendo).
    La guerra fredda ci insegna che una guerra economica può essere fatta e può essere vinta. Come vincere la guerra economica con l’italia? Sottraendogli risorse, essenzialmente le tasse. Si dichiari la guerra e si chieda ai padani di scegliere da che parte stare, se con gli italiani (con conseguente trasferimento sul suo territorio al termine della guerra) oppure con i padani. Chi combatterà per la Patria non verserà più un singolo centesimo di tasse, i datori di lavoro verseranno il loro ai dipendenti, i negozianti venderanno netto Iva. Chi invece farà il furbo, continuerà a versare le imposte agli occupanti italiani sarà segnalato, alla vittoria gli si chiederà di versare tutte le imposte pagate all’Italia al nuovo Stato e gli si negherà la cittadinanza (hanno già quella italiana….). Dopo qualche mese di astinenza fiscale, dopo aver provato a far la voce grossa, a minacciare, ad arrestare, l’italia si dovrà arrendere, con i conti che non può andare molto avanti senza i nostri soldi.

    • Direi soluzione intelligente, inoltre è sufficiente che anche solo il 20% dei padani aderiscano a questo sciopero fiscale che lo stato itagliano cadrebbe nel giro di un anno.
      Per come sono messi i conti italioti è sufficiente che si faccia mancare un 20% di entrate che il sistema fallirebbe.
      Io intanto ho già iniziato la mia protesta fiscale, mi servo solo da persone, negozi e altro che non mi facciano ricevute o scontrini.
      Tu mi fai pagare l’iva perchè sei un bravo cittadino itagliano? Allora io vado da un altro per non contribuire ad arricchire quei parassiti.
      E non uso più l’auto tranne per casi in cui non posso rinunciare, per non pagargli le tasse sulla benzina.
      Non fumo, con tutte le tasse che ci sono sulle sigarette.
      Non gioco ai giochini d’azzardo statali, manco a morire.
      E appena posso faccio il furbo contro lo stato invasore, come se fossi un terrone.

      • Soluzione molto intelligente. Si è visto a Genova dove finiscono le tasse e le imposte. Ma quanto ci vuole a svegliarsi?

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