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Livellare tutti verso la povertà senza salvare il pianeta

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di MATTEO CORSINI

La recente affermazione di Geert Wilders a discapito (anche) di Frans Timmermans alle elezioni politiche olandesi ha allarmato ambientalisti talebani e sinistrorsi (profili che spesso coincidono nello stesso individuo) di ogni dove, in quanto pericolo per la lotta al cambiamento climatico e per la democrazia. In effetti i provvedimenti voluti dagli ambientalisti talebani hanno l’effetto, non di rado, di rendere economicamente inaccessibili molti beni e servizi alle fasce di popolazione meno abbiente, il che genera malcontento tra costoro, che poi votano per chi non è ambientalista talebano.
E allora chi di mestiere scrive su queste materie invocando la cessazione di utilizzo di fonti fossili domani mattina (con buona pace, oltre tutto, della realizzabilità di tali iniziative) arriva a suggerire di affrontare il problema con una ricetta non proprio innovativa, ma che va sempre bene: (tar)tassare i ricchi.
Su Bloomberg Opinion, Lara Williams suggerisce di seguire la proposta dell’economista (ma sarebbe meglio definirlo e-comunista) Thomas Piketty, secondo il quale “le attività oltre un certo limite di emissioni – come voli frequenti per vacanze, case o automobili di lusso – dovrebbero essere soggette ad aliquote maggiori” di una ipotetica specifica tassa. Oltre ovviamente ad aumentare la tassazione sulle società petrolifere.
Secondo Williamsprendere da chi inquina per dare ai poveri aiuterebbe ad accelerare l’azione per il clima, migliorando un numero innumerevoli vite e creando un mondo più equo e sicuro. A me sembra un gioco da ragazzi“. Come no: sembra sempre un gioco da ragazzi, soprattutto se non si ha alcuna preoccupazione per il diritto di proprietà. Tuttavia, tartassare i ricchi (ammesso che poi tsali tasse generino davvero gettito e non siano aggirate) e le compagnie petrolifere sembra una soluzione se si cade nella fallacia di dare per fisse tutte le altre condizioni.
Ma rendere più costosi i prodotti petroliferi (quello sarebbe uno degli effetit della tassazione supposta) non equivale a rendere più accessibili i prodotti “green”, se non in termini relativi. Ma non è con i termini relativi che i meno abbienti pagano il conto.
In estrema sintesi, dovrebbe essere un gioco da ragazzi, al giorno d’oggi, capire che con il randello fiscale usato a fini fortemente redistributivi non si risolvono i problemi, ma se ne creano di altri. Livellando tutti verso la povertà senza salvare il pianeta.

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