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Toninelli: lo stato non può far peggio di autostrade

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di MATTEO CORSINI

Tra le tante cose che chi fa dichiarazioni potrebbe evitare di dire dopo la tragedia di Genova, ve n’è una che, ahimè, pare godere di grande consenso in Italia. Il tutto si inserisce nella crescita di consenso che i sondaggi restituiscono a ogni stupidaggine che gli esponenti del Governo vanno dicendo o facendo pressoché quotidianamente.

Mi riferisco al vento che soffia in direzione di ristatalizzare la gestione delle autostrade e altri servizi dati in concessione a privati. Il ministro Toninelli, per esempio, ha detto: “Difficile per lo Stato fare peggio di ciò che abbiamo visto il 14 agosto”.

Sembra quasi che nessuna (infra)struttura a gestione pubblica abbia mai avuto problemi (eppure di scuole e ponti crollati ce ne sono stati in anni recenti e non mi risulta fossero strutture private) e che la storia dello Stato imprenditore sia ricca di successi, ma non è così, anche se pare che sia in atto una grande rimozione dei fatti della storia dei decenni scorsi.

Secondo Toninelli la nazionalizzazione sarebbe conveniente. Così risponde al suo intervistatore: “Sarebbe conveniente. Pensi a quanti ricavi e margini tornerebbero in capo allo Stato attraverso i pedaggi, da utilizzare non per elargire dividendi agli azionisti, ma per rafforzare qualità dei servizi e sicurezza delle nostre strade. Autostrade ha accumulato 10 miliardi di utili in 15 anni”.

Piaccia o meno a Toninelli e colleghi, la controparte dei concessionari è lo Stato, quindi se le concessioni sono state mal predisposte una responsabilità statale esiste. Ovviamente per loro quello è il risultato della vecchia politica finanziata dai concessionari; tutta roba che con il governo del cambiamento non si ripeterebbe più.

Questo, però, è ciò che si sente a ogni cambio di governo. La rivendicazione di purezza e incorruttibilità non tiene conto del fatto che il miglior modo per evitare certi problemi non consiste nell’avere degli angeli al potere, bensì nel limitare il più possibile il numero di situazione nelle quali si debba sperare che chi esercita il potere sia un angelo.

Non vi è alcun motivo per confidare nel fatto che una nuova ondata di nazionalizzazioni porterebbe a esiti migliori rispetto al periodo precedente le privatizzazioni. Sarebbe molto meglio riflettere su come migliorare le privatizzazioni piuttosto che sul fare marcia indietro. Ma le riflessioni di questo tipo non sembrano essere il punto forte del  governo del cambiamento. Per questo temo che sarà un cambiamento in peggio.

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2 COMMENTS

  1. La questione non ha senso, il confronto privato/stato in queste condizioni è illusorio.
    È assurdo parlarne perché si parte dal presupposto che lo stato detiene proprietà e diritti sui terreni dove passa l’autostrada e CONCEDE ad un privato di gestirne il servizio che può dare.
    Ma gestire una proprietà o gestirne solo il privilegio da cui deriva quella proprietà non è la stessa cosa.

    Le condizioni necessarie per fare un confronto attendibile sono queste:
    Assenza del potere statale che può stabilire a chi cedere un potere in suo dominio. Vale a dire che lo stato bypassa l’importanza di essere proprietario di un bene da gestire perché gli è sufficente avere il potere di DOMIMIO sul bene stesso.
    Ossia: il confronto sarebbe attendibile solo quando un qualunque privato possa essere proprietario e titolare di un’autostrada senza nessuna interferenza “superiore”.

    L’attuale condizione dimostra l’inesistenza della proprietà, perché superata dal potere di dominio dello stato su di un bene.

    Può comportarsi lo stato come un proprietario?
    No!, e non lo farà mai perché avendo il potere di dominio sui beni non sarà mai soggetto ai rischi tipici di chi invece è UN VERO PROPRIETARIO.
    Un vero proprietario ha cura del suo bene, lo gestisce in modo che gli dia profitto, lo migliora e lo arricchisce perché i compratori del servizio che può fornire quel bene potrebbero scegliere di comprare da un concorrente.
    Ma al momento questo non è possibile perché lo stato si ritiene depositario dei diritti di proprietà.
    Non deve nemmeno fare la fatica di gestire un bene, e se anche lo facesse non gli costerebbe nessuna fatica perché essendo LUI colui che decide le proprietà potrebbe in ogni istante accaparrarsi di proprietà altrui per gestire il bene. Alludo a TASSE ED IMPOSTE.

    E allora di che cavolo stiamo parlando?

    DOPO CHE AVREMO TOLTO ALLO STATO IL POTERE DI STABILIRE CHI PUÒ ESSERE PROPRIETARIO DI UN BENE E CHI NO ALLORA NE RIPARLEREMO.

  2. Purtroppo l’avidità e l’incapacità di certi imprenditori (specie quelli di seconda generazione ovvero quelli che si sono trovati la pappa già pronta…) sta danneggiando tutti quanti. L’avidità è nel voler risparmiare in lavori (anche edilizia privata) oltre il lecito, nello sfruttare i dipendenti (pagandoli meno e pagandone meno così da distruggere la domanda interna), nello spostare le aziende all’estero invece che obbligare il governo ad avere una pressione fiscale decente e sopportabile e una burocrazia da primo mondo, ecc I Benetton sono in buona compagnia, gli altri non li hanno ancora beccati….

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