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Piemonte, continuo a credere debba essere una regione autonoma

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piemontedi ROBERTO GREMMO

L’unica speranza di buon governo per il Piemonte è un’autonomia regionale vera, come quella della Val d’Aosta.
Già nei lontani anni Cinquanta il pionieristico “Movimento autonomista regionale piemontese” agitava la parola d’ordine “Ch’a costa lon ch’a costa, fuma coma la Valdosta”.

Dopo un iniziale successo, lacerato da forti contrasti interni, il Marp fallì elettoralmente e scomparve.
Nel 1978 tornammo ad alzare il vessillo dell’autonomia di tipo valdostano creando l’”Union Piemonteisa” ma la sciagurata lista scissionista creata nel 1987 da Farassino e Renzo Rabellino (sempre lui!) tornò a far naufragare questo progetto di regionalismo moderno e progressivo. Poi venne il predominio della Lega Nord, che con pochi altri cercai inutilmente di contrastare.

Ad una credibile proposta autonomista si sostituì la fantasiosa scoperta della Padania, a un praticabile percorso di autonomia si sovrappose la pericolosa chimera indipendentista e alla fine fu ben chiaro che una classe politica “bossista” lombardo-centrica puntava solo alle cadreghe, sottobraccio con il Paperone di Arcore e i post-fascisti di Fini, nostalgici del “Roma doma”.

Il fallimento del falso federalismo è stato totale. Non sarebbe dunque ora che tornasse in auge quello vero?

In modo abilmente articolato, puntando il dito sui limiti oggettivi della classe politica regionale di stampo partitocratico, è in corso una forsennata campagna di denigrazione totale delle autonomie. Al contempo, si allontanano sempre più i cittadini dalla politica e dalla partecipazione eliminando le elezioni provinciali, creando centralistiche Città Metropolitane che riducono antiche comunità paesane a grigie periferie, si inventano sistemi elettorali di nominati partitocratici, imposti dalle cricche e dagli apparati. Che fare?

Controcorrente e testardamente, credo si debba ancora e sempre portare nel dibattito politico la proposta della trasformazione del Piemonte in Regione autonoma, con i poteri e le opportunità che hanno permesso a Bolzano e Aosta di garantire le tasse più basse d’Italia, un reddito decente, servizi sanitari migliori e, non ultima, la tutela dell’identità culturale del popoli alpini.

Certamente, l’attuale classe politica regionale piemontese non ha dato prova di buona amministrazione, ma non si è riflettuto abbastanza sul fatto che non ha potuto disporre di risorse economiche adeguate, a causa della rapacità centralista del governo centrale. Se la Regione Piemonte potesse godere del sette decimi delle tasse come in Val d’Aosta, le cose andrebbero diversamente; se, come in val d’Aosta, la figura centralista del prefetto fosse assorbita ed annullata dal Presidente regionale certe imposizioni (vedi localizzazione schizofrenica dei profughi) non si verificherebbero facilmente; se, come ad Aosta, i proventi delle acque e delle centrali restassero interamente in loco, sarebbe più difficile drenare continuamente risorse per avventure militari, sprechi assistenzialisti e pelosi aiuti a pioggia al parassitismo di sempre.

Fuggendo dalla politica e rifugiandosi nella propaganda, la Lega Nord agita vanamente un anti-europeismo sterile ed inefficace. È invece giusto e attuale tornare agli ideali europeisti e federalisti di Emile Chanoux che nel 1943 al convegno autonomista di Chivasso chiedeva autonomia per TUTTE le valli alpine.

TRATTO DA QUI

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3 COMMENTS

  1. Finalmente si parla anche del Piemonte in queste pagine!
    Non sono d’accordo che il Piemonte debba essere autonomo ma bensì indipendente, i piemontesi non sono italiani, hanno una loro lingua e praticamente fino all’unità d’Italia l’italiano era una cosa sconosciuta il popolo parlava piemontese e chi aveva studiato usava anche il francese che del resto era lingua di corte usata da Cavour (scrisse “les memoires” mica “le memorie”…) e Re Vittorio Emanuele II.
    L’assurdità, tutta italica, è avere la Val d’Aosta autonoma, ed il Piemonte no, eppure ambedue facevano parte del Ducato di Savoia, la Val d’Aosta era una provincia piemontese, la gente parlava patois e non francese, due pesi e due misure totalmente ingiustificato come del resto è senza senso l’imposizione della lingua italiana ed il mancato bilinguismo con il francese ed il piemontese, lingua ben più antica dell’italiano.

    • Caro Guaschino, lei ha ragione. Ma mi crede che in Piemonte c’è il deserto purtroppo? I piemontesi dediti all’indipendentismo sono “praticamente” scomparsi!

      • L’indipendentismo è scomparso perché la gente ha perso la speranza ormai, invasi da italiani ed extracomunitari, la nostra cultura derisa come il nostro accento, addirittura ci sono indipendentisti che parlano solo di “lombardo-veneto” o paragonano i piemontesi agli occupanti italiani per colpa delle scellerate decisioni dei Savoia-Carignano.
        In Piemonte manca un leader carismatico ed intelligente, fino a che l’indipendentismo si limiterà a sbandierare davanti a uffici pubblici (sai che disturbo…) o partecipare a manifestazioni in Savoia o festeggiare il Piemonte sull’Assietta non ci saranno effetti e non ci saranno adepti.
        Invece proprio l’incongruenza della Val d’aosta autonoma e il Piemonte no, del mancato bi-trilinguismo, della mancanza di riconoscimenti della lingua piemontese, riconosciuta tale dall’Unesco e mi pare da altre organizzazioni internazionali come tale, insieme al veneto può essere il sassolino che farà franare l’occupazione italiana. Basta che una regione della Padania riesca a diventare autonoma e a trattenere il 70-90% delle tasse in loco che i conti pubblici salteranno come birilli.
        Occorre agire con gli Stati esteri, con le istituzioni comunitarie, fare ricorsi, ricorrere pure per le tasse assurde italiane alla commissione europea, qualunque cosa pur di riuscire a bloccare l’italia, che è fragilissima, non dimentichiamolo.

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