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La costituzione non è l’atto di un governo, ma l’atto di un popolo

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POPOLO SOVRANOdi ENZO TRENTIN

La democrazia dovrebbe essere il sistema politico che l’uomo civile adotta per la soluzione dei conflitti politici. Volendo rifiutare l’uso delle armi per ragioni etico-morali, le battaglie democratiche si svolgono sul piano della cultura e dell’informazione risolvendosi con un voto. Non importa se alla fine le decisioni sono prese collettivamente o da una sola persona, purché tali decisioni siano il frutto della partecipazione di tutti gli aventi diritto. Il voto espresso dalla maggioranza dei cittadini su determinati fatti consente la risoluzione pacifica delle contese. Se vien detto No a chi vuole proporre la modifica del “patto sociale” che ci tiene insieme, che democrazia è mai quella italiana?

Per la nostra libertà osserviamo come la politica è un campo in cui si mostra tutto il potere della regola del contraccambio. Tattiche fondate sul principio di reciprocità si incontrano a tutti i livelli:

– Al vertice, i politici coltivano la pratica dello scambio di favori e dell’appoggio incrociato alle iniziative legislative, una pratica che alimenta le più strane alleanze. Il voto inaspettato di rappresentanti e senatori su una proposta di legge si può interpretare spesso come la restituzione di un favore al firmatario della proposta. I commentatori politici erano sbalorditi dalla capacità di Lyndon Johnson di far approvare tanta parte dei suoi programmi dal Congresso all’esordio della sua amministrazione. Anche parlamentari che si pensava fossero nettamente contrari alle sue proposte votavano a favore. Un’attenta analisi del fenomeno ha dimostrato che le ragioni andavano cercate non tanto nell’abilità politica di Johnson, quanto nella grande mole di favori che era riuscito a fare ai colleghi durante i molti anni trascorsi alla Camera e al Senato in posizione di grande potere: una volta arrivato alla carica di presidente, poté realizzare una massa davvero notevole di progetti legislativi chiedendo la restituzione di quei favori. È interessante notare come questo stesso processo possa spiegare i problemi incontrati da Jimmy Carter a far approvare dal Congresso i suoi programmi una volta insediato alla Casa Bianca, malgrado le abbondanti maggioranze democratiche in entrambe le Camere. Carter era arrivato alla presidenza non facendo parte del mondo parlamentare e aveva condotto la sua campagna elettorale vantando questa sua estraneità all’ambiente politico di Washington: diceva esplicitamente che non era in debito con nessuno al Campidoglio. Gran parte degli ostacoli incontrati dopo l’elezione si possono ricondurre al fatto che nessuno al Campidoglio era in debito verso di lui.

– A un altro livello, si può vedere l’efficacia riconosciuta della regola del contraccambio nel desiderio di aziende e privati di fornire doni e favori ai rappresentanti del potere giudiziario e legislativo, oltre che nella serie di restrizioni legali a questa pratica. Anche nel caso dei contributi legittimi offerti agli uomini politici, spesso l’intenzione enunciata di sostenere un candidato nasconde semplicemente il desiderio di accumulare un credito nei suoi confronti. Basta guardare gli elenchi delle società e organizzazioni che finanziano la campagna di entrambi i candidati maggiori nelle elezioni importanti, per avere la prova di queste motivazioni non dichiarate.

– A livello di base, le organizzazioni politiche locali hanno imparato che uno dei modi principali per assicurare la rielezione dei loro candidati è fare in modo che distribuiscano agli elettori un gran numero di piccoli favori d’ogni genere. I procacciatori di voti che operano in molte città applicano ancora oggi efficacemente questo metodo. La capacità di un piccolo favore personale di stimolare, o addirittura cambiare il voto dell’elettore, è documentata da questo piccolo episodio registrato e riportato da uno studente a uno dei seminari su persuasione e acquiescenza; ecco le parole dell’intervistato: «Mentre facevo propaganda elettorale per l’aspirante candidato democratico alle presidenziali George McGovern, la mia pensione di ex combattente tardava ad arrivare e non riuscivo a riscuoterla. Siccome all’epoca ero un convinto sostenitore del partito democratico, ero riluttante a rivolgermi al parlamentare della mia circoscrizione, il senatore repubblicano dell’Arizona. Quando mi decisi a farlo, mi assicurò la mia pensione e con quella ottenne per sé il mio voto alle successive elezioni. Gli restituii il favore». (1)

Non a caso abbiamo citato quanto avviene nel mondo politico statunitense, giacché da un lato il lettore è confortato dalle altre esperienze nel credere che del mondo politico italiano non c’è da fidarsi troppo. Dall’altro, noi abbiamo evitato di solleticare la suscettibilità di qualche esponente politico del “Belpaese”, evitando così possibili noie giudiziarie. Tanto lo sanno tutti che l’Italia è il paese più corrotto d’Europa [VEDI QUI].

Un’occhiata allo sviluppo del sistema democratico nell’Europa dopo il 1945 può aiutare a fare luce sulle battaglie per la democrazia. Le esperienze dei regimi totalitari e di guerra hanno generato il desiderio di stabilire Stati democratici ed ordine internazionale fondato su un impegno di pace e giustizia. La nuova democrazia dovrebbe essere in grado di difendersi. L’idea è quella di passare da un sistema basato su trattati tra Stati-nazione che esercitano la sovranità assoluta al loro interno, ad una regola concordata di diritto internazionale sui limiti della sovranità stessa. Il risultato fu la democrazia costituzionale e la promessa di un ordine costituzionale internazionale; realizzazioni che sono state e continuano ad essere regolarmente contestate e in via di estinzione.

Prima della seconda guerra mondiale l’idea di un diritto limitato non esisteva. La fonte del diritto è ottenuta con la volontà della maggioranza della persone o del Parlamento. Il potere legislativo dello Stato è onnipotente, e quindi anche la politica. C’è un cambiamento radicale dopo la seconda guerra mondiale. L’esercizio del potere politico (democrazia) ora è legato ad una Costituzione che tutela la pace e i diritti umani inalienabili. A livello di Stato-nazione questo sviluppo è iniziato con le nuove Costituzioni di: Giappone (1946), Italia (1948) e Germania (1949). A livello internazionale con la Carta delle Nazioni Unite (1945) e la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (1948). Questi sviluppi hanno alterato il modo in cui è stata vista la democrazia.

La democrazia formale è contrastata dalla nozione di democrazia che dichiara come l’esercizio dei diritti popolari debba rispettare la Costituzione ed in associazione con il diritto internazionale. Nel caso italiano, benché la Charta risulti ambigua, la sovranità appartiene al popolo, e con il voto non viene trasferita ai rappresentanti eletti come qualche politicante sostiene. Di conseguenza non è legittima la decisione che vìola la Costituzione o i diritti fondamentali costituzionalmente protetti.

Il costituzionalismo è stato pensato per proteggere i diritti umani e la democrazia,  limitando l’esercizio del potere politico per mezzo di una Costituzione. L’eccesso di costituzionalismo crea il pericolo di uno Stato governato dai giudici: le interpretazioni legali dei diritti fondamentali di sostituiscono alla politica. L’insufficiente costituzionalismo, d’altro canto, crea la minaccia della tirannia della maggioranza, dove le minoranze e i diritti umani vengono ignorati. Entrambi gli estremi minano la democrazia.

È questo il caso delle proposte d’iniziativa per leggi o delibere dei cittadini divenute  carta straccia per i politici che svolgono il ruolo di pubblici amministratori. Circa 650 sono le proposte di legge d’iniziativa popolare che giacciono in Parlamento, e dalla nascita della repubblica solo una di queste è stata esaminata ed approvata. Se l’iniziativa dei cittadini è impossibile, non va meglio per l’altro istituto della sovranità popolare di cui al Comma 2, dell’art. 1 della Costituzione: il referendum. Peraltro escluso per alcune importantissime e determinanti questioni come i trattati internazionali o i tributi. Contrariamente a quanto in uso a partire dall’agosto 1793: fu approvata con quasi il 90% “” espressi da sei milioni gli elettori francesi ammessi a decidere sulla nuova costituzione democratica del paese (i Montagnard della Costituzione) in quel rivoluzionario referendum. La Costituzione italiana del 1948 non fu mai approvata dal popolo sovrano, e i referendum votati dagli italiani ed aggirati o disattesi dai politici sono innumerevoli.

PaineIn Francia, ma non in Italia, erano stati acquisiti i princìpi espressi da Thomas Paine [«Rights of Man», 1791]: «Una costituzione non è l’atto di un governo, ma l’atto di un popolo che crea un governo: un governo senza costituzione è un potere senza diritto …Una costituzione è antecedente a un governo: e il governo è solo la creatura della costituzione». Chissà perché ci sono indipendentisti che prima vogliono andare al governo d’una Regione, e poi darsi una struttura istituzionale?

Un altro istituto della sovranità popolare che è stato disatteso in Italia, ma è ben presente e praticato nei paesi a più sicura democrazia è l’istituto di revoca dei Sindaci o dei Consiglieri comunali di cui all’art. 70 del Decreto l.vo 267/2000. In Italia si continua ad ignorarli persino nella formulazione degli Statuti comunali, espressione della Carta europea delle autonomie locali. Negli USA, per esempio, l’istituto del Recall (chiamato anche referendum revocatorio)  [VEDI QUI] è ampiamente praticato ad ogni livello della pubblica amministrazione.

In ultima analisi la democrazia può sopravvivere solo se le persone decidono volontariamente di onorare i suoi principi, sapendo realmente cosa sono. La democrazia dipende dalle persone che dopo aver preso coscienza assumono un atteggiamento democratico che si riflette nelle loro azioni. E un punto di forza della forma democratica è indubbiamente il fatto che fornisce un forte incentivo per le persone a partecipare attivamente alla vita politica.

L’equità nei settori pubblici e privati è un presupposto fondamentale per la formazione democratica della volontà politica. Vi sono, tuttavia, notevoli difficoltà nella regolazione di essa. Dov’è, per esempio, il confine tra la vera informazione e la propaganda menzognera? Com’è possibile garantire la disponibilità di informazioni accurate? Qual è il ruolo del governo e delle autorità?

I cittadini hanno il diritto d’essere pienamente ragguagliati e avere una equilibrata ed imparziale informazione sui referendum e quant’altro. Senza informazioni accurate, il controllo pubblico sul governo è impossibile, permettendo a quest’ultimo di rimanere irresponsabile. In una democrazia le informazioni sono un bene pubblico vitale al quale il pubblico pone domande di costante rinnovamento.

Infine la democrazia non deve solo essere vissuta; la si deve anche apprendere. Ci deve essere un’istruzione alla democrazia ed alla consapevolezza politica. Tale Azione deve essere intrapresa in questo settore soprattutto da quelle forze politiche che si definiscono indipendentiste. Altrimenti avremo l’ennesima deflorazione dell’anima libera che è in ogni essere, poiché non ci si compra un futuro a spese della moralità pubblica, e con il voto cambieremmo solo i nostri padroni.

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NOTE:

(1) «INFLUENCE – How and why people agree to things» – William Morrow and Co., New York, 1984 – © 1984 by Robert B. Cialdini

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