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Natale 2020: una piccola strenna in forma di poesia

Da leggere

di PAOLO L. BERNARDINI

Anthony Hecht, The Venetian Vespers, 1979 – Vespri veneziani

Lights. I have chosen Venice for its light,

Luci. Venezia, l’ho scelta per le sue luci

Its lightness, buoyancy, its calm suspension

E la leggerezza con cui galleggia, la calma in cui è sospesa

In time and water, its strange quietness.

Nel tempo, sull’acqua, la sua quiete, strana.

I, an expatriate American,

Io, un americano che vive lontano

Living off an annuity, confront

Da casa, in pensione, mi vedo davanti

The lagoon’s waters in mid-morning sun.

Le acque della laguna, nel sole a mezzo del mattino

Palladio’s church floats at its anchored peace

La chiesa di Palladio, ancorata nella sua pace

Across from me, and the great church of Health,

Davanti a me, e, grandiosa, la Salute

Voted in gratitude by the Venetians

Che grati consacrarono, i veneziani

For heavenly deliverance from the plague,

A Dio che infine li liberò dal male

Voluted, levels itself on the canal.

Con le sue volte si adagia pareggiandosi canale

Further away the bevels coil and join

Mentre più lontano gli angoli si fondono, si incontrano

Like spiraled cordon ropes of silk, the lips

Come cordami a spirale, di seta, labbra

Of the crimped water sped by a light breeze.

Di acqua incurvata, mossa appena da una brezza leggera.

Morning has tooled the bay with bright inlays

Il mattino ha cesellato la baia di intarsi luminosi

Of writhing silver, scattered scintillance.

D’argento ritorto, uno scintillio sparso qui e là.

These little crests and ripples promenade,

E queste piccole creste, ondine, passeggiano

Hurried and jocular and never bored,

In fretta, scherzose, non mai annoiate

Ils se promènent like families of some means

Ils se promènent come famiglie borghesi

On Sundays in the Bois. Observing this

Di domenica al Bois. E osservando tutto questa

Easy festivity, hypnotized by

Semplice festa, quasi ipnotizzato da

Tiny sun-signals exchanged across the harbor,

Da piccoli segnali di sole che si alternano, baluginano nel porto

I am for the moment cured of everything,

Per un momento sono libero da ogni male

The future held at bay, the past submerged,

Il futuro trattenuto nel porto, e il passato, sommerso

Even the fact that this Sea of Hadria,

Perfino il fatto che questo Mare di Adria

This consecrated, cool wife of the Doge,

Questa sposa del Doge, fredda ed astuta

Was ploughed by the merchantmen of all the world,

Fu arata e coltivata dai mercanti del mondo, il mondo intiero

And all the silicate fragility

E tutto la fragilità di silicio

They sweat for at the furnaces now seems

Che sudarono nelle fornaci mi pare ora

An admirable and shatterable triumph.

Un trionfo ammirevole, fragilissimo eppure.

They take the first crude bulb of thickened glass,

Prendono il primo bulbo grezzo di vetro addensato

Glowing and taffy-soft on the blow tube,

Bollente, e morbidamente fluente come mou nella canna del soffio

And sink it in a mold, a metal cup

Poi lo immergono nello stampo, una coppa di metallo

Spiked on its inner surface like a pineapple.

Perforato come un ananas nella sua pelle più profonda

Half the glass now is regularly dimpled,

E a mezzo il bicchiere ora è regolarmente incavato

And when these dimples are covered with a glaze

E quando queste cavità sono coperte dallo smalto

Of molten glass they are prisoned air-bubbles,

Del vetro fuso, diventan bolle d’aria, imprigionate,

Breathless, enameled pearly vacancies.

Vuoti smaltati in forma di perla, cui manca il respiro.

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Anthony Hecht (1923-2004) è stato uno dei maggiori poeti statunitensi del Novecento, nato a New York e morto a Washington dopo una vita intensa di viaggi, insegnamento (a Rochester), e soprattutto scrittura. E, nella scrittura, soprattutto poesia.

A Venezia ha dedicato una raccolta di poesie, The Venetian Vespers, nel 1979, che lo ha consacrato come splendido, difficile cantore del mondo lagunare, in una teoria di autori che parte, se non da Shakespeare, da Byron, con il Childe Harold’s Pilgrimage. I versi tradotti sopra fanno parte della poesia più lunga della raccolta, un vero poema intimistico di centinaia di versi. La raccolta è stata tradotto da D. Abeni per L’Obliquo Edizioni di Brescia, nel 2012 (di cui non non ho potuto tenere conto per questa mia traduzione – VEDI QUI.

Si tratta di versi estremamente complessi nella loro apparente semplicità, che ci portano dalla contemplazione della laguna da Piazzetta San Marco, dove lo sguardo spazia da San Giorgio Maggiore alla Salute, fino ad un salto apparentemente illogico nelle vetrerie di Murano, ove viene descritto sommariamente il processo di creazione del vetro artistico. Forse il senso di soffocamento della bolla d’aria – come una perla, un vuoto “di perla” più che semplicemente “perlato” – catturata per sempre dentro il vetro, così claustrofobico, racchiude il destino di Venezia, nel contrasto con quell’infinita apertura dei suoi mari arati come campi dai mercanti di tutto il mondo.

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