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Desertificazione umana al sud, deserto di idee al nord. viva l’italia unita!

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di ROMANO BRACALINI

disastro italiaL’abate Stoppani coniò per l’Italia il noto aforisma di “Bel Paese” che se tornasse oggi avrebbe qualche difficoltà a riconoscerlo; e gli italiani, i peggiori nemici di stessi, hanno fatto del loro peggio per renderlo invivibile. Se piove il paese va sott’acqua; se non piove c’è il rischio siccità. Il magistrato del Po a Parma abbonda di tecnici e funzionari della Magna Grecia, che prevedono l’alluvione a cose fatte. In Giappone, da sempre a rischio terremoti, hanno costruito le case antisismiche che riducono grandemente il rischio di crolli. In Italia perfino l’ospedale dell’Aquila era costruito fuori le norme; e in Campania le stazioni dei carabinieri spesso hanno sede in edifici abusivi. Il mosaico italiano è rimasto quello che è sempre stato: un insieme di popoli rissosi e pavidi. Ogni regione ha la sua definizione che viene connotata di disprezzo dalla regione vicina. I genovesi avari,i torinesi falsi e cortesi, i vicentinI magna gatti. Mino Maccari, senese, che non amava i toscani, aveva coniato il detto: ”Toscani e passeri quando li trovi ammazzali”. Una raccomandazione che vale ancora oggi. Ma la scissura più drammatica resta tra il Nord e il Sud. Al Sud il lavoro metodico e di rischio non è ancora stato inventato. Si vive di stato, di burocrazia, di lavoro parassitario.

Solo la Lega del nuovo corso può pensare che al Sud via siano qualità e virtù nascoste, tante oasi di onestà; e che i 30.000 dipendenti del comune di Palermo non siano una esagerazione e uno spreco a carico della comunità (specie del Nord che paga per tutti).

L’ultimo rapporto della Svimez (associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno) ci viene a dire cose che sappiamo benissimo e cioè che l’economia del Sud sta paurosamente arretrando dall’Abruzzo, al Molise, alla Calabria, alla Campania, alla Puglia, alla Sicilia, alla Sardegna. Il crollo dei redditi al Sud è stato del 15% negli ultimi cinque anni; e la perdita di posti di lavoro di circa 800.000 persone in sei anni; che il rischio sia la desertificazione industriale e umana lo dimostra il fatto che nel 2013 sono emigrate 116.000 persone, la maggior parte verso il Nord. Il Sud è tornato ai livelli del 1950. Un altro dato infine rovescia la tradizione di prolificità del Sud. I decessi superano le nascite; un fenomeno che si è verificato solo in due circostanze: nel 1866, alla fine della terza guerra di indipendenza, e nel 1918, alla fine della prima guerra mondiale.

Ma se il Sud non ride, il Nord non gode. A parte la crisi economica che riguarda il pianeta, la crisi morale del Nord è un riflesso del parassitismo e delle furbizie del Sud. Milano, che un tempo imponeva il suo stile di rigore al Paese, ha perduto il ruolo storico di “capitale morale”. La lunga tradizione di sindaci meneghini ha lasciato il posto a sindaci “de sinistra” come Pisapia, avvocato di origini campane. Abbiamo poi la capitale che ci meritiamo. Roma ha accentuato il suo carattere burocratico, accentratore e parassitario. Tutto vi è precario, dalla sanità ai trasporti. Basta una pioggia ordinaria per bloccare il traffico e inondare la metropolitana. Nel 1955 Manlio Cancogni scrisse per l’Espresso un articolo memorabile intitolato: ”Capitale corrotta,nazione infetta”. Il pericolo di contagio non è diminuito. Roma è l’incubatrice della peggiore classe politica della storia repubblicana. Lo storico torinese Luigi Firpo diceva che Roma era una capitale del Medio Oriente; non era una metropoli creatrice di modelli per l’intera nazione, come Parigi e Londra, ”ma una sterile spugna burocratica che tutto assorbe e nulla dà”.Napoli non ha smentito la fama di “Calcutta d’Italia”. Solo pochi e inascoltati testimoni misero in guardia contro il pericolo di aggregare a un paese celtico uno arabo-levantino in un connubio innaturale e fuori ogni regola. Col tempo i caratteri più deteriori si sono consolidati: nel cinema prevalgono gli attori meridionali che non sanno parlare italiano. La TV manda in onda sceneggiati sui “carabbinieri”, dove la lingua è quella di Vittorio De Sica nel cinema realista e povero del dopoguerra. Il Sud è una fabbrica di avvocati, magistrati, funzionari, questurini e ciccia punta.

Al Sud ci sono più università che al Nord ma non le più rinomate. La lingua si è impoverita, quando non è infarcita di errori elementari, specie ai livelli della burocrazia statale. Dirigenti che arrivano a scrivere: ”I parenti della salma”. E a un concorso a Napoli chiedono a un candidato se la carie è una malattia dei polmoni, dei piedi o dei denti. Il TG 3 del primo luglio 2013 ha mandato in onda un servizio sul declino della cultura in Italia, con una intervista all’editore Laterza. Ma nel titolo in sovrimpressione era scritto: ”La Terza”. Se questa è l’Italia, era meglio non averla fatta, diceva Sidney Sonnino. Purtroppo lo disse col solito minuto di ritardo.

 

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6 COMMENTS

  1. Il problema è proprio quello: un paese celtico contrapposto ad uno arabo-bizantino. Ma nessuno lo dice più. Invece la frattura etnica è alla base dei guai di questo cosiddetto paese. Che non è il più bello del mondo e non è stato rovinato dalla repubblica italiana. Semplicemente, non è mai esistito, checchè ne pensi il nazionalista Marabini.

    • Userei qualche cautela quando ci addentriamo a parlare di etnie. Bizantini arabi non hanno molto in comune. I veneti non erano celti, mentre lo erano quelli che erano stanziati nella pianura padana. Venezia ha fatto parte dell’impero bizantino fino ad acquisire una completa autonomia poi indipendenza. I legami culturali sono sempre stati importanti.. Da “nazionalista” ho ritenuto, scritto in queste pagine, che l’unità politica della penisola italiana fu una tragedia ed una sventura per i popoli che la abitavano. Tutti i popoli italiani tuttavia, pur parlando idiomi diversi, hanno sempre riconosciuto nell’idioma fiorentini – toscano, poi convenzionalmente chiamato italiano, un patrimonio comune. La stessa Repubblica Veneta riconobbe sempre di fatto tre lingue ufficiali, latino veneto italiano.

      • L’italiano è talmente considerato (sic) che tra le lingue ufficiali della Ue non esiste.La lingua segue il destino del paese.Non conta nulla questa,non conta nulla quella.
        Gherardo

  2. Uno sfogo appassionato, ma tragicamente veritiero.Il bel paese non é più tale perche saccheggiato e lordato da un ceto parassitario politico burocratico organizzato in associazioni affaristiche malavitose.
    Anche la lingua, la più bella di tutte, e che gode,malgrado la repubblica Italiana, di una grande reputazione nel mondo é a rischio.
    Vedi: stati generali della lingua italiana nel mondo.
    Che succederà a questo paese? Solo sprofondando si potrà risalire

    • onestamente non voglio nè sprofondare con l’italia ne risalire, voglio solo dividermi dall’i-taglia, il prima possibile, perchè la secessione è l’unica soluzione, basta i-taglia!

    • Lingua più bella del mondo in base a quali criteri? Lei è un glottologo? E anche lo fosse, dire che una cosa è bella riguarda la sfera soggettiva, per cui, trattandosi di gusti personali, espressi da chi solitamente non conosce più di una lingua, è una solenne cazzata, quasi al pari della costituzione più bella del mondo.
      E poi mi piacerebbe capire cosa vuol dire che una lingua gode di una grande reputazione nel mondo. Una lingua può essere bella, brutta, utile, inutile, precisa, imprecisa e quant’altro. Ma che una lingua goda di reputazione, non l’avevo mai sentito dire.

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