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Renzi preme sul m5s, ma i dissidenti del pd svoltano verso l’anti-euro

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di FABRIZIO DAL COL

renzi fassinaComplimenti  a  Renzi, è riuscito la ‘dove osano le aquile’. Con le finte riforme, e l’ambizione di conseguire in poco tempo quel riconoscimento di Statista che un tempo fu di Alcide De Gasperi, senza nemmeno rendersi conto, è riuscito nella titanica impresa di inventarsi quegli sgorbi amministrativi e quei decreti legislativi necessari da un lato ad essere spacciati per riforme rivoluzionarie da tutto il governo, dall’altro ad ingigantire la quantità dei provvedimenti dati poi per realizzati.

Sono già trascorsi 10 mesi e non c’è stato nessun provvedimento (salvo gli 80 euro che in realtà sono svaniti con la maggiorazione delle tasse) senza che Renzi riuscisse a dare un peso concreto alla sua azioni di governo. Da segretario di partito, più volte ha fatto capire che avrebbe cambiato l’Italia, ma ad oggi nessuno ancora riesce a vedere almeno un effetto concreto di ciò che ha promesso. Di più, non è stato nemmeno capace di concedere la proroga che gli alluvionati di Genova  avevano chiesto a gran voce per poter pagare le tasse scadute il 16..

Renzi, dopo un paio di mesi dal suo insediamento alla presidenza del Consiglio, aveva già capito che non ce l’avrebbe fatta a cambiare verso all’Italia e l’anonima presidenza del semestre europeo  gli ha fatto capire che entro l’anno non sarebbe stato capace di rabbonire i pressanti impegni imposti dalla Ue. Ora non sa più cosa inventarsi, le sue parole vuote non corrispondono mai ai fatti e il delirio di onnipotenza lo ha colto al punto che non si ricorda nemmeno più di quando Crozza gli faceva il verso con lo slogan  ‘politica del fare’. Ma la vera novità è emersa in questi due giorni : Renzi ha mostrato il suo vero volto, e il nervosismo lo ha tradito quando ha tentato l’affondo sul M5S, sostenendo che avrebbero continuato a perdere parlamentari per non aver voluto scongelare i suoi voti preziosi. Il motivo di tale arroganza politica? E’ presto detto : intuiva che la minoranza del Pd stava per prendere definitivamente le distanze dalla sua politica.

 Il botto è arrivato da Stefano Fassina, il componente della minoranza del Pd più in vista in questo momento, che ha fatto subito capire come stanno le cose : infatti le sue posizioni, seguite anche da Cuperlo, su insostenibilità della moneta e necessità di ristabilire sovranità nazionale sono un unicum nel centro sinistra. Un idem sentire tra i due, così estremo contro le politiche europee e contro l’euro come era stato voluto, non si era mai sentita nel centro sinistra italiano e nemmeno europeo. Quanto espresso in particolar modo da Fassina vuol dire in pratica  che l’euro va superato. Di più, L’ex viceministro all’economia  ha fatto intendere che si rende necessario ripristinare una sovranità democratica nazionale. In una lettera al Corriere della Sera parla di un “arretramento storico di un sogno”, lanciando indirettamente un appello per un coordinamento dei movimenti di sinistra contro questa Europa.

Alla luce di ciò, ora si capisce il perché del nervosismo di Renzi, che ora dovrà guardarsi anche dal M5S, Fassina infatti, ha scombinato tutti i giochetti della sua linea politica, così almeno li chiama il premier, e visto che ciò che intende Fassina equivale più o meno a ciò che sostiene da sempre  il M5S, potrebbe ora accadere che a perdere i deputati possa essere il Pd.

 

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