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Indipendenza: i veneti devono votare, ma basta ambiguita’. e palle sul tavolo

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di GIANLUCA MARCHI

Referendum-VenetoFacciamo il punto della situazione indipendentista. La Scozia è ormai alle spalle: lì le cose non sono andate come noi ci auguravamo, ma bisogna sempre cercare di ricavare l’utile anche dalle battaglie perse e l’utile massimo del caso scozzese è stato che un popolo europeo ha potuto votare per decidere del proprio futuro, in base all’insopprimibile diritto di esercitare il “diritto all’autodeterminazione”. Il ragionamento è semplice: se hanno potuto votare gli scozzesi, non si capisce perché non possa fare altrettanto qualunque popolo e/o comunità territoriale intenzionata a cambiare il proprio status rispetto allo stato nazionale di cui fa parte. E ciò indipendentemente da qualsiasi “architettura legale e giuridica” che tende a scontrarsi con tale diritto di voto.

Per proprietà transitiva ora devono votare i catalani. Il loro Parlamento, con una grandissima maggioranza, ha approvato la copertura legale per la consultazione sull’indipendenza convocata il prossimo 9 novembre. Formalmente quel voto non viene chiamato referendum perché la costituzione spagnola prevede che il voto con potere vincolante a una comunità autonoma possa essere concesso solo dal governo centrale. In altri termini la consultazione sovranista del 9-N è equiparabile a un referendum consultivo, ma Madrid è decisa a impedire anche questa chiamata alle urne perché ha una fottuta paura del travolgente peso politico che avrebbe un SI all’indipendenza pronunciato dalla maggioranza dei catalani. Da qui alla scadenza del voto si consumerà un pesante braccio di ferro fra Barcellona e Madrid e se il referendum dovesse saltare, ERC, il partito indipendentista di sinistra farà cadere il governo catalano di minoranza guidato da Artur Mas. Si andrebbe così a elezioni anticipate e se nel nuovo Parlamento Catalano prevarranno le forze “sinceramente indipendentiste” (CiU, il partito di Mas, è a rischio spaccatura fra indipendentisti e autonomisti), la Catalogna a quel punto procederà con una dichiarazione unilaterale di indipendenza. Dopo di che la partita diventerà difficile da prevedere. Se invece Madrid mollerà prima del 9 novembre e dalla consultazione uscirà vincente il SI all’indipendenza, allora non resterà che un negoziato fra le due parti.

Il caso catalano, nella sostanza, non è molto dissimile da quello del Veneto. Il Consiglio regionale di palazzo Ferro Fini a luglio ha approvato la legge (la Legge n. 16) che prevede l’indizione di un referendum consultivo sull’indipendenza della regione. Come largamente previsto il governo di Roma, auspice il ministro per gli Affari regionali, la calabrese Maria Carmela Lanzetta, ha impugnato la legge davanti alla Corte costituzionale. In soldoni la posizione del governo Renzi è questa: i veneti non possono votare perché la Carta vieta qualsiasi tentativo di staccare una parte del Paese. Quindi, niet. Il governatore Luca Zaia e la maggioranza di centrodestra che sostiene la sua Giunta regionale (e che ha votato la legge, pur con qualche defezione) avranno le “palle” per andare avanti lo stesso e consentire ai cittadini veneti di esprimersi sul proprio futuro? Sarebbe auspicabile, ma non appare affatto scontato. La partita si intreccerà inevitabilmente con il voto delle Regionali della prossima primavera e se il percorso di Zaia per tornare a essere governatore passerà, come probabile, da una nuova alleanza con gli esponenti locali di Berlusconi, della Meloni e di Alfano, appare difficile una accelerazione indipendentista come avvenuta invece l’anno scorso alle elezioni catalane.

Molto, va detto, dipenderà dal comportamento della Lega Nord e dal suo più prestigioso esponente veneto, Zaia appunto, oltre che dalla posizione del segretario federale Matteo Salvini. Qui è utile chiarire alcuni aspetti. Che ci piaccia o no – e a molti di noi indipendentisti non piace, lo so bene -, a torto o a ragione la Lega resta il referente del mondo politico/istituzionale e di quello dell’informazione per le tematiche indipendentiste. Se si pretende di ignorare questo dato, non resta che rifugiarsi nel mondo dei sogni, compreso quello secondo cui sarebbe bastato pigiare un tasto del proprio computer per decretare l’indipendenza del Veneto (abbiamo visto come si sta esaurendo quella vicenda). E tutto ciò resterà tale e quale fintanto che un altro soggetto indipendentista riuscirà a scalzare il Carroccio: dubito sia una cosa semplice, ma mai dire mai…

Essendo questo lo scenario a breve-medio termine, perché i cittadini veneti possano votare e dire che futuro vogliono, bisogna però che la Lega nell’immediato abbandoni alcune sue ambiguità. A cominciare da quella che induce alcuni suoi esponenti di primo piano (vedi Flavio Tosi) a derubricare il referendum, ancorché consultivo, a poco più di un sondaggio destinato a non modificare l’Italia “perché la Costituzione non lo consente”, per arrivare all’insistenza di altri (vedi il governatore lombardo Roberto Maroni) sull’autonomia, un modo per confondere la gente e per addormentare il dibattito. A meno che tali ambiguità siano funzionali solo a tenere il centro della scena, senza però la volontà di cambiare veramente nulla, e magari arrivare a ridosso delle prossime Regionali incassando il NO della Corte costituzionale al referendum e potersi così impalcare a unico difensore del diritto all’autodeterminazione, facendo il pieno di voti, ma combinando poco o nulla nella successiva legislatura (come è successo nell’ultimo quarto di secolo). Se così fosse, l’unica chance per il futuro è far crescere con pazienza e umiltà un nuovo movimento indipendentista. Diversamente non resterà che deporre ogni speranza.

 

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2 COMMENTS

  1. caro Renzo, mi scusi se mi permetto, ma dovrebbe cominciare a pensare di fare una scelta. O leghista o indipendentista. Le due cose sono abbastanza antitetiche.

  2. Direttore, sono un sostenitore leghista indipendentista. Tutto quello che posso dirvi è di CONTINUARE A FAR SENTIRE IL FIATO SUL COLLO ALLA DIRIGENZA , soprattutto al governatore del veneto, il quale mi sembra una delle poche figure serie spendibili dal movimento. Leggendo ieri sera degli articoli di INDIPENDENZA VENETA , ho notato pressanti scadenze temporali dal gruppo guidato dall’avvocato Morosin riguardo l’apertura del famoso conto corrente per il finanziamento del referendum.
    Io non so bene cosa diavolo potreste mai fare per dare una mossa ad una dirigenza che passa da una manifestazione indipendentista all’apertura di una sede lega nord roma, ma qualunque azione che li sproni ad abbracciare definitivamente e velocemente il referendum per l’indipendenza del POPOLO VENETO è bene acetta
    saluti Renzo berghem

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