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Tasse, lavoro, sanità, pensioni: tra svizzera e italia c’è l’abisso

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di GUGLIELMO PIOMBINI

Se è vero, come sostiene la vulgata prevalente, che la crisi attuale è stata provocata dalla finanza senza regole e dagli eccessi del capitalismo, allora i paesi europei economicamente più liberi dovrebbero trovarsi nelle condizioni peggiori. Possiamo verificare questa tesi confrontando la situazione economica di due paesi confinanti abitati da popolazioni parzialmente simili, l’Italia ela Svizzera. Quest’ultima, grazie alla sua forma confederale, ha sempre avuto un settore pubblico più leggero di quello dell’Italia, ma negli ultimi anni le differenze tra i due paesi si sono enormemente allargate.

Nella classifica mondiale della libertà economica 2014, curata annualmente dall’Heritage Foundation e dal Wall Street Journal, il sistema economico svizzero risulta il quarto più libero del mondo (dopo Hong Kong, Singapore e l’Australia), mentre quello italiano si trova all’86esimo posto. Ancora meglio fa la Svizzera nell’indice mondiale della competitività, piazzandosi al primo posto su 148 economie mondiali, mentre l’Italia si trova al 49esimo posto.

La Svizzeraè particolarmente competitiva proprio in quel settore finanziario demonizzato dagli avversari del libero mercato. Non esiste infatti un paese in cui il settore finanziario rappresenti una quota così importante del PIL come la Svizzera(il 13 % contro il 4 % della Francia o della Germania). Nonostante questa maggiore esposizione ai rischi, la piazza finanziaria elvetica si è dimostrata solida, e durante la crisi ha beneficiato di aiuti statali in misura nettamente minore rispetto a quanto avvenuto in altri Paesi (fonte).

La recessione che ha colpito l’Europa sembra infatti aver risparmiato la Svizzera, che pur trovandosi incastonata nel cuore del vecchio continente, ha continuato a creare business ad un ritmo costante. Secondo uno studio della rete globale di revisione RSM, tra il 2007 e il 2011 il numero di aziende in Svizzera è aumentato da 499.000 a 648.000, uno dei tassi più alti nell’area Ocse: +149.000 unità, pari ad un tasso di crescita medio annuo del 6,8%. Nel 2013 il pil della Svizzera è aumentato del 2%, mentre l’Italia ha chiuso il 2013 con un calo del pil dell’1,9 % e un calo della produzione industriale del 3,8%.

Per quanto riguarda gli altri indicatori, secondo i dati del Fondo Monetario Internazionale in Svizzera nel 2013 il reddito procapite a parità di potere d’acquisto è stato di 46.475 dollari contro i  30.094 dollari dell’Italia; l’inflazione su base annua è stata dello 0,2 % contro l’l,3 % dell’Italia; l’incidenza della spesa pubblica sul pil è circa il 33 % contro il 50 % dell’Italia; il debito pubblico è in Svizzera il 36,4 % del Pil contro il 132,6 % dell’Italia; il tasso di disoccupazione in Svizzera nel 2013 è stato del 3,3 %, mentre in Italia nel gennaio 2014 ha fatto un nuovo balzo al 12,9 %; particolarmente eclatante è il dato sulla disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni, che in Svizzera è solo del 3,6 % contro il 40 % dell’Italia! (Il Mondo, 9/9/2013).

Come ha fattola Svizzeraa realizzare queste straordinarie performance economiche? La verità è che la Confederazione Elvetica rappresenta un vero e proprio paradiso liberale, se paragonata all’Italia.

La tassazione

Benvenuti nel Paese con le tasse più basse d’Europa, titolava un recente articolo uscito su Il Sole-24 Ore. La leggerezza del fisco elvetico è favorita dalla concorrenza fiscale che si fanno i 26 cantoni per attrarre imprese e investimenti. Il fisco svizzero agisce infatti su tre livelli: federale, cantonale e comunale. L’imposta federale incide sul 7,83 % degli utili, quella cantonale varia dal 4,4 al 19 %, quella comunale dal 4 al 16 %. In media quindi sulle aziende l’erario esercita una pressione che varia tra il 16 e il 25 %, sulle persone fisiche dal 5 al 20 %.

L’IVA è la più bassa d’Europa, all’8 % (contro il 22 % dell’Italia!), ma sui beni di consumo è al 2,5 %, mentre l’istruzione e le cure mediche sono esenti. Non ci sono imposte sulle successioni per i discendenti diretti. Alcuni Cantoni garantiscono delle esenzioni fiscali per certi periodi o per certe attività, ed è possibile stringere accordi con l’erario sulle tasse da pagare per gli anni successivi.

Una notevole differenza con l’Italia riguarda il famigerato cuneo fiscale. Il datore di lavoro italiano farà un salto sulla sedia quando scoprirà quanto pagano in tasse i colleghi della Svizzera sugli stipendi dei dipendenti. «Per 1000 euro di salario il datore di lavoro in Italia deve spenderne altri 1300, qui appena 200», spiega Gianluca Marano, quarantenne di Milano che nel 2008 ha aperto a Chiasso una società di consulenza per gli imprenditori e i privati che vogliono aprire un’attività oltre il confine. Nel complesso il carico fiscale complessivo delle aziende (total tax rate) in Svizzera raggiunge al massimo il 28,7% del reddito d’impresa, contro l’incredibile 67,7 % dell’Italia, secondo i dati della Banca Mondiale.

Non c’è quindi da meravigliarsi se negli ultimi anni centinaia di imprese italiane si sono trasferite nel Canton Ticino. All’ingresso di Chiasso c’è un cartello che dice “Benvenuta impresa nella città di Chiasso”. Uno dei tanti imprenditori italiani in trasferta ha commentato: «Quando arriva un imprenditore in Svizzera lo accolgono le autorità. In Italia gli mandano la guardia di finanza». Nel complesso sono 558.000 gli italiani che risiedono in Svizzera, su una popolazione di 8 milioni di abitanti, ai quali si devono aggiungere i quasi 60.000 frontalieri che passano quotidianamente il confine per lavoro, aumentati del 75 % dal 2002 a oggi.

Di recente l’Ufficio Federale di Statistica ha svolto un’approfondita indagine sugli stipendi svizzeri. I risultati confermano che in Svizzera si guadagna mediamente il doppio o il triplo rispetto ai paesi confinanti: nel biennio 2007-2008 il salario medio era infatti equivalente a circa 3000 euro mensili al netto delle imposte. È vero che il costo della vita è mediamente più alto che negli altri paesi europei, tuttavia, rileva l’indagine, «in nessun caso è doppio o triplo. Per fare un raffronto affidabile con gli altri paesi basti pensare che i costi tra assicurazioni e imposte varie rappresentano in media circa il 30%-35% del budget totale di una persona, il resto serve per vivere».

Le pensioni

Probabilmente non esiste al mondo un sistema pensionistico più ingiusto, rovinoso e finanziariamente insostenibile di quello italiano. L’Inps si fonda su un meccanismo diabolico che taglieggia i lavoratori privati per concedere spropositati privilegi pensionistici alle categorie statali privilegiate. La moria delle aziende è spesso dovuta all’impossibilità di far fronte a un carico previdenziale completamente slegato dagli utili prodotti, e la maggior parte delle cartelle esattoriali sono costituite da contributi previdenziali non pagati. In Italia l’esosa contribuzione previdenziale obbligatoria a carico degli artigiani e dei commercianti, per non parlare di quella degli iscritti alla gestione separata (prevista al 33% per il 2014), è la principale causa di dissuasione dall’iniziare una nuova attività economica.

Il problema è che i lavoratori privati perdono la proprietà dei risparmi che versano all’Inps, mentre la classe politico-burocratica riesce facilmente a dirottarli verso le proprie tasche per mezzo di leggi, leggine e sentenze amministrative. In sostanza, coloro che pagano i contributi e sostengono l’intero sistema, i lavoratori autonomi e dipendenti del settore privato, ricevono una pensione che rappresenta una frazione minuscola di quanto hanno effettivamente versato; d’altro canto, alcune categorie statali che non hanno mai versato contributi o che li versano solo in maniera figurativa, come i politici, i magistrati, i militari e i dipendenti pubblici in genere, si sono garantiti elevati trattamenti previdenziali, vitalizi, pensioni d’oro, doppie, triple e baby.

Questi sperperi e queste palesi ingiustizie non possono esistere nel sistema pensionistico svizzero, che si fonda su tre pilastri. Il primo è quello della pensione pubblica, che richiede contributi obbligatori piuttosto limitati (il 4,2 % del reddito per il datore di lavoro e per il dipendente) e garantisce solo il minimo fabbisogno vitale al momento della pensione. La pensione pubblica è infatti quasi uguale per tutti: la minima è di 1105 franchi al mese (poco più di 900 euro al cambio attuale), la massima è il doppio (2210 franchi, cioè 1813 euro). Sul piano dell’equità non ci sono quindi paragoni con la distanza siderale che in Italia separa il trattamento pensionistico di un pensionato sociale (500 euro al mese) da quello di un membro della casta politico-burocratica (fino a 90.000 euro al mese, talvolta a partire dalla mezza età).

Il secondo pilastro pensionistico svizzero è quello della previdenza professionale, che a differenza della pensione pubblica non è a ripartizione ma a capitalizzazione (si riceve cioè l’investimento accumulato). I contributi per la previdenza professionale sono in pratica obbligatori solo per i lavoratori dipendenti che percepiscono un salario superiore a 20.000 franchi e inferiore a 82.000. Per tutte le altre categorie, come quelle dei lavoratori autonomi, questo tipo di assicurazione pensionistica è solo facoltativo. Infine, il terzo pilastro pensionistico svizzero è quello della pensione integrativa privata, che serve a colmare eventuali lacune; è facoltativa ma viene favorita con delle agevolazioni fiscali.

Nel 2014 il sistema pensionistico svizzero è stato giudicato dal Global Retirement Index, un indice che valuta 150 sistemi pensionistici internazionali, il migliore del mondo quanto a capacità di garantire la sicurezza finanziaria agli ex lavoratori. Fare ulteriori confronti con il sistema pensionistico pubblico italiano, ricolmo di disparità e privilegi, e destinato alla bancarotta a causa dei suoi colossali deficit, sarebbe blasfemo.

La sanità

Se il sistema sanitario italiano è ben conosciuto per i suoi enormi sperperi, la corruzione, gli ospedali fatiscenti e le liste d’attesa interminabili, niente di tutto questo si verifica nel sistema sanitario svizzero, che è interamente privato e gestito dalle assicurazioni. Il paziente paga mensilmente un’assicurazione obbligatoria di circa 300 euro al mese, cifra nient’affatto elevata se si tiene conto che in Svizzera gli stipendi sono mediamente molto più alti che in Italia e le tasse molto più basse. Nessuno resta fuori perché una società di “compensazione sociale” provvede a coprire le spese di chi non può sostenerle. Il sistema svizzero è attentissimo ad evitare gli sprechi, e per questa ragione è molto raro, ad esempio, che un medico prescriva antibiotici.

L’assicurazione sanitaria privata comunque garantisce tutto, compreso il ricovero in ospedale in stanza singola o con al massimo tre persone. Anche se si stenta a crederlo, quando un paziente entra in ospedale per operarsi viene accolto da un infermiere che, catalogo alla mano, gli chiede di scegliere quale stampa preferisce avere sul muro (Picasso, Van Gogh, ecc.). Poi viene organizzato una specie di seminario personale dove i medici spiegano al paziente tutti i dettagli dell’intervento. Il paziente può scegliere di essere operato dal primario oppure dall’assistente. Nel primo caso paga un surplus, ma se quel giorno non c’è e opera un assistente (comunque sempre un medico d’eccellenza) il supplemento viene immediatamente restituito con tante scuse. Infine, l’assicurazione sanitaria spesso riduce il premio da pagare a coloro che svolgono attività salutari, come frequentare la palestra, la piscina o la sauna. Chi è più in forma, quindi, paga meno per la sanità! (Sanità? Vietato Sprecare, Il Fatto Quotidiano Zurigo, 12 aprile 2012)

Il mercato del lavoro

In Svizzera il mercato del lavoro, anche sotto il profilo dei licenziamenti, è molto liberale. Solo in caso di malattia, incidente o gravidanza i lavoratori godono di una protezione contro il licenziamento temporalmente limitata. Di regola i lavoratori e i datori di lavoro sono liberi di licenziarsi o licenziare nei termini concordati nel contratto di lavoro, o in mancanza semplicemente rispettando i termini di disdetta previsti dal codice delle obbligazioni. Questa grande flessibilità in entrata, ricorda Paolo Malberti sul Corriere della Sera, fa sì che «ogni giorno come apri il giornale sei subissato di annunci. Se non ti trovi più bene dove stai, fai qualche colloquio e cambi ditta. E con l’occasione puoi anche toglierti la soddisfazione di mandare il capetto che te li ha rotti a quel paese».

In ogni caso per chi rimane senza lavoro non ci sono sussidi pubblici o casse integrazioni come in Italia, che favoriscono senza ragione i dipendenti delle grandi aziende rispetto a tutti gli altri. C’è invece un’assicurazione privata che copre il rischio di rimanere disoccupati, usufruibile da chi ha lavorato come dipendente in Svizzera per più di 12 mesi negli ultimi due anni. Questa assicurazione contro la disoccupazione viene pagata con dei contributi pari al 2 % dello stipendio, per metà a carico del datore di lavoro e per metà a carico del lavoratore.

Il bello del mercato del lavoro svizzero è che le regole del settore privato non sono molto diverse da quelle che valgono per il settore pubblico, comprese quelle sui licenziamenti: ecco forse spiegata la ragione principale della sorprendente efficienza della burocrazia svizzera. Tanto per fare un paio di esempi, ci vogliono solo due settimane per la registrazione al Registro del Commercio e un solo giorno per immatricolare un veicolo. In Svizzera, infatti, non esiste come in Italia il posto fisso a vita per il dipendente pubblico che, in spregio a ogni sbandierato principio costituzionale di uguaglianza, crea una società divisa in due caste: i cittadini di serie A (gli statali ipertutelati qualunque cosa accada) e i cittadini di serie B (i lavoratori privati assoggettati alle incertezze dell’economia).

Negli ultimi decenni si è imposta infatti nella maggioranza dei cantoni e dei comuni svizzeri la tendenza ad equiparare le condizioni di impiego degli impiegati pubblici a quelle vigenti nell’economia privata. La Confederazione ha seguito questa evoluzione con la nuova legge sul personale federale entrata del 2002, che ha abolito lo statuto di funzionario autorizzando così i licenziamenti. Dal 1° luglio 2013 è entrata in vigore un’ulteriore revisione legislativa che ha reso ancor più flessibile il rapporto di pubblico impiego.

In Svizzera comunque i dipendenti statali sono molto meno numerosi che in Italia: solo 1 su 47 abitanti, mentre in Italia sono 1 su 18 (1 su 23 in Lombardia). In particolare i dipendenti federali in Svizzera sono circa 35.000, cioè uno ogni 200 abitanti: un rapporto che esprime senza bisogno di troppe spiegazioni la leggerezza del governo centrale nella confederazione elvetica. In sostanza la probabilità di imbattersi in un dipendente pubblico svizzero è del 60 % inferiore rispetto alla probabilità di imbattersi in un dipendente pubblico italiano.

Quando le strade hanno cominciato a divergere?

Perché l’Italia è uno Stato fallito sull’orlo del crack, mentre la Svizzera è un successo planetario? Se guardiamo alla storia, ci accorgiamo che le strade prese dai due paesi hanno cominciato a divergere proprio negli anni dell’unità d’Italia. In Svizzera le ultime turbolenze si ebbero nel 1848, nella “guerra civile” del Sonderbund tra cantoni cattolici e cantoni protestanti. Si trattò in realtà di uno scontro incruento, nel quale morirono meno di cento persone e che durò solo 26 giorni. Alla fine venne adottata una nuova costituzione, dopodiché la Svizzera imboccò definitivamente la via della saggezza, della neutralità, del federalismo e della riduzione ai minimi termini del  governo centrale. Anche gli italiani avrebbero potuto seguire la sorte felice degli svizzeri, se ai tempi del Risorgimento fossero prevalse le idee di Carlo Cattaneo e di coloro che proponevano un assetto confederale per l’Italia. Gli avvenimenti presero purtroppo una piega opposta.

Un’interminabile serie di sciagure si sono infatti abbattute sugli italiani da quando la penisola è stata forzosamente unificata per via militare dai Savoia. Fin da subito le popolazioni del sud dell’Italia non accettarono la conquista dei piemontesi, che avevano inasprito fortemente la tassazione e introdotto la coscrizione obbligatoria, e si rivoltarono in massa. Questa guerra civile durò una decina d’anni e, malgrado venga minimizzata ancora oggi nei libri di testo come “lotta al brigantaggio”, fu in verità il conflitto più cruento che si ebbe in Europa nel periodo compreso tra le guerre napoleoniche e la prima guerra mondiale. L’esercito piemontese represse la rivolta con lo stato d’assedio, i campi di concentramento e la tattica della terra bruciata. Quante furono di preciso le vittime tra la popolazione meridionale non si saprà mai, ma le stime degli storici vanno dalle centomila (secondo Giordano Bruno Guerri) al milione (secondo La Civiltà cattolica).

Il 1874 può essere considerato l’anno simbolo della distanza ormai abissale che separava la Svizzera dall’Italia unita. Una modifica della costituzione elvetica attribuì infatti ai cittadini quel potere referendario di confermare, abrogare o proporre nuove leggi, che ancora oggi rende la Svizzera famosa nel mondo. In quegli stessi anni in Italia si era conclusa da poco la feroce repressione al sud, e il Regno d’Italia era diventato uno degli stati più centralisti e fiscalisti d’Europa. Come ricorda Gilberto Oneto, tra il 1860 e il 1880 la porzione di reddito nazionale assorbita dalla tassazione praticamente raddoppiò. Fra il 1865 e il 1871 si ebbe un aumento del 63 % delle imposte sul reddito e del 107% delle imposte sui consumi che gravavano soprattutto sulle classi popolari, come l’odiata tassa sul macinato che trasformava i mugnai in esattori, inaugurando la prassi italiana di mettere cittadini contro altri cittadini. All’inizio degli anni Settanta il ministro delle finanze Quintino Sella ammise che l’Italia era il paese più tassato al mondo. Nel 1892 la pressione fiscale raggiunse il 18 % del pil contro il 7 % dell’Inghilterra e il 10 % della Germania.

La tassazione eccessiva provocò la rovina dell’economia italiana, e con essa un fenomeno sconosciuto prima dell’unità: l’emigrazione di massa all’estero degli italiani. Tra il 1876 e il 1914 emigrarono 14 milioni di italiani, su una popolazione che nel 1881 era di poco superiore a 29 milioni. All’inizio gli emigranti partirono soprattutto dalle regioni del nord, in particolare dal Veneto. Il grande esodo meridionale cominciò con l’adozione delle tariffe protezionistiche del 1887, che colpirono soprattutto l’agricoltura del sud, gettando nella disperazione milioni di persone già oberate dalle tasse italiane e dalla pesante novità del servizio di leva, che distraeva per anni dai lavori nei campi le braccia migliori (G. Oneto, La questione settentrionale, 2008, p. 152, 154).

Il Regno d’Italia era anche uno Stato militarista e guerrafondaio: sentendosi grande e forte, si lanciò in una serie continua di guerre che mai i piccoli Stati preunitari si sarebbero sognati di intraprendere. Dal 1861 al 1871 impegnò metà dell’esercito nella repressione della rivolta delle regioni del sud; nel 1866 entrò nella terza guerra d’Indipendenza senza alcun motivo (dato che l’Austria aveva già offerto il Veneto al Regno d’Italia in cambio della sua neutralità), rimediando alcune cocenti sconfitte; poi cominciò l’epoca delle sciagurate avventure coloniali in Somalia ed Eritrea, culminate con l’umiliante disfatta di Adua nel 1896, e in Libia nel 1911.

Per gli abitanti della penisola, comunque, le disgrazie non erano finite. Nel 1915 il governo italiano non seguì il saggio esempio di neutralità della Svizzera, e si gettò a cuor leggero nella fornace della prima guerra mondiale. Milioni di coscritti, quasi tutti poveri contadini, vennero spediti a morire nelle trincee. Quelli che cercavano di salvarsi la vita disertando o rifiutandosi di avanzare sotto il fuoco nemico venivano fucilati dai carabinieri che sparavano a vista sui “codardi”, o dai plotoni d’esecuzione che per punizione decimavano interi reparti. In questa “inutile strage” il Regno d’Italia sacrificò la vita di quasi settecentomila italiani, mentre un numero più che doppio di giovani rimasero feriti o mutilati.

Seguirono i vent’anni del fascismo, che dichiarava di voler portare a compimento la rivoluzione nazionale del Risorgimento, e la catastrofe immane della seconda guerra mondiale, che lasciò l’Italia completamente distrutta. Nel 1948 l’Italia evitò per un soffio di diventare una dittatura comunista di tipo staliniano, ma nei vent’anni successivi l’adozione di politiche economiche più liberali generò il cosiddetto “miracolo economico”. Forse è stato questo l’unico periodo positivo della storia dell’Italia unita. Nel 1968 si aprì infatti la stagione degli anni di piombo, del terrorismo e della crisi economica. Chiuso questo tragico periodo, negli anni Ottanta ebbe inizio l’epoca dell’esplosione della spesa statale, del debito pubblico, della tassazione e della corruzione, che ci ha portato alla crisi dei giorni nostri.

Il verdetto della storia sembra chiaro. In 150 anni di vita lo Stato nazionale ha dato agli italiani soprattutto due cose, morte e tasse. È venuto il momento di ripudiare questo esperimento fallimentare, questa parentesi sbagliata della nostra storia, e di rivendicare quella vocazione pluralistica e quelle libertà che hanno reso grande non solo la Svizzera, ma anche la civiltà italiana nei secoli passati.

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47 COMMENTS

  1. Ma come fate a dire che in Svizzera si pagano meno tasse, venite a viverci per sapere la verità, un esempio con un salario di 5000.00 fr. Svizzeri lordi per una coppia di pensionati, restano meno di 1000.00fr. netti per vivere in un paese dove un café costa 4 fr.

  2. C’era da aspettarsele le virulente reazioni degli “italiani veri” contro la Svizzera. L’idendidà nazziunale idagliana è basata sul disprezzo di tutto ciò che proviene da Oltralpe (non solo la Svizzera) e sull’idea che “noi romano-mediterranei” siamo per natura superiori ai “freddi barbari” del nodde. A seconda dei casi, poi, i freddi barbari sono dipinti come cinici e furbi profittatori o come tonti che, a differenza dei creativi mediterranei, hanno bisogno di seguire una morale rigorosa. Consiglio di leggere “L’Industria dell’Olocausto”, dell’ebreo Finkelstein, sull’oro ebraico in Svizzera. Mi auguro infine che coloro i quali hanno inveito contro la Svizzera non siano indipendentisti. Purtroppo in Lega domina l’attegiamento italo-mediterraneo di cui ho parlato prima. Lasciatemi cantare …

    • Chi é Norman G. FINKELSTEIN ? E’ un tipico intellettuale , radical-chich statunitense (di origine ebraica),di tendenza marxista, che ha scritto un libro diffamatorio, antisemita, intitolato “l’industria dell’olocausto”che, nonostante il contenuto provocatorio, non ha mai venduto molte copie, per le mistificazioni in esso contenute.lo storico statunitense Omer BARTOV (insegna Storia Europea alla BROWN Univ.) ha scritto : “Il libro di FINkelstein e’ una perfetta copia degli argomenti che vuole denunciare… Finkelstein combina l’antico odio verso Israele, visto come un avamposto dell’imperialismo statunitense con una nuova variante del falso testo aantisemita “PRotocolli dei Savi di Sion” che mette in guardia circa una coaspirazione giudaica per impadronirsi del potere a livello mondiale… Finkelstein si può dire che abbia fondato un’industria dell’olocausto per IL PROPRIO VANTAGGIO..” questo egocentrico esibizionista ha avuto frequenti contatti con esponenti della setta terrorista degli Hezbollah (organizzazione militare sciita, che si ispira all’ayatollah Komeini, e che vuole la distruzione dello Stato d’Israele, e l’applicazione della Sharia, soprattutto riguardo ai costumi ed ai comportamenti delle donne palestinesi. inoltre tale organizzazione é responsabile di numerosi attentati tewrroristici (Buenos Aires 1985 , contro sinagoga e centro commerciale ebraico ; rapimento, tortura ed uccisione dell’osservatore ONU R. Higgins, 1990, ecc..) Finkelstein é considerato indesiderabile in Israele per il suo odio antiebraico e per i contatti con terroristi , responsabili di mortali lanci di razzi dal LIbano, contro le abitazioni dei civili israeliani.SIgnor Spagocci, capisco che lei, da indipendentista di pura razza ariana detesti gli Ebrei ed ami Tedeschi e Svizzeri, che durante la guerra hanno fatto di tutto , con un’efficiente connubio, per distruggere le collettività ebraiche viventi in Europa. Gli SVIzzeri accoglievano i risparmi dei perseguitati ed i fratelli germanici li assassinavano nei lager, per poi dividere il malloppo. Questa è civiltà superiore !Non solo,ma nel biennio 1944-45 , molti giovani patani della RSI, che come lei non si consideravano più Italiani, ma appartenenti ad un’etnia superiore, civilissima, si ,arruolavano nelle SS, per assassinare, nell’amata Patania , Ebrei e partigiani italiani, ritenuti esseri inferiori. Per lei sarebbero stati dei bei tempi . Poter indossare l’uniforme delle civilissime SS e poter marciare al passo dell’oca ! Che goduria..HERR SPAGOCCEN. Ora, nel 2014, l’unica soluzione per diventare ariani é farsi annettere dagli SVIZZERi, che anche se vi definiscono RATTI, hanno ancora le banche piene di soldi degli esseri inferiori eliminati qualche decennio fa.E questo , a lei che si vergogna di essere un italiano-mediterraneo, la inorgoglisce e le fa sognare un futuro prospero a spese altrui. SIEG HEIL HERR SPAGOCCEN !!

  3. Ła Xvisara no ła sarà el paradixo, però:

    en Xvisara no ghe xe i Fiorelo ke łi te tira soto so łe strike de pasajo stradal, co łi so çentenari de morti copà ogni ano;
    en Xvisara łe Banke no łe pratega l’anoteçixmo e no łe frega i pori clienti robandoghe so i conti corenti e vendendoghe titołi spasadura come Cirio, Parmalat evc.;
    en Xvisara no ghè łe banke ke fa tramaci onti come coełe romane, tałiane e padane;
    en Xvisara no ghè na casta połedega de ladri e farabuti e on stramaro de altre caste statali e parastatali ke łi roba a tuto spiano a ła pora xente ke laora, ai vecioti ai małà ai dexgrasià;
    en Xvisara no ghe łe pore batone costrete a batare so łe strade e a prategar na prostitusion sporca e a ris-cio; a ghè dei bei, neti e sani bordełi, dei bar atresà ke łi par sałe de ospedałi, co profesioniste coi fioki e no te te senti on mixerabile e onto come ente ła Tałia co te vè en volta par łe strade;
    en Xvisara no ghè xente ke ła se copa parké no ła ga laoro o parké el stato nol paga łe fature;
    en Xvisara no ghè tuti łi alcołixà ke ghè kì ente ła Tałia;
    en Xvisara el çitadin no łè espuprià de ła soranetà połedega com eki ente ła Tałia;
    en Xvisara no te catarè el paradixo però no ghè l’enferno ca se cata ente ła Tałia e mi a prefariso çento ‘olte jirarme l’Engadina e i Grijoni, el Tiçin col so parco nasional ke lè on spetacoło, i bei laghi de Loxana e de Costansa, łe strade nete sensa łe mote de scoàse drio i bordi;

    Par mi Roma ła podaria rovinar tuta drento el Tevare ke no faria gnanca na criada!

    L’oror de łi tałego romani
    https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnRLQEo4Z24xLXVPOGNyamc/edit

    L’oror de łi tałego padani
    https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnRLQEo4aGNfUE85eWFxb3c/edit

    Łi sasini de l’ebreo Cristo – I romani
    https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnRLQEo4T0pvM0Z6bXdtS1k/edit

    Łi barbari romani
    https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnRLQEo4d0NRaVZ2Mll0bVE/edit

    L’orenda canta mamełega
    https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnRLQEo4RlhpclFxUnV3TWs/edit

    Asenteixmo ente ła piovega ministrasion tałiana
    https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnRLQEo4MjVaMl9rNWJOOUk/edit

    Caporałà tałego o tałian
    https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnRLQEo4T0NzbDEtVWRrUm8/edit

    Banke robarie e depredasion taleghe
    https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnRLQEo4YVhMVWdBUXRFSTA/edit

    • Signor Pento, visto che ama tanto la Svizzera, cosa aspetta a trasferirsi in quelle contrade ? Chieda la residenza, il diritto d’asilo, tutto quello che vuole ,ma si sbrighi. Non soffra più. Gli elvetici le chiederanno sicuramente il certificato penale italiano e l’ammontare del suo conto corrente, dei suoi risparmi. Se sono molto sostanziosi , esaudiranno i suoi desideri. Se sono esigui, si rassegni. Comunque faccia un tentativo e poi ci racconti l’esito. Partono tanti giovani per trovare un lavoro all’estero. Lei non sarebbe un’eccezione, anche se, immagino, il suo trasferimento non sarebbe provocato dalla disoccupazione ma dall’odio verso l’Italia. Però se qualcuno , dall’estero, vuol ritornare in Italia( come ha fatto la Signora Graziana che é felice di potersi recare spesso a Roma) , non lo rattristi augurandogli la distruzione della Penisola ! Suvvia..un po’ di gentilezza, di allegria…la vita é già tanto amara..

      • Vara ke mi a stago ente la me tera veneta e no ente la Talia, ke no confondemo le robe: tera veneta ke pal momento la xe ocupa dal stato talian ma ke spero presto la se lebere.

        No so miga ca go da ndar via da la me tera veneta ma xe li onti taliani e ke li vaga pur a l’enferno driti.

  4. Sono figlia di friulani emigrati in Svizzera nei primi anni ’50. Nata e cresciuta a Zurigo. Dopo la maturità (scuole svizzere) ho lavorato come impiegata, in banca, per oltre 15 anni (la mia sede di lavoro era nella lussuosa Bahnhofstrasse). Svolgendo quell’attività, ho potuto conoscere molti retroscena di vergognosi investimenti bancari provenienti dall’estero. Dopo il matrimonio con un italiano, sono ritornata definitivamente in Italia, a Viterbo. Ed ora, in pensione, sono felice quando, nei fine settimana, mi reco con i nipotini a passeggiare nella bellissima Roma. Il Signor Piombini ci ha indicato i dati statistici ottimali (e reali) della Svizzera di “superficie”. Mancano quelli del “sottosuolo” elvetico, che le autorità ufficiali forniscono col contagocce. Per non influenzare negativamente gli investitori stranieri . Tasso di suicidi, alcolismo, droga, prostituzione nei locali pubblici, riciclaggio e ricettazione giganteschi, ecc.. Il Signor Totti ha ragione. La Svizzera, per quanto sia alto il suo livello di prosperità economica, non é il paradiso terrestre. E’ uno Stato come gli altri, con tante magagne nascoste anche dai giornalisti. Ai cultori di letteratura consiglierei la lettura del libro DER VERDACHT, del grande romanziere elvetico Friedrich Durrenmatt (con l’umlaut). Avendo un lavoro, l’Italia é bellissima, stupenda.Ed é una fortuna poterci vivere.

    • Signora Graziana, non sono mai stato in Svizzera e quindi forse lei ne sa più di me.

      Leggendo questi dati anch’io mi sono fatto l’idea che l’Italia sia una vera pacchia, un paese bellissimo e stupendo: ma solo per i politici, i dipendenti pubblici e tutti coloro che sono mantenuti dallo stato.

      Per chi lavora nel settore privato, invece, l’Italia assomiglia tanto a un inferno burocratico e fiscale.

      • Lei esagera. Non mi pare che i professionisti (medici, avvocati, notai, ingegneri, ecc..) e i grandi industriali se la passino male in Italia. Sono i piccoli imprenditori ad avere problemi e, soprattutto, i giovani che rischiano di restare per anni esclusi dal ciclo lavorativo. Forse, uscendo dall’euro ( moneta che consente ai tedeschi di dominare l’Europa), l’economia italiana potrebbe riprendersi. Quanto alla ricchezza degli Svizzeri, penso che abbia ragione il Signor Totti. Il fatto che i governanti elvetici, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, abbiano nascosto per decenni la verità ai vincitori(Americani e Inglesi) sugli enormi depositi di oro e valuta effettuati dai Tedeschi e dagli Ebrei(poi assassinati), ci fa capire l’origine della rapida e sistematica crescita industriale di questo piccolo popolo di ex emigranti. Ogni popolo ha i suoi scheletri negli armadi. E gli Svizzeri dovrebbero vergognarsi di aver definito ratti i nostri emigranti frontalieri.

  5. Eureka ! Il Signor Piombini l’ha finalmente trovato ! L’Eden, il Paradiso Terrestre esiste e.. confina con l’Italia . La Svizzera ! L’esterofilia é una delle malattie italiane. Soprattutto nei periodi di decadenza, non intravedendo una chiara soluzione dei problemi nazionali, alcuni Italiani , spesso solo con la mente , si precipitano all’estero e trovano la “chiave della felicità”. Nel Settecento, la penisola era spesso contesa tra le potenze straniere. Alcuni intellettuali, invece di invitare gli Italiani ad unirsi, a non farsi opprimere da sovrani stranieri predoni, per avere possibili “sistemazioni” (cattedre, stipendi, impieghi, ecc..) si genuflettevano , indirizzando loro versi adulatorii. Tristemente celebre il “padano” Vincenzo Monti, che prima scriveva versi contro i Francesi rivoluzionari (la Basvilliana), poi adulava Napoleone (Prometeo ). Infine, al ritorno degli Austriaci , scriveva in loro onore “Il ritorno di Astrea”. Dopo la sconfitta della Seconda Guerra Mondiale, gli USA erano il nuovo mito . Tanto da indurre uno scansonato cantante napoletano, Renato Carosone, a prendere in giro gli ammiratori della società statunitense (Tu vo’ fa’ l’americano). Con l’attuale crisi economica, che sconvolge oltre all’Italia altri Paesi Europei, riemergono gli esterofili. Leghisti ed indipendentisti si commuovono per la prosperità e l’organizzazione della Germania o della Svizzera. Ed invitano i Lombardi a farsi annettere dalla Repubblica rossocrociata. Annessione che non interessa minimamente ai politici elvetici. Alcuni dei quali hanno scatenato addirittura una campagna razzista proprio contro i frontalieri polentoni, definendoli ratti !! Con il suddetto articolo, il Signor Piombini ci indica entusiasticamente i primati economico-finanziarii della vicina Confederazione.Che, sia ben chiaro, sono innegabili. Ma nell’elenco celebrativo delle glorie elvetiche emerge qualche inesattezza e qualche “piccola omissione”. Scrive infatti il Piombini : “..il 1874 può essere considerato l’anno simbolo della distanza ormai abissale che separava la Svizzera dall’Italia..”. Dal punto di vista dell’organizzazione politica tale asserzione può essere accettabile. I polentoni Savoia, invasori, massacratori e predoni, avevano unito l’Italia considerando i territori meridionali come una colonia . Che doveva essere governata e sfruttata da pochi “eletti massoni”. Ma dal punto di vista economico, la “distanza abissale” tra Svizzera e Italia mi sembra una grossolana esagerazione. GLI SVIZZERI, FINO AL 1914, ERANO UN POPOLO POVERO; UN POPOLO DI EMIGRANTI. Basta leggere una qualsiasi storia della Svizzera. Se non si ha il tempo per andare in biblioteca, si può digitare “Emigrazione svizzera nel mondo” e si trovano dati precisi, forniti da studiosi svizzeri. Luigi Lorenzetti e Giorgio Cheda ci fanno sapere che su una popolazione elvetica che , in oltre mezzo secolo, oscillava dai 3,5 ai 4, 5 milioni di abitanti, gli emigranti furono 400.000 (dal 1850 al 1914) ! Migliaia furono i ticinesi ed i grigionesi che abbandonarono le loro case per raggiungere le Americhe e l’Australia. Come i Veneti ed i Meridionali. Essi scrivono anche che , per oltre 450 anni, a partire dal XV secolo, oltre DUE MILIONI DI SVIZZERI, PER SOPRAVVIVERE, SONO EMIGRATI ALL’ESTERO PER FARE I… MERCENARI ! Combattendo e morendo , per soldi, in guerre straniere. Preferibilmente negli eserciti francesi e degli Stati Italiani, tra cui il Regno Delle Due Sicilie. E veniamo alla “piccola omissione “. Se fino alla Prima Guerra Mondiale gli Svizzeri (di tutti i cantoni) erano poveri ed emigravano, e se nel primo Dopoguerra anche l’economia di questo piccolo Paese fu colpita dalla crisi economica originata negli USA (crollo di Wall Street, 1929), come mai gli Elvetici si arricchiscono enormemente a partire dal 1945 ? Vero è che quasi tutta l’Europa Occidentale, nel Secondo Dopoguerra, risorge economicamente, tanto che in Italia si parla di “Miracolo Economico”. Però é anche vero che l’arricchimento della Svizzera é incomparabile . L’industrializzazione di questo piccolo Paese esplode in quegli anni . Per creare imprenditoria ci vogliono consistenti capitali e gli Svizzeri ne dispongono in quantità infinite, erogate dalle banche ad interessi irrisori. Interessi che Inglesi, Francesi ed Italiani possono soltanto sognare . Come mai ? Da dove hanno tratto gli Elvetici ( negli Anni ’50 erano circa 5 milioni) queste enormi, infinite risorse finanziarie, tali da metterli al sicuro per almeno un secolo ? Signor Piombini, lei sa da dove proveniva questa ENORME, IMMENSA REFURTIVA ! Perché non l’ha citata nel suddetto articolo ? Lei avrebbe dovuto indicare compiutamente le origini di questo benessere attuale. Origine dovuta all’ENORME CRIMINE COMPIUTO NEGLI ANNI 1933-45 DAGLI “ONESTISSIMI” SVIZZERI. CHE RICICLAVANO E RICETTAVANO ENORMI QUANTITA’ DI ORO RUBATE ALLE BANCHE NAZIONALI EUROPEE (BELGIO, OLANDA, NORVEGIA, FRANCIA, DANIMARCA, POLONIA, ECC.) dai Tedeschi e depositate in Svizzera in cambio di valuta. Valuta (dollari, sterline, franchi svizz. , ecc.) necessaria per comprare , tramite anche gli “onesti” intermediari svizzeri, spesso con le solite triangolazioni (per es. USA- Portogallo-Germania), armi, metalli per l’industria bellica, ecc. Senza questi acquisti, la Germania sarebbe stata sconfitta due anni prima (lo hanno affermato strateghi inglesi). Mentre interi popoli soffrivano, combattevano, venivano sterminati, gli “onesti, pacifici, civilissimi” Svizzeri si arricchivano per generazioni e generazioni. E quanti miliardi e preziose opere d’arte , depositati dagli Ebrei perseguitati, sono finiti “per sempre” nelle banche svizzere . Che ovviamente, garantivano il segreto bancario. E perché l’onestissimo governo svizzero accettava i miliardi ma non i possessori dei miliardi , esclusi dal diritto d’asilo ? Che poi erano condannati allo sterminio nei lager tedeschi. E perchè nel Secondo Dopoguerra, gli onesti governanti svizzeri tentarono di nascondere la verità ai capi dei governi europei e degli USA che indagavano sul trafugamento dell’oro fatto dai tedeschi ? Tanto da indurre giornali inglesi e tedeschi a scrivere :”Svizzeri, popolo di briganti !”. E perché i furbastri Elvetici, fino ai giorni nostri, hanno continuato imperterriti a riciclare e ricettare enormi quantità di denaro e beni preziosi, depositati da sanguinari dittatori, capi di governo, politici, criminali di tutte le razze del mondo ? Il suo articolo, Signor Piombini, sarebbe stato più analitico , più esaustivo se non si fosse limitato ad elogiare la “brillante” organizzazione confederale come unica scaturigine della ricchezza svizzera. Cordiali Saluti.

      • Raccontare le favole ai bambini e’ pedagogicamente corretto. Ma raccontarle agli adulti e’ ridicolo . Diceva il filosofo : ” sapere aude!”. Meno male che anche in questo sito “ariano” c’è’ qualcuno che non abbocca a tutte le leggende di presunte superiorità’ nordiche. Tipo Svizzeri onestissimi e laboriosissimi..con i soldi degli assassinati !

    • Mi ke so veneto e no so talian (a parte la çitadenansa forsoxa) no sofro de esterofilia,
      primo parké no sento e no considero estero l’Ouropa e la Xvisara;
      secondo parké sento e considero estero la Talia a scuminsiar da la so capital Roma;
      terso la Nasion par mi lè coela veneta e no la Talia;
      coarto le dexgràsie venete le xe scuminsià co Napoleon ma no le xe fenie co la Talia pitosto col rivo del Stado Talian le xe aomentà de diexe ‘olte;
      cointo …

      Caro amigo talian ti par mi a te si estaro e la Xvisara la resta on sogno come la Xermagna.

      Taliani: ladri, farabuti, buxiari, sasini, traidori, parasidi, bruta xente, mafioxi, onti, singani, patacari, çarladani, marmaja, sasini de Cristo e persecudori de ebrei, …

      Kisà parké ki ke jera persegoià el nfava en Xvisara:

      Adio Logano Bela

      http://www.youtube.com/watch?v=k84G4ODpBsE

    • Ottimo commento, Signor Totti. Altro che efficienza e onesta’ calviniste ! I furbi elvetici si sono arricchiti sfruttando le disgrazie altrui. Ed ora si propongono come modello sociale. Utilizzando i capitali di tutti i delinquenti del mondo ! E ci sono pure Italiani boccaloni che li elogiano .

    • Signor Romolo Totti (romano al 100 %, scommetto), con gli ebrei si sono comportati meglio gli italiani, che hanno emanato le leggi razziali e aiutato i tedeschi a deportarli nei campi; o gli svizzeri, che si sono limitati a ricettare del denaro di dubbia provenienza, per poi restituirlo interamente (alla fine degli anni novanta) quando è stato richiesto dalle associazioni ebraiche?

      • Gli Italiani che hanno aiutato i Tedeschi nella caccia agli Ebrei erano, in maggioranza, i “padani” fascisti dalla RSI. Gli ecclesiastici hanno salvato, a Roma , molti Ebrei, nascondendoli nelle chiese. Gli Svizzeri per decenni ,dopo le richieste di chiarimenti statunitensi e delle organizzazioni ebraiche, hanno negato l’evidenza ed intanto con gli enormi capitali accumulati ( in oro ed in valuta) finanziavano la loro veloce industrializzazione. Non solo, ma quando nessun erede degli Ebrei deportati, si faceva vivo ( o perché eliminati anch’essi nei lager o per altri motivi) , i dirigenti delle banche interessate davano ordine di distruggere tutte le ricevute attestanti i versamenti ( degli anni 30 e 40), impossessandosi di ingenti quantità’ di denaro. Un bancario (di origine italiana), visionando molti fogli (ricevute)buttati nei cestini, denuncio’ il misfatto. Fu subito licenziato.Racconta l’episodio il sociologo e politico svizzero Jean Ziegler sul suo libro “LA SVIZZERA,L’ORO E I MORTI(Mondadori).Da notare che questi vergognosi comportamenti provengono da importanti dirigenti e non da anonimi ed ininfluenti “uomini comuni”.i soldi restituiti sono soltanto una minima parte di quelli accumulati (sia in lingotti trafugati che in depositi in valuta). Basti pensare che soltanto i lingotti della Banca Nazionale Belga, trafugati dai nazisti e depositati in Svizzera , avevano un valore corrispondente a parecchi milioni di franchi svizzeriFiguriamoci quelli delle banche nazionali francesi, olandesi, polacche, ecc..

      • LE leggi razziali, in Italia, sono state emanate dal delinquente padano Mussolini, amico del supercriminale austro-tedesco Hitler. la maggior parte degli efferati crimini e dei genocidi avvenuti nella Storia Contemporanea sono spesso opera di capi politici o militari nati, o operanti, in zone del Nord ( Himmler, Hitler, Stalin, Heydrich, Heichmann,Kaltebrunner, il generale britannico Harris. i popoli mediterranei, tanto vituperati in questo sito, proprio perché molto legati ai valori familiari, per fortuna, non hanno prodotto in recenti periodi storici , criminali efferati o massacratori di intere popolazioni come i ” nordici” suindicati. I valori familiari rendono impensabili deportazioni o massacri di intere collettività ed escludono , a priori, “creazioni artistiche” come i paralumi di pelle umana prodotti in uno dei più famosi centri della ” civiltà germanica “, come il lager di BUCHENWALD

    • In verità, signor Totti, io non ho parlato di superiorità culturale o etnica degli svizzeri sugli italiani.

      Ho solo spiegato le ragioni per cui considero il modello liberista e federalista elvetico di gran lunga superiore a quello statalista e centralista dell’Italia.

      Le sue polemiche mi sembrano quindi fuori luogo.

      Cordiali saluti

  6. La progressiva meridionalizzazione del Nord non come immigrazione ma come modello sociale ha definitivamente precluso ogni possibilità di erigere un modello federale e autonomo.
    Ormai si è adagiati su un assistenzialismo flaccido tipico di culture latine dove solo lo Stato è visto come il rimedio di tutti i mali.
    Viene a mancare quello spirito indipendente e coraggioso che ha fatto la differenza in Svizzera dove le esigenze dei singoli sono accoltein referendum seri e legali.
    Imoltre ciò ha creato un esercito di parassiti e boiardi di Stato dediti soltanto al ladrocinio e corruzione avendo accesso a fondi e rimborsi fasulli con le nostre tasse pagate per lo più dalle provincie padane.
    Alcalde

    • Si argomenta sui crimini finanziari (riciclaggio e ricettazione ) che hanno consentito agli Svizzeri di disporre di enormi continui capitali (in combutta con i fratelli -criminali tedeschi, che facevano il lavoro sporco nei lager e sui campi di battaglia ) ed ecco che riemerge l’OSSESSIONE PARANOICA ANTI-MERIDIONALE del signor Alcalde che forse non ha nemmeno letto quanto affermato dal signor Piombini:”..quante furono di preciso le vittime tra le popolazioni meridionali non lo sapremo mai …..da centomila…..ad un milione ..”quindi i Meridionali sono stati aggrediti e massacrati dal polentoni sabaudi ed è…..colpa loro se le cose in Italia vanno male! Signor Alcalde, nemmeno Himmler era così ossessionato dagli Ebrei come lei lo è dai Meridionali. Ma lei ci sta con la testa ? Stiamo parlando dell’origine della ricchezza elvetica. Che c’entrano i Meridionali ? Ma possibile che un imbroglione-pregiudicato come Bossi sia stato così luciferino a plagiare i cervelli dei polentoni ? Facendo ricadere sulle loro vittime, i Meridionali da loro aggrediti e massacrati, la responsabilità della crisi italiana? In Germania,oggi, nessuno colpevolizzerebbe gli Ebrei. Al contrario, i tedeschi , oggi, si vergognano di quello che hanno fatto, tra il 1933 ed il 1945, quando erano fanatizzati dalla propaganda nazista. Leghisti ed indipendentisti come Alcalde, invece, continuano imperterriti a ripetere i loro vergognosi ritornelli paranoici. Solo per questo Bossi ed i leghisti meriterebbero il CARCERE A VITA !

  7. E’ possibile chiedere all’autore – che ringrazio per l’articolo ineccepibile – un SECONDO articolo che descriva le condizioni su TASSE SANITA’ FISCO ecc. dei vari stati preunitari?

    Sarebbe articolo molto utile e credo gradito a molti

    grazie

    • La ringrazio. L’argomento che propone merita di essere approfondito. Quello che so per certo è che il Regno di Sardegna aveva il livello di tassazione più alto di tutti, e che dopo l’unificazione le tasse nel Regno d’Italia aumentarono in maniera notevole rispetto a quanto erano abituati gli abitanti degli stati preunitari.

      (Con l’occasione ringrazio anche Toscano Redini e tutti gli altri che hanno apprezzato l’articolo)

    • Concordo pienamente con la richiesta al BRAVISSIMO Piombini di avere uno schema comparato delle tasse degli stati preunitari.
      Aggiungo anche l’Italia PreFascismo
      e l’Italia DURANTE il Fascismo.
      Mi hanno sempre interessato ma non le ho trovate su Internet.
      Cordiali saluti e complimenti vivissimi.
      Marcello Gardani

      • Io ho trovato in rete questi dati pubblicati dalla Treccani, riguardanti le entrate pro-capite di ogni stato preunitario nel 1860:

        Regno di Sardegna: 35,8 lire a testa, per abitante

        Lombardia: 27,5

        Toscana: 25,3

        Parma: 33,6

        Modena: 20,1

        Romagne: 22,8

        Marche e Umbria: 17,9

        Napoletano: 15,6

        Sicilia: 10,3

        Totale: 22,5

        Il Regno di Sardegna aveva quindi una tassazione molto più alta della media, che in seguito estese, aumentandola, al resto d’Italia, facendola sprofondare nella rovina economica. Sorprende anche il livello basso delle tasse nel Regno delle Due Sicilie.

  8. Da Svizzero, nonostante alcune inesattezze, complimenti per l’articolo. È la prima volta che leggo su un giornale italiano qualcosa di così vicino alla realtà!

      • Se ha dei dati o delle affermazioni specifiche da contestare lo dica, altrimenti è inutile che venga qui a fare lo spiritosone!

  9. Se mai riusciremo a liberarci dallo stato italiano non dovremo poi fare grandi sforzi legislativi e costituenti: basterà adottare leggi e costituzione svizzera nella sua versione scritta in italiano. Un articolo da divulgare!

    • Ma per arricchirvi dovete prima , con precisi metodi criminali tedeschi, scatenare una Kristallnacht , seguita da una successiva conferenza di Wannsee, per quantificare il numero di persone da assassinare e ,poi, da derubare. Infine dovete germanicamente individuare il gruppo etnico da eliminare: Meridionali o Extracomunitari ? Sia gli uni che gli altri non sono molto danarosi. E poi, i lager dove li costruirete ? In Veneto o in Lombardia? E chi sarà’ il nuovo Himmler? Borghezio o…Bracalini? Dovete decidervi. Gli interrogativi sono tanti….

  10. komplimenti alla Svizzera ed all’estensore dell’artikolo x la sua kiara e “gustosa” relaziione…

  11. E’ importante secondo me che i movimenti indipendentisti abbiano dei punti di riferimento concreti per i propri progetti.

    Un futuro Veneto o una futura Lombardia indipendente dovrebbero a mio avviso ispirarsi a un modello politico ed economico quanto più lontano possibile da quello dell’Italia, e quanto più simile a quello della Svizzera.

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