I due marò e la “sola parola” degli italiani: india fregata!

di GILBERTO ONETO A leggere le cronache de Il Giornale sembra di essere tornati ai bei tempi di quando i “conti d’Africa”  venivano regolati fino all’ultimo centesimo, di quando c’era Lui che mandava in giro le cannoniere, occupava Corfù e mostrava muscoli e mascelle.  La prosa impiegata per raccontare  la vicenda dei due marò evasi con malizia dalla loro dorata prigione indiana non lascia dubbi: «la decisione (...) ci fa riconquistare almeno un po’ di quella dignità che era andata totalmente perduta».  L’India non è l’Abissinia del Negus ma ne fa le veci in questa pantomima di imperialismo straccione: «si fa beffe di noi e della giustizia». La conclusione dell’articolo è dannunziana: «Sarebbe stato inaccettabile che una nazione, tanto forte da chiedere ai suoi soldati di rischiare la vita in missioni lontane, poi li abbandoni di fronte alle prepotenze del primo bullo della periferia asiatica». Sublime, salgariano e ardito. I due eroici marò sono