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Calcio-scommesse: masiello parla per 5 ore e fa i nomi

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di REDAZIONE

Andrea Masiello ha vuotato il sacco. Ha parlato per cinque ore con i magistrati facendo ammissioni, ma precisando anche di non essere mai stato il capo carismatico di una banda che si occupava di truccare le partite di serie A.

Le frodi sportive invece le ha ammesse quasi tutte, a partire dal derby Bari-Lecce per il quale avrebbe riconosciuto in foto l’emissario salentino che avrebbe consegnato a lui e ai suoi complici, Gianni Carella e Fabio Giacobbe, 230mila euro in contanti per truccare la partita. Inoltre, avrebbe inguaiato alcuni calciatori, compresi i suoi ex compagni di squadra del Bari. «Masiello è molto stanco ma ha parlato», conferma il suo difensore Francesco Rotunno lasciando il carcere dopo che il suo assistito è stato ascoltato per tre ore dal gip e per altre due dai soli pubblici ministeri, il procuratore Antonio Laudati e il sostituto Ciro Angelillis. «Non posso dire nulla perchè la procura ha secretato il secondo verbale», taglia corto il legale. Ma la secretazione non può riguardare per legge l’interrogatorio di garanzia del gip Giovanni Abbattista sul quale trapelano infatti alcuni particolari. Al giudice, Masiello avrebbe ribadito il contenuto della confessione fatta ai pm baresi con la lettera inviata il 28 marzo scorso, nel disperato tentativo di evitare il carcere. Nella missiva l’ex difensore biancorosso, ora all’Atalanta, ammette di aver fatto volontariamente l’autogol di Bari-Lecce in cambio di danaro e di aver truccato Cesena-Bari per 20 mila euro. Avrebbe aggiunto qualche particolare anche sulle altre quattro partite truccate che l’accusa gli contesta, coinvolgendo alcuni calciatori: Palermo-Bari, Bari-Genoa, Bologna-Bari e Udinese-Bari.

Davanti al giudice Masiello non ha fatto riconoscimenti fotografici, anche perchè nessuno glielo ha chiesto. Ma sulle foto si è soffermato a lungo nel successivo interrogatorio davanti a Laudati e Angelillis. Su questa seconda audizione difesa e accusa mantengono uno stretto riserbo a causa del decreto di secretazione. Secondo fonti non ufficiali, Masiello avrebbe riconosciuto in foto l’emissario salentino che prima del derby del 15 maggio 2011 gli ha promesso 300mila euro per far guadagnare ai giallorossi la permanenza in A, e che il 22 agosto ha consegnato alla banda Masiello 230 mila euro durante un incontro avvenuto a Lecce. La somma – secondo il calciatore – fu così suddivisa: 50mila euro andarono a lui e 90mila euro a testa a Carella e Giacobbe. «A me quell’autogol sembrò naturale», si difende l’ex patron del Lecce, Giovanni Semeraro, ma se Masiello «insiste non ho motivi per non credergli. Però sia chiaro che io soldi non ne ho dati, nè a lui nè ad altri». È un dato di fatto, però, che qualche giorno dopo le partite del Bari truccate, sui conti correnti degli indagati sono stati versati quasi 40mila euro in contanti. Ad esempio cinque giorni dopo Udinese-Bari, il 14 maggio del 2010, Giacobbe ha versato 6.200 euro in contanti sul suo conto. Stesso importo, sempre in contanti, viene versato in un’altra banca lo stesso giorno dal suo ‘sociò Carella. Giacobbe versa anche 9.230 euro, sempre in contanti, il 19 aprile del 2011, due giorni dopo Cesena-Bari e 17.150 euro il 30 maggio, otto giorni dopo Bologna-Bari. Questo per quanto riguarda i Masiello boy’s mentre per l’ex difensore gli accertamenti sono in corso. Ma c’è un’intercettazione che sembra anticipare di due mesi le ammissioni che Masiello ha fatto oggi ai magistrati. È del 7 febbraio scorso e l’autore è Marco Esposito, ex giocatore della squadra biancorossa indagato a Bari. Dice al telefono alla fidanzata: i giocatori del Bari «sono già inguaiati, nella testa sono già inguaiati… ma è giusto così…bastardi».

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