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Quim torra, catalogna: referendum per l’indipendenza fra 2 anni

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di REDAZIONE

“Si torni alle urne per l’indipendenza entro due anni”. Lo ha annunciato il presidente della Catalogna Quim Torra che in una seduta del Parlamento ha rimproverato gli estremisti dell’Indipendenza condannando la violenza. Torra ha spiegato che la condanna dei leader separatisti non fermerà la sua amministrazione. “Torneremo alle urne di nuovo sull’autodeterminazione. Se tutti i partiti e i gruppi lavorano per renderlo possibile, chiuderemo questa legislatura con l’indipendenza”, ha annunciato.

Torra non si spaventa di fronte alle condanne: “Se per l’autodeterminazione siamo condannati a cento anni, la risposta è chiara. Torneremo al voto”.

La sentenza che condanna i politici catalani ha profondamente indignato tutti gli indipendentisti, che ritengono iniqua la pena inflitta. Fermo anche l’intervento di Sergi Sabrià, portavoce della Sinistra Repubblicana Catalana: “Questo non è il momento di promuovere le date, ma di lavorare sul consenso che rappresenta l’ottanta per cento dei cittadini della Catalogna. E’ il momento di trovare accordi tra tutti i molteplici attori”.

Sono in molti in queste ore a criticare la testardaggine di Torra, che è diventato il primo presidente della Generalitat ad essere avvertito personalmente dalla Corte Costituzionale delle responsabilità penali derivanti dal mancato rispetto delle sentenze. (Euronews)

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3 COMMENTS

  1. Se riuscirà nell’intento di ottenere il riconoscimento del risultato di un referendum che avvenisse pure entro due anni, sarebbe già una vittoria! ne sono passati ormai tre senza che si faccia un passo avanti e dal momento che è chiaro che gl’indipendentisti non demordono, meglio evitare il prolungarsi sine die di uno scontro senza sbocchi dannoso per tutti, catalani o spagnoli accentratori… La penisola iberica rimarrebbe sempre la stessa con le sue bellezze, le sue diversità, la sua storia infinita che tutti noi continueremmo ad amare e visitare..

  2. https://www.lavanguardia.com/politica/20191020/471093200474/jordi-cuixart-pide-sacrificios-soberanismo-sentencia-proces-cataluna.html

    Dalla galera.
    Cuixart pide más “sacrificios” al soberanismo: “Con manifestaciones no basta”

    si torni alle urne…
    andare alle urne non ha mai fatto male a nessuno, (oops.. manganellate della guardia civil escluse )
    ma continuare a volere consultazioni e mai accettare la realtà più volte confermata dalle precedenti è da zucconi. Sicuramente poco democratici.
    Votare finché una sostanziale minoranza possa imporre ad una maggioranza un esito di tipo costituente è tutto fuor che una buona premessa per la nascita di una entità degna della civiltà della gente che ne dovrebbe rimanere suddita.
    Tutti lo chiedono in nome della democrazia, dell’autodeterminazione e della non violenza.
    Tutti lo chiedono slabbrandosi le vesti per il bene di tutti.
    Non cito mai il regno perché una entità indipendente supera le vessazioni esterne d’un balzo in quanto fondate sulla violenza d’un impedimento ad agire secondo libera coscienza
    pertanto ogni riferimento è diretto al processo di nascita di qualcosa di nuovo.
    Il regno ha tenuto comportamenti legali e di fatto concludenti poco edificanti. Diciamo che se in un atto di estrema arroganza, e per assurdo, fossi stato io il sovrano, sarei andato personalmente a tracciare e picchettare i confini della nuova entità a patto di mantenere, per riconoscenza, la forma istituzionale simbolicamente monarchica proponendo, come sovrana del libero principato, la propria primogenita ancora giovinetta.
    Ma il re sottomesso alla politica non ne può che essere il garante e pertanto un’appendice dalla stessa; i sudditi si fottano.
    Ritorniamo ai democratici papabili oppressori della maggioranza.
    E’ normale tifare per la libertà di un territorio.
    E’ quasi istintivo provare tenerezza ed un po’ di invidia per la gente comune che pacificamente invade i viali del centro di tutte le capitali catalane.
    E’ evidente che la storia, la cultura, e la operosità della gente catalana sono grandi, anche più grandi del territorio politico ora assegnato.
    E’ impossibile sopportare la vessazione dell’articolo 155 della costituzione spagnola.
    Tanto è chiaro quel che si vede che si rimane abbagliati ed interdetti a scorgere ed accettare quel che il chiarore ci impedisce di percepire.
    Le premesse di far passar per volontà popolare maggioritaria ciò che nei fatti non è non è solo uno sconveniente esercizio della democrazia (sempre che anche la democrazia rimanga questionabile).
    Forzare le istituzioni senza la minima idea di come impagliarla con le forze, anche silenti, che non lo desiderano non è un viatico ed una garanzia per il processo costituente successivo.
    L’arroganza cognitiva di brandire il bene e la volontà popolare sono sempre la premessa alla coazione a ripetere in piccolo ciò che in grande è stato relitto e ritenuto insopportabile.
    Non esistono ragioni d’urgenza umanitaria che impediscano un dibattito più approfondito e risolutivo. Diciamo pure che il tempo perso fino ad ora ha anche come responsabili proprio coloro i quali oggi accelerano sulla scorta delle emozioni della risposta di molti, non avendo mai curato di abbattere le incongrue e stupide divisioni tra proletariato e capitale e la ignorante contrapposizione li ha visti servi e schiavi. Non c’è ventre più morbido ed accogliente (temporaneamente) per farlo che nell’attuale posizione in seno ad un regno al tempo stesso: tirannico come altri, democratico come altri, nonché debole e fallito come altri.
    La semplificazione del processo di unione degli intenti indipendentisti porta a ridurre i sacrifici che è necessario invece fare per rendersi indipendenti.
    L’indipendenza catalana sarà un buon esempio per tutte le coscienze indipendentiste italiche solo se farà qualche sforzo in più. E qualcuno pare ci stia pensando. Con quale udienza e risultato staremo a vedere.
    Non è questione di farlo, farlo bene o farlo meglio.
    Piuttosto facciamolo perché duri e non sia fonte di ripetizioni di cose che tutti uniscono nel rifiuto.
    Quel che non si vede non è secondario, non è che non sia intuibile e anche palpabile a questo punto.
    Sicuramente risolvere i problemi sottostanti non da immediato pulpito al politico non da garanzia di mantenere potere, semmai di rinunciare e di ridurre l’impronta dell’intervento pubblico tutte quelle volte che il privato s’arrangia a gestire. Troppe rinunce forse?

    • Sì, è vero! la casa reale ha perso una buona occasione per dimostrare che conta ancora qualcosa e meritare rispetto… in fondo anche a Barcelona avrebbe già un palazzo dove risiedere…ad interim!

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