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La lezione catalana ed il veneto in prima fila

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veneto9Ndi LUCA POLO*

Il Veneto ha avuto un posto in prima fila per assistere alla lezione di civiltà e democrazia che la Catalunya ha impartito al mondo intero lo scorso 9 Novembre. La Catalunya ha impartito la sua lezione presentandosi alle urne in modo pacifico, in file ordinate, con i sorrisi sinceri e la soddisfazione palpabile di chi è consapevole di essere parte di un momento storico della propria comunità, ma anche della crescita civile di tutta l’umanità.

La Catalunya il 9 Novembre è salita in cattedra, e dall’alto della propria maturità civile ha spiegato e dimostrato al mondo cos’è e come si esercita la democrazia ed il sacrosanto diritto di ogni donna ed uomo di scegliere ed essere artefice del proprio destino. La Catalunya ha detto no alle imposizioni inique ed ha aperto gli occhi al mondo sul modello democratico che inevitabilmente raggiungerà la nostra civiltà in questo secolo, anche e soprattutto grazie a questo enorme, primo passo.

Il fatiscente stato sovrannazionale dello scorso secolo ha detto no all’esercizio democratico, i Catalani hanno risposto mettendo in campo in poche ore il doppio dei volontari necessari, e dalla società civile sono improvvisamente spuntati dal nulla 6.695 seggi e 2,3 milioni di sereni, ordinati e sorridenti votanti, in barba alla minaccia dei mezzi militari sulle autostrade diretti verso la Catalunya, in barba ai 7000 poliziotti arrivati a Barcellona, in barba persino agli attacchi informatici ai sistemi della Generalitat e delle organizzazioni sociali impegnate attivamente nella consultazione popolare. Questa è stata definitivamente la rivoluzione del sorriso, quello vero, sincero. Non certo quello di plastica stampato che ci è toccato di vedere dopo..

Siamo partiti non senza qualche preoccupazione, ma con la determinazione di chi sa che la coerenza verso la difesa dei valori di libertà che ci vantiamo di divulgare, richiede anche la determinazione ad assumersi certe responsabilità davanti al destino, agli uomini ed alla propria coscienza.

Cinquanta volontari hanno risposto all’appello lanciato da Free Veneto qualche mese fa attraverso un evento sui social. Molti di questi sono stati accreditati come osservatori internazionali dal network ICEC che ha ricevuto tale delega dal coordinatore della Generalitat per il referendum.

Hanno risposto all’appello liberi cittadini, rappresentati di movimenti politici, rappresentanti di istituzioni pubbliche e movimenti sociali. Dall’ex ministro al Portavoce di Noi Veneto Indipendente, dal Consigliere Regionale al Presidente di Raixe Venete, dal Portavoce de Il Veneto Decida all’ex Assessore Regionale. Ed hanno risposto l’avvocato e l’insegnante, il pompiere, l’operaio, lo studente, l’imprenditore. Ha risposto la società civile veneta, tutta. Trasversalmente senza simboli ed appartenenze, a rappresentare tutti con eguale dignità e responsabilità un Popolo intero.

Con la consapevolezza del peso della responsabilità e della fiducia che ci veniva accordata, con la consapevolezza di rappresentare un Popolo a garanzia ed a difesa del diritto di un altro Popolo all’esercizio della propria volontà di autodeterminazione, siamo andati a testimoniare la trasparenza della consultazione popolare ed a dissuadere con la nostra presenza malsane idee di fermare l’esercizio pacifico della democrazia. Lo abbiamo fatto per dovere civile di Popolo verso un altro Popolo, lo abbiamo fatto insieme a tanti altri Popoli. Abbiamo portato l’aiuto concreto, fisico, tangibile ed abbiamo messo i nostri corpi a difesa di quelle urne.

E’ qualcosa che resterà per sempre nei cuori di chi c’era, negli occhi commossi di giovani ed anziani che pazientemente ed ordinatamente aspettavano il loro momento per depositare nell’urna il grido di libertà e dignità soffocato di un Popolo, nella spontaneità di chi leggendo sui nostri badge “osservatore internazionale” usciva dalla fila per abbracciarci e ringraziarci con gli occhi lucidi (..ricambiati) di essere lì. Resterà nella voce interrotta dalla commozione vera ed incontrollabile di un ex Ministro mentre un giornalista gli chiede quali emozioni stia provando

…Poi, all’improvviso, la tristezza infinita di un cappellino giallo che fa capolino mentre davanti al palazzo della Generalitat si scatta la foto ufficiale degli osservatori internazionali.

Il leader di un movimento veneto, un movimento di cui nessun membro ha ritenuto che fosse doveroso partecipare alla Delegazione Veneta di osservatori internazionali, senza essere accreditato, senza aver apportato in nessun modo il suo contributo, si insinua furtivamente da dietro il gruppo e si infila esattamente al centro tra la coordinatrice degli osservatori Anna Arquè ed il delegato del Quebec con un sorriso stampato stile paralisi ed il suo cappellino giallo “da vendere” ai media.

Cento osservatori internazionali giunti da mezzo mondo osservano allibiti la penosa scena.

Ecco come la più bella giornata della vita di molte delle persone che hanno vissuto con impegno e responsabilità questo evento epocale si è trasformata in una tristezza infinita.

Da tempo sono impegnato per l’unità ed il coordinamento internazionale dei movimenti che difendono il diritto di autodeterminazione, da tempo auspico l’unità dei movimenti veneti che tale fine perseguono.

Il 9 Novembre abbiamo però finalmente imparato la lezione catalana: l’unità si può raggiungere tra chi condivide lo stesso obiettivo, ma anche e soprattutto gli stessi valori morali.

Un grazie sentito a chi ha lasciato a casa la propria casacca per fare ciò che andava fatto, indossando quella azzurra di una delegazione trasversale che è il seme, è una certezza, della vera unità dei Veneti di buonsenso e di buona volontà.

*Presidente Free Veneto – Portavoce ICEC per il Veneto.

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1 COMMENT

  1. Quella catalana è stata una lezione di ordine, disciplina e buona organizzazione. Sarà una lezione di indipendentismo se e quando raggiungeranno il loro obiettivo. E solo allora vedremo se ciò che hanno da spiegarci è come si fa o come non si deve fare.

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