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La svizzera ha calato le braghe di fronte al fisco italiano

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di REDAZIONE

Il Fisco italiano chiederà alle autorità svizzera le informazioni sui capitali detenuti nel paese elvetico da parte dei cosiddetti “contribuenti recalcitranti“, ovvero considerati a rischio evasione, che non hanno aderito alla voluntary disclosure: lo prevede l’accordo Italia Svizzera in vigore dal 2 marzo scorso, che rende operativo lo scambio di informazioni a fini fiscali in base a richieste di gruppo, che quindi riguardano un ampio numero di contribuenti. Nel dettaglio, si possono richiedere informazioni su operazioni realizzate a partire dal 23 febbraio 2015, e fino al 31 dicembre 2016.

In pratica, in base all’accordo, il fisco italiano può chiedere alle autorità elvetiche le seguenti informazioni sui contribuenti recalcitranti: generalità personali, numero di conti correnti in Svizzera, saldo dalle due date sopra indicate. Le richieste di gruppo riguarderanno gruppi di contribuenti identificabili in base a determinati schemi di comportamento, senza necessità di elencazione nominativa nella richiesta. Operative anche le richieste di gruppo sui conti chiusi e quelli “sostanzialmente chiusi” di pertinenza di clienti italiani.

Il Ministero dell’Economia, intanto, fa sapere che la riapertura dei termini della Voluntary bis (fino al 31 luglio 2017) rappresenta un’opportunità per i contribuenti che intendono regolarizzare la propria posizione relativa alle attività detenute all’estero in violazione di norme fiscali.

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