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Il libero mercato tende all’ordine, il governo alla guerra civile

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di PIETRO AGRIESTI

Così come spesso non ci si rende conto di quanto i mezzi della politica e dello Stato siano aggressivi, altrettanto spesso non ci si rende conto dei mezzi che il libero mercato ci mette a disposizione per collaborare e cooperare in modo pacifico ed efficace con il nostro prossimo.

Chiedere di stabilire con un atto di imperio che un prodotto, un servizio o un lavoro siano pagati “X” significa volerne imporre il prezzo. Questo, oltre che violento, è un atto che non tiene conto della funzione che i prezzi svolgono nel sistema economico. I prezzi rappresentano il punto d’incontro in un libero scambio. Riflettono la domanda e l’offerta. Sintetizzano informazioni complesse ed essenziali. Rendono possibile il calcolo economico. Coordinano l’allocazione delle risorse.

Al contrario, gli interventi per fissare politicamente i prezzi sono un modo di sabotare il sistema economico diffondendo informazioni false, che una volta immesse nel sistema producono decisioni “sballate” di tutti gli attori a tutti i livelli. In parole povere, mentre il libero mercato tende all’ordine, gli interventi per regolarlo producono il caos.

Se io offro un certo lavoro e non trovo nessuno disponibile ad acquistarlo spontaneamente significa che non sto offrendo qualcosa di cui le persone intorno a me sentono il bisogno o il desiderio. Significa in altre parole che sono scoordinato rispetto alla società che ho intorno. Al contrario, se altri lavori e altre professionalità sono pagati di più è perché sono più richiesti e più apprezzati.

Questo significa che ascoltando il mercato e lasciandosi guidare dal sistema dei prezzi è possibile coordinarsi con chi abbiamo intorno. Il mercato ci guida a soddisfare i bisogni e i desideri che per le altre persone sono più importanti. Ci incoraggia a non essere egocentrici, a porci in ascolto e a collaborare. Questo non vuol dire che ci obblighi o ci proibisca interamente di fare qualcosa di particolare, ma piuttosto che ci spinge a prendere le nostre decisioni tenendo conto degli altri.

A volte questo implica non poter fare esattamente ciò che si vuole, ma soprattutto in genere significa sviluppare un certo tipo di attitudine, e approcciare le cose con maggiore consapevolezza e di conseguenza con più efficacia.

In un mondo di persone ugualmente libere, e di rapporti pacifici e volontari, tutti dipendono dal consenso altrui, e l’abilità che occorre sviluppare è quella dell’armonia: la capacità da un lato di essere sé stessi e di vivere la vita che si desidera, dall’altro di procedere in modo coordinato – armonico – con il contesto e la società intorno.

Se le persone che pretendono soldi e lavoro a prescindere, mettessero da parte i pregiudizi, imparassero piuttosto a capire cos’è il mercato, a leggerne le indicazioni, a parteciparvi attivamente, a mettersi in gioco con un’attitudine aperta e consapevole, a collaborare con le altre persone – anziché augurarsi che siano aggredite – avrebbero molte più possibilità di vedere soddisfatti i loro stessi bisogni e desideri, e di riuscire a trovare un’occupazione ben pagata, vicina ai loro interessi.

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3 COMMENTS

  1. Bellissimo commento! Preciso che, per come la vedo io, il sistema dei prezzi ci fornisce sono delle indicazioni, attraverso cui possiamo orientarci, non un cammino obbligato. Perciò il mio non voleva essere un invito a piegare la testa, ma ad abbandonare una sterile contrapposizione, basata sull’incomprensione, che secondo me porta a dei comportamenti fallimentari per sé stessi e nocivi verso gli altri

  2. Mi sembra un discorso giustissimo da applicare a tutte le necessità del vivere quotidiano, nella sua normalità e nel suo progredire… è solo la creazione dell’artista che esula dal mercato del dare e avere… infatti magari fa la fame intento solo a procurarsi colori tele o marmo…e poi nessuno compera ciò che ha prodotto con fatica e notti insonni, magari a stomaco vuoto…ma un domani qualcuno scopre il valore di ciò che hai prodotto e diventa ricco, lui non tu… con un sogghigno sotto i baffi, dovunque sei, possa sentirti appagato della gloria postuma.

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