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Islam, i tedeschi non piegano la testa. i danesi si

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ksd w5di LUIGI CORTINOVIS

C’è chi in nome dell’integrazione e della solidarietà guarda con sussiego all’Islam e chi invece ha deciso di non far calpestare la propria cultura in ragione dei valori della libertà.

In un recente articolo apparso su Il Giornale si spiega come la Danimarca voglia introdurre corsi di riabilitazione per jihadisti pentiti, in particolare per i propri cittadini che sono partiti volontariamente per combattere Assad in Siria.

Lo scopo è quello di offrire ai musulmani danesi una possibilità di allontanarsi dalle zone di guerra e tornare in patria senza dover temere processi e maxi-condanne dalla giustizia danese. I servizi segreti del Paese scandinavo hanno stimato che dal 2011 almeno 100 cittadini danesi siano partiti per la Siria. Non solo l’intelligence scandinava garantirà totale impunità penale, ma verrà offerta anche assistenza sanitaria e le migliori cure mediche.

Nella città di Aarhus, secondo centro del Paese dopo Copenhagen, verrà allestito un centro di ricovero per jihadisti feriti e mutilati, ma anche un polo di recupero dai traumi psicologici lasciati dal conflitto. Al momento hanno già fatto rientro tra le 10 e le 15 persone sulle 30 che se ne erano allontanate. Inoltre sono stati approntati servizi di sostegno alle famiglie di chi è ancora in Siria per combattere: i congiunti dei soldati arruolati in Siria verranno messi in contatto via Skype con i propri parenti in Medioriente e verranno loro forniti collegamenti diretti con rappresentanze diplomatiche ed ambasciate danesi nella zona.

L’esperto di prevenzione del crimine Steffen Nielsen, intervistato da Al Jazeera, ha spiegato come le autorità danesi abbiano preferito tenere una linea “morbida” nei confronti dei propri cittadini decisi ad abbandonare la lotta jihadista. «Quello che stiamo facendo è abbracciarli, una volta che tornano a casa. A differenza di quanto accade in Inghilterra, dove potrebbero essere incarcerati per una settimana mentre cercano di identificarli, noi chiediamo loro di cosa abbiano bisogno».

Anche Oussadi El Saadi, rettore della moschea di Aarhus, spiega come la comunità musulmana della città abbia accolto positivamente l’iniziativa: «Non biasimare gli ex combattenti e non farli sentire in colpa è anche il nostro approccio». Il riferimento è alla polemica sorta alcuni giorni fa in Gran Bretagna, dove The Times aveva rivelato che sarebbero decine i jihadisti britannici pronti a tornare in patria dalla Siria e trattenuti dal timore di condanne a decenni di carcere.

Non tutti, però, sono entusiasti in Danimarca: le autorità cittadine rivelano di aver ricevuto pressioni da parte di esponenti politici nazionali per inasprire controlli e sanzioni contro gli islamisti più radicali sul modello inglese. In Inghilterra è diffuso il fenomeno delle ronde islamiche col nome di ‘Muslim Patrol’, gruppi di cittadini di fede musulmana (appartenenti a correnti più estremiste di tale religione) attivi a Waltham Forest, Tower Hamlets and Newham, nei quartieri della zona Est di Londra.

Tali pattuglie musulmane si prefiggono lo scopo di contrastare i comportamenti liberali dei britannici, il loro motto sui manifesti distribuiti è «noi vigiliamo per farvi entrare l’Islam in testa. È la legge della Sharia. Non si tollerano droghe, alcool, pornografia, gioco d’azzardo, usura e scambi liberi tra i sessi. Facciamo del nostro meglio per impedire che tutto ciò accada». L’origine delle ronde deriva dal concetto di mutawwa, traducibile come ‘volontario’, ovvero l’arbitrio di tali controllori della morale islamica di potere fermare chiunque non segua la legge islamica.

Un comportamento simile a quanto succede in Arabia Saudita, secondo la stampa inglese, dove i ‘volontari’ musulmani hanno il compito di bandire la prostituzione, di rimproverare pubblicamente le donne che non si coprono il volto con un velo, di costringere la gente a frequentare i luoghi di preghiera e di arrestare le coppie giovani che escono per un appuntamento proibito. I pattugliamenti islamici violano la libertà personale dei londinesi e sono illegali.

Scotland Yard sta da tempo investigando e cerca di tenere sotto controllo le ronde estremiste, spesso sfociate in atti di vandalismo. Già tra il 2011 e il 2012 su lampioni, alberi, porte e muri della zona erano apparsi dei volantini gialli che recitavano: «state entrando in una zona controllata dalla Sharia». Ticinolive riporta come anche a Wuppertal, in Germania un gruppo di musulmani avrebbe costituita la ‘Sharia Polizei’, la versione tedesca della ‘Muslim Patrol’ sull’esempio di quanto succede nell’East London.

fvbnIl corpo di polizia basato sulla Sharia e sulla legge islamica, sta suscitando una marea di polemiche. I media e i politici chiedono di inasprire la legge per lottare contro la propaganda islamista in Germania.

«Tolleranza zero per i salafiti» è apparso oggi in un editoriale sul quotidiano Die Welt, aggiungendo che salafiti, radicali e fanatici non devono più potersi nascondere dietro il principio di libertà di religione. «Una provocazione riuscita, ma non è inoffensiva», titola in prima pagina il quotidiano Tageszeitung.

Vestiti con gilet arancioni su cui spicca la scritta “Shariah Polizei”, i giovani musulmani di tendenza salafita fermavano  persone (anche non musulmane) intimandole a non consumare alcolici, a non andare a ballare nelle discoteche, a non ascoltare musica in generale.

Alle donne veniva detto di portare il velo. «La Sharia non sarà tollerata sul suolo germanico. Nessuno può arrogarsi il diritto di abusare del nome della polizia tedesca» ha reagito il ministro dell’interno Thomas de Maizière.

Il suo collega della giustizia Heiko Maas ha aggiunto che lo Stato tedesco non tollererà una giustizia parallela illegale, «l’ordine pubblico viene fatto rispettare dai nostri agenti. Ecco perchè dobbiamo esaminare il divieto di questi guardiani della virtù islamica» ha dichiarato il presidente del gruppo parlamentare dei Cristiano-Democratici tedeschi, Volker Kauder nel domenicale Welt am Sonntag.

L’azione dei salafiti è stata condannata anche dai rappresentanti dei musulmani che vivono in Germania: «nessuno può arrogarsi il diritto di fare il lavoro della polizia quale guardiano dell’ordine morale», ha dichiarato il presidente del Consiglio di coordinamento dei musulmani Ali Kizilkaya. Sinora i membri della cosidetta Sharia Polizei non sono stati interpellati dalle autorità; allo stato attuale della legislazione tedesca possono tutt’al più temere una denuncia per aver perturbato l’ordine pubblico.

Non abbiamo dubbi che i rappresentanti del progressismo terzomondista all’italiana, capeggiati da Laura Boldrini, si sentiranno più vicini alla proposta solidarista danese, anziché alla ferma reazione dei tedeschi.

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