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Indipendentismo e la sua analisi sociologica (seconda parte)

Da leggere

di ALESSANDRO MORANDINI

indipendentismo padanoSviscerare alcuni importanti meccanismi psicologici non è un esercizio inutile. E’ vero che quelli elencati non sono che una minima parte di quelli possibili; è vero che un’analisi approfondita chiama in causa la psicologia, la neuro-psicologia, la neurologia e via riducendo il livello d’analisi. Ma se l’obiettivo è la spiegazione di un sistema o di un fatto sociale, un grado maggiore di approfondimento può fornire informazioni inutili e distoglierci dallo scopo della disamina.

La corretta valutazione delle motivazioni, delle credenze, dei desideri e delle relazioni tra questi diversi elementi restituisce al mondo indipendentista una spiegazione più precisa di come questo stesso mondo è andato sviluppandosi. Ancora una volta l’esempio più evidente riguarda il desiderio indipendentista sondato dagli istituti di ricerca statistica: si tratta di una informazione generica che non incrementa di molto la conoscenza del fenomeno (ma utile a chi desidera l’indipendenza). E’ importante verificare credenze, desideri e motivazioni, che sono presumibilmente differenti da individuo a individuo.

Anche le norme sociali ed il contesto giuridico nel quale gli individui vivono sono decisivi. Raggiunto un certo sviluppo nel processo indipendentista, cioè nella lotta degli indipendentisti contro lo stato, l’indipendenza può apparire desiderabile anche per chi inizialmente non la considerava. A determinare questa nuova situazione può essere un meccanismo analogo a quello della volpe e dell’uva acerba che induce alcune persone a desiderare ciò che è o che sembra a portata di mano. Affinché questo fatto si verifichi, quindi, è indispensabile che le sanzioni dello stato siano di difficile applicazione o, in alternativa, che le sanzioni dello stato appaiano eccessive ed insensate a coloro che in prima battuta consideravano la prospettiva indipendentista con indifferenza. Nel primo caso il cambiamento nella gerarchia delle preferenze relative alle azioni, anche minime, da compiere dipende da un cambiamento delle opportunità e quindi dei desideri; nel secondo dall’emergere di emozioni negative e, quindi, dall’urgenza che porta a superare ogni valutazione razionale. Nessuno può dire quando ed in che misura succederà, ma si può prevedere che almeno una parte della popolazione sarà interessata da questi fenomeno.

Se le persone interessate sono tante è certo che una norma sociale in virtù della quale viene disprezzato chi non si schiera con i liberatori interverrà a rafforzare il processo in favore degli indipendentisti. E’ quanto è successo nel Donbass dove, fino a pochi anni fa, ben poche persone avrebbero sopportato l’idea di combattere e morire per l’indipendenza dall’Ucraina.

Meccanismi sociali riferibili a credenza e fiducia

Credenze sul rapporto tra democrazia italiana ed indipendenza dal 90 ad oggi

Negli anni ‘90 molte persone partecipavano alle iniziative della Lega Nord perché credevano che attraverso le procedure della democrazia rappresentativa italiana si sarebbe raggiunta l’indipendenza della Padania. Era una credenza che non poteva essere ancora confermata o disconfermata dai fatti (solo chi possedeva uno specifico bagaglio culturale, uno scienziato della politica per esempio, poteva costruire ipotesi sull’opportunità o meno di agire democraticamente per realizzare l’indipendenza). Anche allora non tutti quelli che desideravano l’indipendenza votavano per la Lega Nord. Uno dei motivi è che queste persone, non credendo nelle infinite virtù della democrazia italiana, ritenevano lo scopo irrealizzabile. Anche la credenza di costoro, però, non poteva essere razionale. Un processo indipendentista delle dimensioni di quello innescato dalla Lega di Bossi era una novità assoluta in Italia.

Quindi, se supponiamo che le motivazioni delle persone, negli anni 90, fossero autentiche e riferibili al solo desiderio di indipendenza, dobbiamo concludere che diverse credenze poco razionali potevano produrre differenti conseguenze in termini di partecipazione.

Oggi conservare la credenza nelle infinite virtù della democrazia italiana è molto difficile: le prove scarseggiano e, invece, sono evidenti le contro-prove. Oggi quindi il panorama indipendentista è molto diverso. Le credenze poco razionali positive sono state sostituite da quasi-credenze; le credenze negative possono invece apparire più razionali.

Fiducia nei politici che rappresentano credenze razionali

Alcuni politici quando dicono di credere che la Padania o un’altra regione raggiungeranno, prima o poi, l’indipendenza, sono più convincenti di altri. Sembra che la capacità di convincimento dipenda dalla qualità della credenza del politico.

Chi esprime quasi-credenze non raggiunge mai il cuore delle persone che desiderano veramente l’indipendenza. Se invece l’offerta di rappresentanza è strumentale ad interessi prevalentemente egoistici quasi sempre si vede; solo chi si fida ciecamente del politico in questione non se ne accorge. Però, come vedremo, si può sostenere un politico senza fidarsi troppo di lui.

Quando un politico dice di essere sicuro che un giorno non troppo lontano il Veneto sarà indipendente e, ciononostante, riesce a convincere e a diffondere questa credenza, il suo successo può dipendere dal fatto che la sua è una credenza razionale, momentanea ed aperta alla verifica e, quel che più conta, la sua azione ricca di motivazioni altruistiche. Il politico, in questi casi, è un autentico leader che sfrutta positivamente un movimento collettivo, dove vari gruppi di persone condividono una solidarietà nuova e fondamentale che può incrinare o disintegrare le vecchie istituzioni ormai inefficaci.

Nei movimenti le persone non si fidano le une delle altre e tutte dei loro rappresentanti perché sono cieche e convinte del risultato finale, ma perché sono tutte motivate dallo stesso identico altruismo. E sanno che devono lottare.

Fiducia nei politici che vogliono rappresentare una fede

Invece la fiducia cieca dei seguaci è spesso strumentale alla soddisfazione di alcuni desideri egoistici. Come abbiamo visto, chi dice di conoscere il destino nei suoi particolari (e l’indipendenza di un popolo è un aspetto particolare del destino dell’umanità), quasi sempre nasconde motivazioni che alcune norme sociali rendono disprezzabili.

Per questo motivo i politici che fanno di tutto per assomigliare a dei profeti, quando non raggiungono i risultati sperati perdono il loro carisma e vengono abbandonati, dileggiati, uccisi dai seguaci.

I politici che rappresentano credenze razionali, viceversa, possono incrementare il loro carisma anche dalla sconfitta.

Fiducia nell’istituzione

Ci si può fidare di una organizzazione. Se è il funzionamento di una organizzazione a destare la nostra fiducia, ed anche se ci si fida di una persona in quanto assume un certo ruolo all’interno dell’organizzazione, allora contribuiamo al consolidamento di una istituzione.

Le istituzioni però non possono funzionare esclusivamente sulla base di rapporti fiduciari tra i membri. Le regole che stabiliscono l’ammissione o l’esclusione dall’istituzione sono più importanti. Nelle istituzioni non ci si fida gli uni degli altri come nei movimenti. Le istituzioni non generano trasformazioni sociali; sono funzionali ad un obiettivo che solo in origine era stato assunto da tante persone che si fidavano l’una dell’altra. Per poter tentare di raggiungere o anche solo avvicinare le mete indicate dal movimento originario, le istituzioni devono definire le regole che consentiranno agli individui di partecipare, con i loro limiti, i loro desideri secondari ed egoistici, i loro difetti alla mission che si allontana, non appare più immediatamente a portata di mano.

Mentre si allontanano i traguardi ideati dal movimento, aumentano le opportunità di realizzare scopi meno o per nulla altruistici. E’ per questo che se ci si fida di una istituzione, si può anche fare a meno di fidarsi della persona che ne fa parte, anche se ha assunto un ruolo molto importante. Invece di riporre la fiducia in una o più persone, si possono valutare positivamente, mediante le informazioni accumulate, i vari meccanismi che fanno rispettare le regole dell’istituzione.

(3 – CONTINUA)

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