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Vincenzo Visco, il comunista che vede evasori fiscali ovunque

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di MATTEO CORSINI

Quando fu ministro delle Finanze, inventò, tra le altre cose, l’Irap e la tassazione su risultati finanziari maturati e non realizzati (un po’ più di nicchia fu l’equalizzatore per i rendimenti dei titoli zero coupon). Da quando non svolge più il ruolo di tassatore capo, Vincenzo Visco non ha comunque rinunciato a commentare le vicende fiscali italiane, solitamente vedendo evasione ovunque e lanciando anatemi contro qualunque provvedimento che non sia in linea con il suo principio di tassare anche l’aria.
Non da oggi, secondo Visco tutti coloro che non sono soggetti a prelievo alla fonte da parte di sostutiti d’imposta (sostanzialmente lavoratori dipendenti e pensionati) sono evasori incalliti. E nonostante molti “crediti” del fisco nei confronti di individui e imprese siano di fatto inesigibili, il suo approccio è sempre contrario a qualsiasi provvedimento “deflattivo”.
Visco contesta anche i risultati di recupero di gettito dalla cosiddetta lotta all’evasione, che a suo avviso non sta facendo progressi. “Il fisco in Italia è infatti diventato sempre più il luogo della discrezionalità e dell’arbitrio, e ogni principio di razionalità tributaria viene ignorato, anzi negato“, scrive Visco.
A onor del vero, lo è sempre stato. E in fin dei conti non potrebbe non esserlo, dato che ogni provvedimento fiscale, per quanto tecnicamente ben disegnato e di semplice adempimento, comporta discrezionalità e arbitrio da parte del legislatore.
Contro la possibilità di rateizzare i debiti fiscali, l’ex ministro ritiene chei contribuenti che devono al fisco fino a 120mila euro potranno limitarsi a comunicare all’Agenzia delle entrate di non essere in grado di pagare per ottenere una rateizzazione del debito fino a 10 anni.” Con la conseguenza che la “rateizzazione tenderà a diventare un metodo alternativo di finanziamento dei contribuenti rispetto ai normali canali creditizi. E va notato che questo “beneficio” si applica ad una sola categoria di contribuenti, e certamente non a dipendenti e pensionati. In conseguenza l’evasione dei contribuenti non soggetti alla ritenuta alla fonte tenderà inevitabilmente a crescere nel prossimo futuro, anche se non è chiaro se questa crescita sarà registrata nelle statistiche ufficiali del governo che già oggi, per motivi tecnici, non tengono conto dell’evasione dei contribuenti forfettari.”
I quali forfettari secondo Visco sono evasori al cubo, che “in media evadono il 70%, limitandosi a dichiarare il 30% dei loro introiti effettivi“. Quindi, essendo 85mila euro il limite per pagare forfettariamente il 15%, “si può verificare facilmente che il limite di 85mila euro corrisponde in realtà ad un fatturato effettivo di oltre 283mila euro, per cui un professionista evasore e forfettario con quel reddito risparmierebbe, rispetto ad un lavoratore dipendente qualcosa come 78mila euro l’anno!
Che mi pare un po’ sbrigativa come affermazione. Ma se anche fosse realistica, occorrerebbe interrogarsi se non sarebbe il caso di smetterla di pensare che la soluzione sia chiedere più (tar)tassazione e non, magari, ridurre la spesa e le pretese fiscali di conseguenza. Il tutto anche prescindendo da un punto fondamentale, ossia che un reddito prodotto legittimamente è proprietà legittima del suo percettore, non dello Stato.
La chiusura di Visco si accoda a recenti dichiarazioni sindacali (lato Cgil), che arrivano a ipotizzare “una misura estrema, ma comprensibile e giustificabile nella situazione attuale, come la soppressione delle ritenuta alla fonte per i redditi di lavoro e pensione.”
Credo che nessun sindacato arriverà mai realmente a chiederlo, perché sarebbe contro il loro stesso interesse (non quello dei loro iscritti). Ma ben venga la soppressione della ritenuta alla fonte, anche i sostituti d’imposta sarebbero sgravati da un’attività di esattori delle tasse per cui, tra l’altro, non ottengono alcun compenso.

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1 COMMENT

  1. Magari i soldi basterebbero e avanzerebbero pure, evitando ruberie e sprechi in cose del tipo: strade che finiscono nel nulla, opere pubbliche completate e mai entrate in funzione, banchi a rotelle acquistati e subito rottamati… (elenco lunghetto).

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