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Ignoranza e pregiudizio: le meschinità di Paul Krugman

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di MATTEO CORSINI

Paul Krugman è stupito del fatto che i sondaggi rivelino chegli americani hanno un’opinione molto negativa dell’economia e dell’amministrazione Biden“. Come mai gli americani sono insoddisfatti e pessimisti quando la disoccupazione è ai minimi, il Pil cresce bene e l’inflazione dei prezzi al consumo sta diminuendo? Krugman non riesce a spiegarselo, quindi conclude che l’opinione degli americani sia frutto di un pregiudizio politico e (ovviamente) di ignoranza.
Ma i conti non tornano, perché a essere pessimisti non sono solo i repubblicani trumpiani, ma anche una parte di democratici, stando all’incrocio tra sondaggi sul sentiment economico e quelli sulle intenzioni di voto.
Basterebbe dare uno sguardo un po’ meno macro ai numeri per rendersi conto che gli americani, soprattutto quelli non abbienti, consumano buona parte del loro reddito per comprare beni alimentari e di prima necessità i cui prezzi sono aumentati ben più della media degli indici dei prezzi al consumo. Al tempo stesso, i loro redditi non sono aumentati nella stessa misura. Se, poi, sono indebitati (e non è affatto raro), i costi delle carte di credito e altri prodotti di credito al consumo erodono una fetta non piccola di reddito.
Il risultato è che queste persone se la passano peggio rispetto a prima delle (scellerate) politiche economiche dell’era Covid, quindi non hanno grandi motivi di essere soddisfatte e ottimiste sul futuro.
Con buona pace dei mantra pro inflazione che i keynesiani ripetevano un giorno sì e l’altro pure ai tempi in cui temevano “lo spettro della deflazione”. Dicevano che l’inflazione avrebbe favorito i poveri perché avrebbe eroso il valore reale dei loro debiti.
Pare proprio che, nell’insieme, queste persone non abbiano affatto beneficiato dell’aumento dell’inflazione. Come peraltro il buon senso e nozioni base di economia avrebbero lasciato intuire anche a priori. E liquidarle come ignoranti e guidate da pregiudizi è nient’altro che una meschinità.

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1 COMMENT

  1. Peccato che a quelli come Krugman sfugga il fatto che l’inflazione non si limita a erodere il valore dei debiti ma anche quello dei risparmi. E che comunque un creditore che si trova eroso il saggio d’interesse, ha minore disponibilità di cassa e di conseguenza altrettanto minore disponibilità di investimento. E di consumo, per cui sarà “meno cliente” di qualcun altro. La solita “genialità” keynesiana.

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