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Venezuela, prezzi imposti e commercianti in galera

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DI MATTEO CORSINI

Proseguendo nella sua opera di progressiva distruzione del Venezuela, Nicolas Maduro è arrivato a minacciare di mettere in galera chi non rispetta i limiti di prezzo da lui stesso stabiliti.

Dopo aver tolto 5 zeri alle banconote e ancorato il valore delle stesse a una criptovaluta che in teoria dovrebbe essere a sua volta ancorata alle riserve di petrolio, ma sulla cui non manipolabilità da parte del governo non crede nessuno, Maduro ha anche aumentato il salario minimo di 34 volte e fissato una serie di prezzi.

Sta di fatto che anche il nuovo bolivar sovrano (quello di prima si chiamava bolivar forte, nonostante di forte avesse solo la tendenza a essere stampato e a svalutarsi) ha iniziato a svalutarsi sul mercato parallelo, il che non può avere altra conseguenza che quella di creare un mercato parallelo dei beni a prezzi superiori a quelli calmierati, oltre a una scarsità degli stessi nei negozi.

Maduro, a reti unificate, ha detto: “Abbiamo preso accordi per il prezzo di 25 prodotti, e questi prezzi il popolo deve farli rispettare. Vi chiedo di segnalarmi chi viola gli accordi e faremo intervenire il Sebin per arrestarlo”. Il Sebin sarebbe l’equivalente dei servizi di intelligence.

Maduro ha poi fatto l’esempio dell’arresto del gerente di un supermercato di Caracas, macchiatosi del “reato di speculazione”: “I prezzi erano stati aumentati del 200% e gli abitanti di Caurimare lo hanno denunciato e subito sono arrivati gli agenti del Dipartimento di difesa del consumatore (Sundde) che si sono portati via il responsabile della violazione della legge con le manette ai polsi”. E, senza alcun pudore per l’ormai totale implosione dell’economia venezuelana, ha aggiunto: “Abbiamo scoperto la formula perfetta della rivoluzione economica e siamo determinati a portarla avanti”.

Purtroppo non si tratta di una formula nuova. Ogni imposizione ne richiede di successive per cercare di correggere le conseguenze indesiderate di quelle precedenti, con la progressiva distruzione dell’economia e, peggio ancora, l’altrettanto progressiva compressione della libertà delle persone. Il tutto nella sostanziale indifferenza, spero (ma non ne sarei sicuro) mista a imbarazzo, dei tanti socialisti del mondo occidentale.

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6 COMMENTS

  1. Mi piacerebbe sapere se per voi liberal-liberisti il papa ideale è quello vecchio stile, quello che non mette il becco in economia e nelle “robe serie” a parte un po’ di aria fritta sull’economia sociale di mercato e sul “siamo tutti figli di Dio”, che non si nega a nessuno, ma in compenso fa un po’ di sana Inquisizione romano-spagnola su divorzio, aborto, gay e soprattutto (orrore!) la libera autodeterminazione delle persone per la vita e per la morte. Non che abbia importanza, ma così, giusto per curiosità.

    • La fede è un fatto individuale. Io potrei risponderle per me e a me non frega nulla di alcun Papa, ma dato che il Papa esiste, preferisco quello che meno rompe i coglioni ai miei diritti individuali, che punti ad una Chiesa meno parassitaria e che si faccia gli affari propri e dei suoi fedeli.

      • Perfettamente d’accordo, se non fosse che purtroppo per le destre di tutto il mondo non è mai stato così, dalla notte dei tempi. E delle destre fanno strutturalmente parte i liberal-liberisti, perché si arriva sempre al punto in cui al libero mercato si sostituiscono i monopoli, i dazi e le corporazioni, magari garantiti dallo stato, perché come imprese o professionisti non si è più competitivi rispetto agli altri ed è molto più comoda la rendita del profitto. E allora si chiede alla casta religiosa locale di tenere buono il popolo bue non impicciandosi dell’economia, che a quella ci pensano lorsignori, in cambio gli si concede il controllo sui diritti dell’individuo.

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