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La cina arresta 4 secessionisti e vieta le elezioni ai giovani pro-democrazia

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di MARIETTO CERNEAZ

Il mondo è distratto dalla propaganda pro-Covid e non vedo i crimini dell’infame tirannia nazionalsocialista cinese, che ormai hanno impostato il metodo dittatoriale anche ad Hong Kong.

Dodici attivisti pro democrazia di Hong Kong, tra cui Joshua Wong, hanno ricevuto la lettera di squalifica dai funzionari elettorali e non potrà correre alle elezioni di settembre per il rinnovo della LegCo, il parlamentino locale, ancora in bilico a causa della fiammata di casi di Covid-19. Lo riporta il network pubblico Rthk, secondo cui tra gli esclusi ci sono Dennis Kwok, Alvin Yeung e Tat Cheng del Civic Party; il localista Ventus Lau e Tiffany Yuen, membro di Demosisto, il partito co-fondato da Joshua Wong e ora sciolto; il consigliere distrettuale Lester Shum. Poi, Cheng Kam-mun del Civic Passion e l’ex giornalista Gwyneth Ho.

Lo stop ai candidati pro democrazia dalle elezioni mostra “un totale disprezzo” per Hong Kong: lo scrive su Twitter Wong, uno degli attivisti più noti. La Cina segnala “un totale disprezzo per la volontà degli abitanti di Hong Kong, calpesta l’autonomia della città e tenta di mantenere il potere legislativo della città sotto il suo controllo”, sostiene. La squalifica di “quasi tutti i candidati democratici”, afferma, è “la più grande repressione di sempre” sul movimento democratico della città.

Ma non basta tutto questo per indignare la masnada marxista-leninista che sta manipolando la pandemia e trova nella Cina comunista l’alleato naturale.

Riportano le agenzie: La notte scorsa è entrata in azione anche la polizia. Comunicato nella notte sull’account Twitter della Polizia di Hong Kong: «Tre uomini e una donna, di età tra i 16 e i 21 anni, che sostenevano di essere studenti, sono stati arrestati per violazione della #NationalSecurityLaw. Sono sospettati di secessione per aver invocato l’indipendenza di Hong Kong. Le indagini sono in corso». Si tratta della prima retata per «secessionismo» al di fuori delle manifestazioni d piazza, sulla base della nuova Legge di sicurezza nazionale cinese. La polizia non ha fatto i nomi degli arrestati, ma il fronte di opposizione anti-cinese nell’ex colonia britannica dice che il più noto è Tony Chung, 19 anni, leader di Studentlocalism, gruppo indipendentista. Il movimento si era sciolto a fine giugno, subito prima dell’entrata in vigore, l’1 luglio, della Legge voluta da Pechino. Ma sul web sono rimaste le tracce della sua propaganda secessionista, l’attività online si è spostata negli Stati Uniti e la polizia ha agito. Sembra cominciata la resa dei conti nella City.

Martedì è stato anche licenziato Benny Tai, attivista del fronte democratico e professore di diritto alla University of Hong Kong. Tai era stato uno dei promotori delle proteste del 2014 che diedero vita all’occupazione condotta dai giovani con Joshua Wong e Nathan Law come figure carismatiche sul campo. «Siamo alla fine della libertà accademica a Hong Kong», ha detto Benny Tai. L’università risponde di aver seguito «un processo decisionale imparziale e dovuto».

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