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Professori che difendono la “moneta fiscale” e schifano i bitcoin

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di MATTEO CORSINI

Da qualche settimana, Luigi Zingales ha avviato sul Sole 24Ore un dibattito su pro e contro la permanenza dell’Italia nell’eurozona. Tra i vari contributi, vorrei occuparmi di quello fornito da Massimo Amato, Luca Fantacci e Gennaro Zezza, tutti accademici e fautori della moneta fiscale. Di moneta fiscale mi sono già occupato anche di recente. Checché ne dicano i fautori, si tratta di illusionismo monetario, basato sulla eterna promessa keynesiana di trasformazione delle pietre in pane, che ex post lascia un aumento del debito.

Gli autori si pongono una domanda e si danno marzullianamente anche la risposta:Ma chi accetterebbe di essere pagato in moneta fiscale? Un dubbio apparentemente legittimo, ma forse non poi così tanto. Non in un Paese dove si offrono lavori non retribuiti, dove l’allungamento dei tempi di pagamento sta assumendo dimensioni inquietanti, e dove le piccole imprese iniziano addirittura a pensare di accettare bitcoin in pagamento, pur di vendere. La moneta fiscale è un mezzo di pagamento ben più affidabile dei surrogati appena menzionati, giacché ha una spendibilità di ultima istanza assicurata per il suo pieno valore nominale (beninteso, per coloro che le tasse le pagano)”.

Messa così, sembra che i bitcoin siano una moneta da gioco di società, più o meno come i soldi del Monopoli. Il fatto è che i bitcoin non possono essere emessi a piacere da un monopolista, e questo spiega perché c’è chi li accetta come mezzo di pagamento. Al contrario, la moneta fiscale è emessa dallo Stato e certamente potrà essere usata per pagare le tasse, ma dubito che sarebbe accettata volentieri per altri motivi.

Trovo commovente questo passaggio:Una spesa pubblica aggiuntiva, finanziata con l’emissione di moneta fiscale (per importi ragionevoli) consentirebbe di raggiungere lo scopo, con un impatto limitato o nullo, e ragionevolmente misurabile, sul deficit pubblico rispetto a una manovra espansiva in euro”. Una spesa pubblica finanziata con emissione di moneta fiat avrebbe certamente un effetto redistributivo a favore dei primi percettori della moneta. Fin qui, nulla di nuovo (né di ragionevole). Se ciò non bastasse, è lecito dubitare che l’emittente non si lascerebbe prendere la mano. Purtroppo di ragionevolezza sono lastricate le vie del debito eccessivo. Meglio evitare.

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